MASADA
n° 1468 2-52013. CNV - LA COMUNICAZIONE NON VERBALE - LEZIONE 2
Prof.
Viviana Vivarelli
Il modo
con cui si ride – L’importanza della voce – Analisi della VNV in Berlusconi e
Bossi – Hitler e Mussolini – Costanzo e Vespa – La psicologia delle folle di
Gustave Le Bon – L’iterazione - La politica come marketing – Linee rotonde e
linee aguzze- Walt Disney – Risposte programmate – Regole sullo spazio
- Come ci si siede -
Il
modo con cui si ride
Studiate
il vostro sorriso allo specchio. Prima sorridere ad occhi chiusi. Poi apriteli e
guardate l’effetto che e fa e se sarebbe meglio fare delle
variazioni.
Oppure
fatevi riprendere col telefonino o una digitale e osservatevi, perché, quando ci
si guarda allo specchio regoliamo immediatamente la mimica facciale, e invece
dovremmo vederci come ci vedono gli altri.
Provate
a sorridere, a ridere con leggerezza e a ridere a gola spiegata.
Berlusconi ride sempre ma ha un sorriso fisso,
impostato. Anche Craxi rideva sempre ma con troppi denti, aveva un sorriso da
dominatore ma che faceva un poco squalo. La Malfa, che non rideva mai, era
antipatico a tutti. D'Alema non sa ridere e nemmeno sorridere, ghigna con un
risolino stretto tutto di labbra. E non sa ridere nemmeno Sgarbi che fa dei
sorrisini lunghi e stretti beffardi o va immediatamente in sclero.
Quando
qualcuno vi sorride, per prima cosa guardate se anche i suoi occhi sorridono. Se
c’è dissintonia tra bocca e sguardi o gli occhi sono troppo stretti, c’è
falsità.
Quando
qualcuno esce in una risata piena, ascoltate su che nota si pone Facciamo la
prova tutti insieme e vediamo in che vocale ridiamo.
Tra
l’altro ridere fa bene e dovrebbe essere un esercizio quotidiano; anche se
cominciate a ridere senza motivo, il riso alimenta se stesso, e imparare a
ridere di più migliora ogni stato d’animo. Ridere e sorridere non solo
migliorano il mondo ma migliorano noi stessi. In genere nella mimica
facciale noi usiamo 36
muscoli, ma nella risata ne sono coinvolti 12: quelli che sollevano i lati della
bocca, il labbro superiore, gli occhi, le mandibole, gli zigomi.. Il riso è in
parte istintivo, ride anche un neonato, in parte è culturale. Ricordiamo che
nelle diverse parti del mondo si ride in modo diverso. I vari popoli usano dei
codici particolari per esprimersi con la mimica facciale o gestuale. Ci sono poi
modi di ridere talmente personali che sono un po’ come le impronte digitali,
permettono il riconoscimento di una persona anche se si cambia i connotati,
perché dipendono dalla struttura ossea del volto.
In
A ridono le persone estroverse e
ottimiste, aperte e solari.
In
O le persone un po’ grossolane ma
amichevoli, che stanno bene attorno a una tavola imbandita con tanti amici (ride
in O anche Babbo Natale).
In
I i timidi e i bambini.
In
E i beffardi, i furbi, i troppo
razionali, i pungenti, i sarcastici, gli aggressivi repressi; in E non si ride,
si sogghigna
In
U persone strane e originali, un po’
gravi e all’antica, conservatrici, che si sentono in imbarazzo e non ridono
spesso
Berlusconi all'inizio rideva a tutta dentatura come
Craxi e ad alcuni questo dava sui nervi, perché nel mondo animale mostrare
tutti i denti equivale a un ringhio, cioè a un segno aggressivo; se un cane vi
mostra i denti sta per mordervi. Quand’era presidente del consiglio,
Berlusconi andava a convegni europei ed era allucinante, perché camminava tra
uomini politici che erano per lo più seri o tranquilli (in Europa si ride poco)
o parlavano tra di loro, lui non parlava con nessuno, e camminava sempre con la
testa voltata verso le telecamere con tutti i denti di fuori in questo sorriso
fisso e impostato ed era grottesco già ai teleutenti, figuriamoci ai
presenti. Ora ha imparata a ridere meglio e a sorridere, ma la sua
smorfia fissa è un mezzo sorriso che gli solleva mezza bocca e gli fa alzare
un sopracciglio. Provate voi a fare la stessa smorfia e ditemi cosa vi
rappresenta, viene una facies alla Jack Nicholson, ambigua, falsificata..
Sentite ironia, atteggiamento beffardo, superiorità, furbizia, finzione ecc.
Allo
stesso modo ride il politologo Sartori.
Berlusconi ha un autocontrollo quasi perfetto sulla
propria immagine, trucco, viso, espressioni, abiti, slogan, posizione.
Il
filmato che mostrava Berlusconi al G8 di Nizza del 2011 era terribile. Ormai la
sua immagine internazionale era a pezzi e stata per essere sfiduciato anche in
Italia. Il mondo della finanza internazionale voleva le sue dimissioni ed era
intenzionato a far fallire le sue azioni se non si fosse dimesso. Così al G8 i
partecipanti lo accolsero in modo gelido e si vide questa scena allucinante,
prettamente gestuale, con vari capi di Stato che si salutavano, si sorridevano
fra loro, si stringevano la mano con naturalezza e cordialità, mentre il povero
Berlusconi veniva totalmente ignorato da tutti come fosse invisibile e, mentre
partiva con la mano tesa per stringere la mano di qualcuno, quel qualcuno
deviava e andava in un’altra direzione lasciandolo con la mano per aria. Ecco,
prim’ancora che si dimettesse, questo semplice balletto fisico dimostrava tutta
la situazione.
Guardate
il famoso video di Sarcozy e della Merkel in cui abbiamo una breve mimica di
derisione che vale più di mille parole e che ha fatto il giro del mondo facendo
infuriare Berlusconi.
Quando
Berlusconi va in televisione chiede di essere visto dalla parte destra
che è la sua parte vincente, può essere fotografato solo su un lato del viso (la
sua parte migliore, perché ha un viso asimmetrico), mai di dietro, mai
dall’alto, meglio se di faccia, mai di profilo, possibilmente mai a figura
intera. Potete provare anche voi a fotografarvi, magari col telefonino,
mostrando i tre quarti a destra del viso o a sinistra, per vedere qual è la
vostra parte migliore.
Berlusconi si veste come uno che va a sposarsi, ha
sarti perfetti, un vestito deve costargli quanto una motocicletta, e dà
un'impressione di opulenza, di forza economica, capacità, efficienza e
sicurezza. Ha tutta la precisione del suo segno zodiacale che è la Bilancia e
potrebbe avere un ascendente Vergine o Gemelli che accentua il suo bisogno di
essere impeccabile, di curare tutti i particolari, di avere successo.
Anche il
modo di parlare è fondamentale, più del contenuto dei discorsi, noi siamo
influenzati dai modi del linguaggio, dal tono, dalle inflessioni, dalle pause,
dalla sicurezza, più che dai contenuti. Ci sono voci a cui siamo intolleranti
indipendentemente da quello che dicono e ci sono voci a telefono che ci fanno
sognare. La voce è uno strumento potente che pesca nell’inconscio ed è
potentemente evocativa. Io ho la voce di una bambina frettolosa e
nervosa.
Uno che
sappia usare una voce dolce e suadente può dire cose terribili e
non offendere, mentre chi parla con malgarbo sbagliando tempi e modi può
offendere anche se sta dicendo delle verità buone, risulta urtante, aggressivo.
Berlusconi è un grande attore, un grande
comunicatore, Vendola ha detto di lui : “Berlusconi è un premier che vive in
erezione sulla scena pubblica”.
Berlusconi hai modi suoi tipici che ripete
molto spesso e che lo individuano, per es. dice: “se mi (si)
consente, se mi è consentito, mi consentirete,
e anche mi (si) permetta.. poi carineria(«ho voluto compiere un
atto di carineria», carinamente, molto
carinamente.. ecc. Si vede che recita ma è, come dire, una recita
sincera, nel senso che sembra credere lui stesso alle cose che dice. Ti insegna
che se vuoi convincere qualcuno, non devi essere esitante e confuso, ma dare
l’idea di essere perfettamente convinto di quello che dici, anche se
menti, devi entrare nella parte. Allo stesso modo chi ha una bassa stima di
sé, non si farà stimare dagli altri. Per vendersi bene, occorre stimarsi
molto. L’uomo vende se stesso come qualunque altro prodotto e chi vende qualcosa
non la disistima, non la sminuisce, non la disprezza, la valorizza. Non è
questione di essere modesti o no, è questione di saper convincere.
Berlusconi non trasmette ideologie o concetti o
pensieri, trasmette immagini.
Il suo
motto è: "L’elettore è come un cliente. Il pubblico è un
bambino di undici anni, nemmeno tanto intelligente". Altre volte ha
paragonati gli elettori italiani a bambini di terza elementare. E’ la stessa
idea che aveva Barnum, l‘inventore del circo. Una volta un giornalista
gli chiese cosa fosse il successo. Barnum lo portò alla finestra del proprio
studio e gli chiese: "Quante persone ci sono in questa piazza, un centinaio?
Quante sono le persone intelligenti?
Sette…otto? Bene, io lavoro per le altre 92".
Berlusconi ha una voce modulata con grande senso
del ritmo e un'ottima dizione (anche se si sente che è lombardo, ha le e
chiuse e toniche e dice la esse in un modo sibilante), scandisce bene le parole
ma senza aggressività, le stacca premeditatamente con piccole pause, non troppo
lunghe perché darebbero l'idea dell'esitazione, ma senza precipizio che darebbe
l'idea della impulsività, ha un ottimo controllo emozionale, è un grande attore.
Per migliorare la vostra voce ed essere più convincenti, avete solo un sistema:
registrarvi mentre dite o leggete qualcosa, poi riascoltatevi in modo critico, e
notate gli errori di dizione, di pausa, di inflessione ecc. Allo stesso modo uno
studente deve recitare ad alta voce le lezioni. Così, se dovete fare un discorso
importante a qualcuno, una presentazione, per es., preparatevi ripetendolo
davanti allo specchio.
L’autocontrollo è fondamentale ma tutto si può
imparare. Se vi sentite agitati, tenete nella mano sinistra un piccolo
oggetto, anche una pallina di gomma da stringere o manipolare per scaricare
l’ansia o giocate con un quadratino di carta e arrotolatelo o fingete di
scrivere, basta poco per scaricare l’ansia.
Berlusconi ha un perfetto autocontrollo quando è in
pubblico; pochissime volte è uscito dai gangheri, è un ottimo incassatore,
capace di far sembrare vittoria anche una sconfitta, usa slogan precostituiti
che ripete insistentemente in base alla regola per cui, quando una frase
viene ripetuta molte volte, sembra vera. Gioca spesso alla vittima, cosa che
ha imparato da Craxi. Dà sempre una impressione di volitività, innovazione,
efficienza, capacità dirigenziali, tenacia, cordialità, dominanza delle
situazioni, vittoria. Appare insomma come un vincente. E il partito è
strettamente legato alla sua immagine, tanto che se questa manca dal video per
troppo tempo, il partito decade. Il Pdl non è un partito, è una
persona.
Franco
Cordero ha detto: “Gli sta a pennello l'aggettivo tedesco "folgerichtig", nel
senso subrazionale: ha dei riflessi costanti (finto sorriso, autocompianto,
barzelletta, facies…); non tollera le vie mediate; sceglie d'istinto la più
corta, come il caimano quando punta la preda”.
BOSSI è
tutto un altro programma, pettinatura da demente, canottiera da muratore anni
50, giacche a scacchettini gialli e marroni, t shirt gialline o di un rosso
apoplettico che lo rende ancora più giallo, sempre un po' fuori posto nel
colletto o nella cravatta, con giacchettine alla Benigni. Sembra un poveraccio,
un bamba, come dicono a Milano, e dunque piace proprio per questo, perché
rappresenta il ‘popolano’, il ‘provinciale’, l’uomo che viene dal basso. In
molte parti d’Italia il suo tipo è diffuso, si diversifica dai potenti, sembra
‘uno di noi’, appare uguale agli altri, un megafono più forte, un personaggio
più ruspante, ma autentico. In realtà non c’è nulla di autentico
in Bossi. I suoi slogan vengono da altri, e così i suoi riti, i suoi miti ecc.
Lui non ha inventato nulla. Ha solo recitato una parte.
Mentre
Berlusconi sembra un commenda, uno che si è fatto da sé, l'uomo che è arrivato
al potere per forza propria, un aziendalista, non un figlio di papà, mentre
Umberto Agnelli era un blasé, un ricco di nascita, e Dini un uomo della jet
society, del mondo internazionale, Bossi è il poveraccio, uno di noialtri. Poi
ha una voce rauca, cavernosa e sgraziata, un fisico che non aiuta, ma il tutto
dà anche l'idea di genuinità, franchezza, ribellismo, è un Ciceruacchio, un
popolano piazzaiolo, che ripete continuamente slogan molto machi, forti, spesso
irripetibili, fa gesti osceni, che piacciono molto a un certo pubblico, è l'uomo
da osteria che contrasta il potere perchè sembra non avere la corruzione del
potere, dunque non deve essere vestito come un uomo di potere. Permette facili
identificazioni in chi veste come lui, ha lo stesso eloquio e la stessa rabbia,
la stessa fame. Bossi si presenta come povero, magro e macho, con un machismo da
classe povera, è aggressivo, ruspante, grezzo; le sue battute sono rozze, spesso
impreviste (ma anche lui non se le fa da sé, ha uno che gli scrive tutti i
testi.
Tutti
hanno persone che gli preparano le risposte, i testi dei discorsi, gli slogan.
Berlusconi se li fa fare da Ferrara, Kennedy aveva Kissinger. Bossi aveva un
ometto anziano, un ottuagenario di ferro, Luigi Rossi, deputato della LEGA
dal 1992, morto nel 97 a 87 anni. Votava anche al posto di Bossi a cui sedeva
accanto in Parlamento tanto che fu accusato di truffa.
Alcuni
giornalisti tra cui Travaglio hanno scritto su Bossi un libro intitolato
“L’illusionista”. Come Berlusconi anche Bossi è un bugiardo naturale. Ha sempre
mentito nella sua vita, alla famiglia, alla moglie, agli elettori.. ma lo ha
sempre fatto in modo ruspante, vigoroso, convinto.
La
presentazione del libro dice: “Umberto Bossi ha scalato Roma e poi
l'Italia intera nominandosi guerriero del Nord, narratore di una rivoluzione
sempre imminente e ha inventato una nuova lingua politica fatta di punti
esclamativi, invettive, insulti, semplificazioni di massima efficacia compresa
la pernacchia, il gestaccio. Ha inventato un territorio da difendere e uno da
sconfiggere, il primo immaginario, la Padania, il secondo tanto vero da
coincidere con lo Stato unitario. Si è attribuito la protezione di un dio che
scorre nel Grande Fiume e nell'Ampolla. La nemesi ha voluto vendicarsi di
Umberto Bossi nel modo più crudele, allestendo la sua sconfitta dentro a una
corona di dettagli tipici del potere che si disfa e disfacendosi marcisce.
Vent'anni dopo, e probabilmente senza mai accorgersene, anche lui precipita
dentro quella stessa ripugnanza. L'epopea degli esordi, la marcia trionfale
della sua seconda vita finiscono per trasformarsi, dopo la tragedia, in una
malinconica "pochade" di angusta provincia.”
Entrambi, Bossi e Berlusconi, hanno una gestualità e
un lessico che dà loro una precisa connotazione, per cui è facile imitarli in
una macchietta.
Marco Belpoliti, nel suo libro “La canottiera di
Bossi”, scrive: “Il gesto
dell’ombrello con il braccio che rotea, il dito medio mostrato con orgoglio, le
mortificanti esternazioni riguardanti una presunta quanto inesauribile potenza
sessuale, l’abbigliamento trasandato o comunque popolare, la voce roca che
s’impone magnetica su una folla adorante, il microfono tenuto attaccato alla
bocca, come i cantanti pop. Lo stile comunicativo di Umberto Bossi ha
rappresentato negli ultimi venticinque anni un fenomeno completamente inedito,
nostro malgrado significativo dei mutamenti in atto nella società
italiana.”
“…
emerge il “vitellone” di Fellini, il cantante rock e non solo capo di partito,
il predicatore scomposto piuttosto….un ragazzotto di paese che arriva in
Parlamento e incarna quello che Sciascia chiamava “l’eterno fascismo italiano”,
acquattato nel grembo stesso della provincia, al Nord come al Sud, e di cui la
nostra cultura è impregnata. “
“La voce
di Umberto Boss è cavernosa, profonda, strascicata; rauca. Una voce che esprime
una sorta di animalità e fa vibrare negli ascoltatori corde segrete; suscita
reazioni emotive, in quanto tocca tasti che appartengono all’aspetto
ancestrale, non razionale, di chi ascolta; profonda, ma anche ruvida; che agita
e contiene evidenti tratti isterici, e insieme anche il contrario. Lynda
Dematteo, un’antropologa che ha condotto un lavoro sul campo tra i leghisti, ha
notato che durante i comizi la folla vibra in sintonia con la voce del leader:
“Il fascino che esercita va oltre le parole, passa per il timbro di voce e la
cadenza”. Il Capo dà voce alla loro collera segreta.
Fatte le
dovute differenze, possiamo pensare al tono di voce e alle vibrazioni che
produceva, in coloro che ascoltavano nei comizi e alla radio, la fonia
di Hitler, così diversa dalla voce calda e dall’eloquio
tradizionale, risorgimentale, di Mussolini, fondato invece – ecco la novità –
sui movimenti del corpo e sulle pause, l’enfasi del fiato, le parole scandite e
le sottolineature. Jung ha sostenuto che la voce nel capo della Germania altro
non era che l’inconscio del popolo tedesco, l’altoparlante che amplifica “gli
inudibili bisbigli dell’anima tedesca, fino a renderli percettibili
all’orecchio stesso dei Tedeschi”.
Lynda
Dematteo fa un paragone illuminante; partendo dal fatto che i discorsi di Bossi
sono così difficili da seguire sul piano delle argomentazioni razionali,
ipotizza che il suo modo di procedere evochi la glossolalia di alcuni malati di
mente “che costruiscono un idioma personale sulla base di neologismi
organizzati secondo una sintassi rudimentale”. Fatto che spiegherebbe come mai
il suo discorrere, le sue invenzioni verbali, e lo stesso tono di voce
producano un effetto tanto incantatorio sul pubblico: parla un linguaggio che
esorbita dalla sfera razionale andando a toccare corde segrete, quello che
Jung definisce l’inconscio collettivo di un’intera popolazione in un momento
particolare della sua storia. Il che ovviamente è del tutto disgiunto dal
contenuto del messaggio, dalla follia delle proposte razziste e megalomani,
com’è accaduto nel caso di Hitler, che ha prodotto l’eccidio immane del suo
stesso popolo, o le idee di separatismo e di frantumazione dell’Italia, oltre
alla xenofobia, che sono il contenuto più evidente dell’eloquio di Umberto
Bossi.
La voce
di Bossi sembra perfetta per l’amplificazione elettrica del microfono, che fa
vibrare in modo più sensibile nelle orecchie degli ascoltatori aspetti che
senza questo mezzo non si coglierebbero, poiché il fondo rauco della voce tende
a rendere cavernosa e non intellegibile l’aggressività che vi si cela, mentre il
microfono e le casse di amplificazione la moltiplicano rendendola, nello
spazio del comizio, totalizzante.
Prima
dell’introduzione dell’amplificazione elettrica occorreva una voce potente e
una dizione chiara per chi voleva parlare in piazza davanti alle folle. Questo
condizionava il ritmo del parlato, le pause, poiché le parole venivano trasmesse
dal pubblico stesso dalle prime file verso le ultime, data l’ampiezza dei
luoghi e delle folle di ascoltatori.
Bossi è
figlio dell’amplificazione, ma più di altri, grazie al particolare tono, al
timbro e alla qualità roca della sua voce.
Somiglia
più a un cantante, che usa il microfono avvicinandoselo molto, entrandoci quasi
in rapporto fisico, stando tuttavia attento alla modulazione della voce, allo
scopo di ottenere l’effetto desiderato, ossia il forte riverbero, se non
proprio virulento, sui fan che stazionano sotto il palco. Un inglese, studioso
della voce e in particolare del fenomeno del ventriloquio.
Steven
Connor dice: “una voce non è una condizione, e neppure un attributo, ma un
evento”; nell’atto del parlare vive una sorta di atto corporeo del mondo, per
cui “la parola è un gesto”.
Questo libro su Bossi viene dopo uno su Berlusconi
intitolato”Il corpo del capo”, a indicare quando la fisicità e la gestualità
plateale di Berlusconi siano legate al suo successo.
Berlusconi e Bossi vengono dopo una serie di politici
seriosi, si pensi a Berlinguer, Forlani, Moro, La Malfa… rompendo nettamente col
loro stile compassato e sobrio, autorevole… e resuscita il culto del corpo,
tipico dello stile di Mussolini, involgarendolo e associandolo a un linguaggio
elementare, dove la forza non sta nei concetti ma nella recitazione, del tono.
Berlusconi parla per slogan, allo stesso modo con cui un venditore usa la
pubblicità. I suoi slogan sono potenti, secchi e coloriti come se volesse
parlare direttamente al popolo senza mediazioni, interpretandone gli umori più
bassi e ponendosi nell’ambito della bassa comunicazione virile di un bar dello
sport.
Quando Berlusconi manda prima delle elezioni il
suo album di foto con la sua storia a tutte le famiglie italiane, non manda
un programma, propone un modello in cui appare come un uomo che, grazie alla sua
tenacia e bravura, diventa un imprenditore, si fa una bellissima famiglia, con
bellissimi figli, raggiunge il successo, come in una favola.
Belpoliti esamina con cura le foto, le pose, i gesti,
gli sguardi, i sorrisi, e i significati inconsci che essi trasmettono. A parte
Mussolini, nessuno aveva venduto se stesso e la propria storia come un messaggio
politico. Lo fanno gli attori, le star della musica, ma non i politici. Invece
Berlusconi vende la propria favola, oltretutto abbondantemente inventata. Lo
scopo è do far scattare l’imitazione per desiderio. Ma questo lo fanno i
personaggi dello spettacolo che vogliono avere dei fan, che si
immedesimano in loro e che sono in genere rimasti degli adolescenti in
cerca di modelli di riferimento. Insomma le foto con cui Berlusconi vende se
stesso non trasmettono una ideologia, non convincono su un programma, ma si
propongono come feticci di un personaggio da adorare. Con questo album,
Berlusconi si offre al popolo italiano come un prodotto commerciale molto
desiderabile da comprare. “Sorridente, atletico, pieno di capelli, posto
in luoghi bellissimi, con messaggi ammiccanti e seducenti, lanciati a uomini
donne, da uno che vuole piacere. Insegna che la prima regola per piacere è
“voler piacere”, regola che vale per ogni forma di seduzione, mercantile come
erotica come politica. E Berlusconi fa questo anche se è un uomo e se questo
processo di seduzione è tipico della natura femminile. E’ per questo che il
corpo di Berlusconi è così importante, ma ovviamente per non cadere nel
femminilismo, Berlusconi deve continuamente rimarcare la sua natura di macho
conquistatore. A tal fine ritocca le foto, quando addirittura non usa per la
propaganda foto di quando era giovane o ritocca se stesso alla ricerca di un
vigore sessuale e di una giovinezza perpetua, come Dorian Gray, che non può
permettersi di invecchiare mai.
Guy Debord, nel suo saggio dedicato a ‘La
società dello spettacolo’ scriveva che oggi l'idea della morte è bandita
e intendiamo per immortalità “la possibilità di riprodurre all'infinito
l'immagine ideale che abbiamo di noi stessi”. Questo Berlusconi lo ha
fatto.
Berlusconi è un raccontatore di barzellette, è un
animatore da crociera.
D'Alema
è uno stratega da tavolino.
Bossi un
provocatore di piazze.
Ognuno
ha il suo stile e viene scelto per il suo stile prima che per le sue idee,
perché lo stile è un messaggio che trova il suo pubblico. Mc Lohan diceva "Il
medium è il messaggio" cioè il mezzo che usiamo è di per sé un
significato.
Berlusconi è un esempio forte di arte della vendita,
ovvero di marketing applicato alla politica, marketing del potere. Si laurea in
giurisprudenza a Milano con una tesi non sul diritto ma sulla
pubblicità, il che mostra la sua abilità quasi vocazionale, qualcuno gli dà per
questa tesi una borsa di studio del valore di dieci milioni di adesso, il che
suona come 100 milioni ora, solo che non esistono borse di studio di tale
ammontare, il che mostra che qualcuno aveva già messo gli occhi su di lui per
sfruttare le sue abilità potenziali. Esordisce come animatore turistico sulle
navi da crociera Andrea Costa, riceve dunque subito un primo corso di
addestramento come tutti gli animatori, per imparare a essere cordiale,
simpatico, disponibile. Canta e racconta barzellette. E' un attore di
intrattenimento. Saper raccontare barzellette è una cosa non da poco, indica
senso del ritmo, abilità nel giocare le emozioni di superficie, seduzione
verbale. Raccontare barzellette è un'arte difficilissima che alcuni non
riusciranno mai a imparare, richiede una predisposizione particolare, molta
memoria, il gusto di saper calibrare una battuta, senso dei tempi, dei ritmi,
dei suoni. E' un seduttore verbale. Berlusconi sa anche cantare, il che non è
male. Imparare a cantare non solo migliora il fiato e imposta la voce, ma abitua
al senso del ritmo, rende più seducenti, fa imparare il valore della pause, dei
tempi.
Ci sono
molte affinità tra la battuta finale di una barzelletta e uno spot
pubblicitario, il messaggio è rapidissimo, con interventi brevi, si gioca su una
duplicità di senso, raggiunge il massimo dell'effetto in tempi rapidi, coinvolge
più aspetti della personalità, smonta le difese e attenua l'aggressività, si fa
ricordare. L'animatore turistico, come il venditore, l'attore, il
rappresentante, ricevono un addestramento adeguato che sviluppa una loro
predisposizione a smantellare le difese dell'altro e a disarmarlo e a sedurlo,
suscitando benevolenza, simpatia e disponibilità. Ciò che essi offrono non deve
essere valido o reale ma accettabile per l’immaginazione, deve non convincere ma
sedurre. Ogni persona ha innumerevoli barriere e difese con cui si corazza, ma
il buon venditore o il buon animatore sono in grado di raggirarle morbidamente,
rendendo l'altro indifeso o addirittura entusiasta. Se fai ridere il tuo
interlocutore, hai mezzo vinto, perché chi ride fa crollare le sue difese, si
apre di colpo, resta senza schermo.
Se non
fosse diventato un grosso operatore finanziario, Berlusconi avrebbe sfondato in
televisione e avrebbe superato Pippo Baudo perché è un sensitivo
televisivo, nessuno come lui ha saputo sfruttare al meglio
questo mezzo di comunicazione. Berlusconi non sa scrivere, i discorsi glieli
prepara Ferrara, non può essere un opinionista, un ideologo, non è nemmeno in
grado di costruire programmi o ideologie, le ideologie gli vengono dalla P2 e i
programmi e le leggi glieli fanno i suoi avvocati, ma è un forte comunicatore
che sa quando attaccare e quando sedurre e questo è il suo punto di
forza.
Quelli
che votano Bossi gli somigliano, dicono le stesse parolacce, fanno gli stessi
gesti, si vestono allo stesso modo, hanno la stessa visione semplicistica della
politica, vedono le loro idee grezze rappresentate con un vigore aumentato, lo
votano per somiglianza.
Quelli
che votano Berlusconi possono farlo per interesse o perché sono di destra, ma
certo lo riconoscono come se si vedessero in uno specchio. Lo votano per
imitazione. Non lo sentono uguale a loro ma cercano di somigliargli.
Il
problema per un politico che parla a gruppi di elettori diversi è riuscire a
sintetizzare nella propria persona più identità possibili, in modo da
rappresentarli. Ciò finisce col farlo diventare una macchietta, una sintesi di
chiavi di accesso. E il tutto deve sembrare più genuino e semplice possibile. La
semplicità è spesso una chiave vincente, perché elude l'aggressività e l'istinto
di difesa. Parlare in modo troppo complicato è perdente e fa nascere delle
difese, come sempre quando siamo di fronte a cose che non comprendiamo; la
matematica, l’economia...
Una
persona come Maurizio Costanzo deve gran parte del successo
principalmente al modo in cui si pone, semplice, non invasivo, gradevole
(pensate solo al tono della voce), accattivante, capace di graduare effetti e
toni, senza mai avere eccessi di cattivo gusto (il modo di vestire semplice, le
parole comuni…), è un buon direttore di orchestra che fa un lavoro con garbo e
leggerezza. Se lo confrontiamo con altri conduttori televisivi, Luca
Giurato per es., vediamo come sa gestire un gruppo di persone senza cadere
nel caos, senza sfiorare la rissa o il cattivo gusto, senza essere invasivo o
mummificato, cosa non facile.
Vespa sa
fare questo meno bene; la Foschini spesso è messa in minoranza, mentre Lucia
Annunziata risulta antipatica per il suo tono duro e inquisitorio.
Maurizio
Costanzo appare sornione, più simpatico, bonario, con un umorismo fatto di
elementi minimali, molto alla buona, non è presuntuoso, non usa parole
complicate, in genere sta in piedi alla destra di chi intervista (chi sta dalla
parte destra del video è già un vincente), non prevarica, sdrammatizza in modo
sornione, buonista, mette a suo agio le persone, sembra che tutto gli venga
facile, in realtà usa delle tecniche con molta maestria e apparente naturalezza,
con molta abilità e insegnava i suoi trucchi in corsi che costavano un milione
al giorno.
Questi
corsi stanno proliferando, ci sono manager d'azienda, direttori, venditori che
frequentano fine settimana comportamentali, spendendo migliaia di euro ogni
volta, imparando piccoli trucchi, posture, approcci, come si dà la mano, come si
rassicura l'interlocutore, come ci si veste, si occupa lo spazio ecc. Ci sono
grandi aziende che investono milioni per addestrare i loro manager nella
comunicazione non verbale. Insomma, se è vero che il nostro corpo può mandare
segnali non verbali, che sono importantissimi e possono fare di noi dei perdenti
o dei vincenti, è vero anche che questi possono essere usati e controllati. Una
volta la guerra si faceva con armi materiali, ora si usano tecniche molto più
sottili.
Hitler
per es. riuscì a incatenare il 99% dei Tedeschi sfruttando abilmente le
suggestioni emozionali, in particolare i toni della voce, ma anche lui andò a
scuola da maestri di recitazione e ipnotizzatori. Poiché il suo fisico era
piuttosto scarso usò abilmente il fotomontaggio nei manifesti unendo la sua
testa ad altri corpi, come quello di Hanussen, che era il più famoso mago
tedesco e aveva nella postura e nelle mani una grande forza
magnetica.
Hitler
studio con cura le tecniche di manipolazione. Era convinto che il popolo tedesco
fosse stupido e nel suo libro “Mein Kampf” disse che aveva preso come maestri
della propaganda politica i marxisti, mentre “L’uso corretto della propaganda è
rimasto praticamente sconosciuto ai partiti borghesi”. Inviò anche studiosi
presso tribù amazzoniche o in Tibet o in Africa per contattare gli stregoni o
gli sciamani e apprendere tecniche di manipolazione della mente.
Di
queste tecniche, oggi, grazie alla pubblicità sappiamo molto di più, così che la
politica odierna è spesso marketing applicato alla psicologia e alla
manipolazione politica delle masse. Hitler diceva: “Le masse sono stupide”.
Bisogna attrarre la loro attenzione su certi fatti ma non c’è bisogno che siano
veri, basta continuare a ripeterli e lo sembreranno. “Ogni propaganda deve
essere popolare e il suo livello intellettuale deve essere commisurato
all’intelligenza più limitata di coloro che sono fra i destinatari”, scriveva
Hitler. Una propaganda che mira ai più intelligenti è fallimentare. Il
bravo manipolatore non si aspetta che il pubblico sia educato “Se richiedete
intelligenza, da parte del pubblico, se vi aspettate che salgano ad un livello
più alto, sarete delusi. Più modesto è il bagaglio intellettuale di un leader,
più guarderà a aizzare le emozioni delle masse, più esso sarà efficace”.
Il
pubblico è stupido e non pensa. Ma si fida delle proprie emozioni. La propaganda
non deve essere complessa ma massimamente semplice: “La ricettività delle grandi
masse è limitatissima, la loro intelligenza è piccola e la loro capacità di
dimenticare enorme”. Per questo le frasi di propaganda devono essere ripetute
spesso. Ed è meglio se queste frasi sono assurde e se il manipolatore è lui
stesso un estremista che divide la nazione secondo sesso e razza. E deve
accusare gli altri di fare quello che lui fa ogni giorno, così da distrarre
l’opinione pubblica e da focalizzarla in un’altra direzione con una propaganda
semplice e ripetitiva. “La grande massa di una nazione”, scrisse Hitler, “non è
composta da professori di politologia o perfino d’individui capaci di formarsi
un’opinione razionale”. Ciò che la propaganda favorisce non è il pensiero
indipendente ma “l’emozione di massa”. Cioè qualcosa che entra nello
‘spettacolo’. Come disse Darix Togni davanti alla piazza: “Non conta lo stato
del tendone, conta lo spettacolo!”
Si dice
che Hitler sia stato influenzato da uno dei principali uomini di scienza
d’Europa, Gustave Le Bon. Fu Le Bon che scrisse il suo famoso trattato
del 1895 sulla psicologia delle folle. Hitler e Lenin, i dittatori che
hanno fondato la Germania Nazista e la Russia Sovietica, hanno ambedue letto Le
Bon ed hanno applicato le sue intuizioni. Le Bon ha spiegato che l’intelligenza
e l’individualità sono sommerse quando si aderisce a un grande gruppo “le
facoltà superiore sono ottenebrate” e “la personalità cosciente svanisce”. Le
persone che si fondono col un gruppo vedono le cose attraverso il filtro del
gruppo. Diventano “capaci di percepire solo sentimenti semplici ed estremi,
portati all’esasperazione”, regrediscono al livello primitivo dell’orda.
Secondo
Le Bon, una folla è altamente suggestionabile, aspetta di essere ipnotizzata, e
Hitler come Berlusconi hanno usato metodi simili all’ipnotismo. “I sentimenti e
i pensieri di una folla psicologica”, scriveva Le Bon, “sono piegati nella
direzione voluta dall’ipnotizzatore. In questa situazione, la ragione non ha più
nessun potere”.
Hitler
ripeteva che la colpa di tutto era “degli ebrei, degli ebrei, degli ebrei”.
Berlusconi è andato avanti 20 anni accusando
ipotetici “comunisti”.
Nella
propaganda, la stessa assurdità delle dichiarazioni usate aiuta il successo: Le
Bon scriveva: “Non la verità ma l’errore è stato il fattore fondamentale nella
storia delle nazioni, come la ragione per cui il socialismo è così potente,
oggi”.
J Fest: “Sono
già le otto e mezza quando, all’ingresso, si odono grida
di Heil!,
entrano marciando camicie brune, l’orchestra ricomincia a suonare, gli
spettatori levano fragorose ovazioni, e compare Hitler vestito di un
impermeabile bruno, il quale, accompagnato dai suoi fedeli, attraversa il circo
dirigendosi alla tribuna. La gente appare in preda a gioia e a eccitazione e,
sbracciandosi e gridando Heil!, sale in piedi sulle panche, tra un fragoroso
scalpiccio. Quindi, come a teatro, un segnale di tromba. Silenzio
improvviso.
Tra i tonanti
applausi degli spettatori, ecco quindi entrare camicie brune a ranghi serrati,
precedute da due file di tamburini, cui fa seguito la bandiera. I presenti
levano la mano nel saluto fascista a braccio teso, le ovazioni sono assordanti.
Sulla tribuna, anche Hitler ha proteso il braccio nello stesso saluto. La musica
è rimbombante. Compaiono bandiere, sgargianti gagliardetti ornati da una croce
uncinata inscritta in una corona sormontata da un’aquila, evidentemente imitati
dalle insegne degli antichi romani. Sono circa duecento gli uomini che sfilano
in parata, riempiendo la pista e schierandosi sull’attenti, mentre i
portabandiera si dispongono sulla tribuna...
A passo rapido,
Hitler si presenta al proscenio, e comincia a parlare improvvisando, dapprima
lentamente, poi un po’ alla volta le parole si accavallano, e nei passi in cui
il pathos raggiunge il culmine, la voce risulta strozzata, al punto che è
difficile capire quello che dice. Gesticola ampiamente, balza eccitato di qua e
di là, tentando di affascinare il pubblico che lo ascolta avidamente. Quando
viene interrotto dagli applausi, impone il silenzio stendendo, con gesto
teatrale, le mani. Il no che si ode risuonare a più riprese, è destinato a
rafforzare l’effetto melodrammatico, e viene infatti pronunciato e ripetuto con
particolare vigore. “
E’ ovvio
che certe facoltà non si acquisiscono solo con la tecnica, occorrono anche
doti innate, che Hitler aveva e che Berlusconi ha, quello che si chiama
fiutare le masse e che anche certi oratori hanno (ce l’avevo anch’io). per cui
stabiliscono con chi li ascolta un rapporto coinvolgente e istintivo. Il buon
oratore ‘sa’ quando tiene in pugno il suo pubblico.
Hitler
si avvaleva dello stato ipnotico che si ottiene gettando grandi
masse a un livello viscerale, in cui lo spirito critico del cervello superiore
scompare. Berlusconi ha usato ampiamente la suggestione del video televisivo,
dal momento che la televisione predispone già ad uno stato alfa, con
abbassamento delle onde mentali e un aumento delle capacità di assorbire
messaggi senza l’uso della razionalità o del senso critico. Questo avveniva
maggiormente col tubo catodico e meno col video al plasma;le righe del tubo
catodico inducono sonnolenza o addirittura uno stato ipnotico, favorendo
l’assorbimento di messaggi subliminali.
Oggi i
discorsi di Hitler sembrano ridicoli e uno come Mussolini non andrebbe
molto bene, troppo grezzo, troppo militaresco, troppo scandito, troppo retorico
ma nel ‘33 di fronte a un popolo denutrito e fiaccato, la sua robustezza fisica,
il suo ardore, gli slogan, le scansioni del modo di parlare,
costituirono una macchina perfetta di decisionismo, sicurezza, forza,
vittoria. Pensate alla sua mimica, gambe divaricate, stivaloni, vestiti di
orbace, molto nero, teschio e tibie come i pirati, mascella protesa in avanti,
cinturone in cuoio, torace possente, braccia incrociate con vigore e sfida,
trasmetteva un messaggio di machismo, risoluto e vincente, per il misero e
fiaccato popolo italiano era tutta una promessa di resurrezione, grandezza,
vigore, l'immagine di un macho vincente.
E' ovvio
che il messaggio cambia coi tempi, oggi non siamo più contadini o poveri
analfabeti, siamo consumatori di media cultura, abbiamo viaggiato. Berlusconi
una volta si è sbagliato e invece di dire elettori ha detto ‘consumatori’. Ha
fatto diventare la politica un'azione di marketing, vendita di un prodotto
insistendo sulla confezione e sullo slogan, in base a indagini di mercato.
Così noi
ci troviamo a decidere un voto con le stesse modalità con cui scegliamo un
fustino di detersivo. Per arrivare a questa omologazione per cui non
distinguiamo più una merce da un ideale, siamo stati indirizzati a scelte
consumistiche secondo pressanti imprinting pubblicitari e abbiamo finito col
scegliere anche ideali e valori nello stesso modo. Berlusconi parte dalla
pubblicità e arriva alla politica, la pubblicità è già un lavoro politico e la
politica è diventata un mero lavoro pubblicitario, siamo stati educati a
confondere i due prodotti.
Se
addestro un cane a ubbidire agli ordini, posso poi usarlo per guidare un cieco
come per aiutare la polizia, la fase più importante è che impari a dare delle
risposte programmate. Il fenomeno più importante nel mondo dei mass media
è l'addestramento psichico. Anche l'uomo, una volta addestrato a rispondere a
dei segnali sempre allo stesso modo, sarà facilmente manovrabile. In fondo non
esiste nessun Potere che desideri realmente un soggetto pensante. Il potere, di
qualunque colore sia vuole solo facilitarsi il compito e gestire l'uomo
indirizzando le sue scelte.
La
Fininvest cominciò offrendo spazi pubblicitari gratis e abituando le ditte a non
poter fare più a meno della pubblicità, nello stesso tempo ha abituato i
teleutenti a essere impressi dalla pubblicità, a diventare sempre meno reattivi
verso di essa, a non poterne più fare a meno, al punto che al referendum sulla
pubblicità la maggioranza ha deciso di tenersi delle soglie pubblicitarie
superiori a quelle previste dalla CEE anche se questo significava
pagarle nel costo delle merci fino al 40% in più dei prezzi, quindi
inflazionando la moneta. Quando l'assuefazione al comando pubblicitario è
arrivata a un certo livello, la psiche del teleutente si modifica nel senso
della reazione passiva agli stimoli.
Insomma
hanno condizionato i nostri riflessi. Chi guarda molta televisione, in
particolare bambini, casalinghe e pensionati, è addomesticato a reagire in modo
automatico ai messaggi simbolici, ad associare certi colori, certi suoni, certe
frasi a immagini interiori di felicità, benessere, amore, allegria, giovinezza
ecc. Una volta formato questo imprinting, è facile trasferire gli stessi stimoli
al terreno politico o ideologico. Quando ci interrompono il programma con dieci
spot, e alcuni li danno di seguito due volte, e noi invece di scappare, restiamo
là come ebeti, vuol dire che il plagio ormai è compiuto, si ha un danno alle vie
neuronali, viviamo in un mondo più virtuale che reale, e abbassiamo la soglia
critica rendendoci indifesi contro ogni invasione mentale. Siamo così addestrati
a reagire a certi colori, suoni, messaggi da favole, promesse utopiche, che non
abbiamo più alcun senso critico, sbaviamo esattamente come il povero cane di
Pavlov. Ci hanno condizionato un po' alla volta, rimbambendoci con giochetti,
spot e programmi sempre più ricreativi e cretini, così da farci abbassare il
ponte levatoio delle difese, che si sono addormentate, prima sono
passate le ballerine, poi i mercanti, infine i politici. Certi messaggi dunque
sono promotori di asservimento mentale, per questo vengono usati allo stesso
modo da partiti contrapposti, molto bene dal cdx, meno bene dal csx. Noi
siamo indifesi contro questi nuovi invasori che non arrivano sul terreno
dell'ideologia, dei programmi, della coerenza o delle utopie, ma sul terreno del
messaggio subliminale, inconscio, non verbale. Il nemico vince ridendo.
Come
quei latin lover che sono terribili tombeur de femmes, solo perché disarmano le
difese sessuali della donna, giocando sui suoi istinti materni, presentandosi
come cuccioli innocui, cogliendo la sua fiducia. I seduttori di maggior successo
spesso non sono nemmeno belli, sembrano innocui, allentano le difese, la loro
abilità è il loro essere disarmanti. La capacità di seduzione dell'immagine
non ha niente a che fare con la verità o la sincerità, è una dote che si può
anche imparare a freddo, è una tecnica.
LE
LINEE ROTONDE E QUELLE AGUZZE
Certo
l'aspetto è importante. Per esempio Papa Giovanni aveva l'aspetto
del nonno che tutti abbiamo desiderato, un viso tondo, senza una linea
spigolosa, come fosse disegnato da Walt Disney. Quando in una immagine
ci sono tutte linee tonde da fumetto, scatta in noi il processo
endocrinologico, ormonale, del riconoscimento del cucciolo e si abbassano le
difese.
I
personaggi di Walt Disney sono tutti cuccioli, disegnati con linee tondeggiate,
lo stesso i personaggi di Linus che anzi sembrano disegnati da un bambino
piccolo. Quando qualunque specie animale ha di fronte un cucciolo, lo riconosce
dalle linee tondeggianti e depone le armi, pensate a un cucciolotto di leone o
di orso, non c'è nulla di aggressivo, zanne, unghie, è tutto
tondo, occhi grandi, musetto piccoli, forme tondeggianti e questi caratteri
fanno scattare meccanismi biologici di tenerezza.
Ma anche
un modo di muoversi o di parlare può essere tondo.
Pensate
all'omino di burro di Pinocchio: "e venne un omino tutto tondo che sembrava di
burro e li portò nel paese dei balocchi". Ecco, il modo di parlare di Berlusconi
è un modo ‘tondo’, burroso.
Noi
possiamo muoverci in modo tondo o spigoloso. Tutte le aperture del corpo, le
braccia aperte, le mani che mostrano il palmo, la bocca socchiusa o sorridente,
gli occhi bene aperti e le sopracciglia distese.. sono tonde. Tutte le chiusure:
braccia serrate, gambe accavallate, pugni chiusi, bocca stretta, sguardo
accigliato.. sono spigolose.
Se per
esempio mi siedo spingendo avanti un ginocchio, un indice, un gomito o
aggrottando le sopracciglia, o stringendo gli occhi o serrando le labbra o
stringendo le spalle o arricciando il naso, sono puntuto come una freccia,
dunque pericoloso, invio segnali aggressivi a cui l'altro risponde
con gesti di reazione difensiva. I giovani inviano spesso segnali
aggressivi di questo tipo, sono poco moderati, trasgressivi anche
nell’abbigliamento, fuori dalle regole, eccessivi nel trucco o nella
pettinatura…
Sono
segni di minaccia
abiti
totalmente neri o viola scuro, capelli troppo lunghi, troppo corti o troppo
ritti, fronte o parte del viso coperti (un attore sa che il viso deve essere in
vista e senza cappello o occhiali scuri o ciò crea disagio. Portare occhiali
scuri senza il sole o a specchio non permette di vedere gli occhi e dunque
appare come respingente, infido), orecchi o anelli in soprannumero o in punti
non regolamentari, mancanza di calze, o calze troppo colorate, unghie aguzze e
colorate vistosamente o nere, abiti troppo lunghi o troppo corti, troppo stretti
o troppo larghi (anche i jeans troppo grandi di certi adolescenti e calati sui
fianchi destano irritazione, disagio… sono trasgressivi), uso di materiali duri,
cuoio, borchie, ossi, argento, catene, ferro, tatuaggi, stivali o scarponi
pesanti, abbigliamento militare, parti del corpo perforate da oggetti metallici,
colorito troppo pallido.....la reazione è irritazione, paura, disagio,
aggressività, difesa.
Berlusconi ha al suo servizio i maestri di marketing
e di immagine più costosi d'Europa, quelli che sanno come si lancia un gruppo
rock o un attore, che conoscono ogni trucco dell'abbigliamento, del linguaggio,
della postura, dell'ambientazione. Ci sono creativi che creano i suoi slogan,
quelle frasi che egli ripete e ripete, perché c'è una legge psicologica per cui
quando una frase viene ascoltata molte volte, è ritenuta vera.
La
ripetizione crea rinforzo. B. è un attore molto preparato, cura in modo
maniacale tutti i particolari, recita la parete di uomo semplice, fatto da sé,
che va dritto al cuore, usando un repertorio fisso di termini gradevoli ed
edificanti, non usa mai termini che persone di livello medio non capiscano, non
parla politichese, è accattivante, descrive se stesso come una vittima di
complotti. Usa termini che non erano mai sentiti nel linguaggio politico. Bossi
usa termini mitici, razza, popolo, radici, fiumi, terra… Berlusconi usa termini
fiabeschi…
Dice:
"Sono come Biancaneve", ci fa entrare in una favola e noi torniamo bambini, ma
chi sono i sette nani? e la strega cattiva? e il Principe Azzurro? Dice "Sono
l'unto del Signore", e noi torniamo indietro di duecento anni o più nella
monarchia assoluta dove il sovrano era il padre del popolo e governava per
grazia di Dio, ci dimentichiamo che non erano tempi propriamente democratici ma
ci affidiamo a lui come facevano i Francesi del 1700.
Dice
addirittura "Siete i miei apostoli!", qui diventa addirittura un Messia, l'uomo
della Provvidenza, ma ci dimentichiamo di averne già avuto uno, l'associazione è
vagamente religiosa, carismatica, il messaggi che passa è "Affidati, dormi e
affidati a me! Ci sono io, penso a tutto io!" Ghe pensi
mi.
Non
siamo sul terreno dell'economia o delle leggi, dei fatti o dei numeri, è il
linguaggio del sogno, della favola, della parabola, del mito. Tant'è che
racconta addirittura una barzelletta in cui lui cammina sulle acque come Cristo.
Osservate Berlusconi perché è interessante. Non
incrocia mai le braccia, non punta l'indice, non fa mai gesti in avanti con le
dita, invasivi, sorride sempre, ha la capacità di volgere in su gli angoli delle
labbra, capacità che non tutti hanno, è sempre impeccabile, pettinatissimo, non
ha mai una virgola fuori posto, non si tocca il viso, non ha tic, non ha gesti
aggressivi verso gli oggetti, non ha mai scatti d'ira, è ottimista anche quando
perde, sorride sempre. Non guarda mai in faccia l'interlocutore che gli è
accanto ma sempre il video. Anche Meluzzi fa così, non guarda mai chi gli siede
vicino sul divano, lui parla alla telecamera, in qualunque posizione si metta la
telecamera lui si gira repentinamente in modo da fissarla sempre ridendo e si
liscia i capelli alla Sgarbi, anche Sgarbi non guarda mai nessuno, non sono
capaci umanamente di avere altro riferimento che se stessi, sono impostati.
Una
persona normale, invece, è sociale quando sa ascoltare un'altra persona e la
guarda negli occhi con un moderato interesse.
Meluzzi
è intelligente e ha una buona memoria, ma è egocentrico, asociale, non
partecipativo. E' preoccupato più di stare in posa che di
comunicare, è vanesio..
Negli
anni, Berlusconi è cambiato, è più stanco, quando non viene ripreso la faccia
gli casca, sembra un vecchio, appena la telecamera lo riprende tira su tutta la
faccia. Per il pubblico deve essere uno spettacolo strano. Certi particolari
sono inquietanti, ride con la parte destra della faccia, il
sorriso è asimmetrico, va su solo con mezza bocca e un sopracciglio,
provate a farlo, vi vengono sentimenti strani: ironia, sarcasmo,
desiderio di annientare l'avversario. Non solo è asimmetrico tra la parte destra
e quella sinistra del volto, ma anche tra la parte superiore e inferiore.
Se
coprite con un foglio prima la parte superiore del volto e poi quella inferiore,
vedete che le due parti non vanno d'accordo, la bocca ride, gli occhi sono come
morti (fate lo stesso con una vostra foto).
Gli
occhi di Berlusconi ridono raramente, brillano quando racconta le barzellette,
allora si permette di mollare la tensione e vive solo il piacere di essere
ammirato, si gode il proprio narcisismo. Credo che il suo scopo
fondamentale sia quello "di piacere".
SGARBI
vuole essere notato, essere ammirato o attaccato è lo stesso per lui, ciò che
gli importa è di esistere nell'eccesso di presenza. Ha il terrore di non
esserci. Per questo si circonda di figure tappezzeria che ci sono ma è come se
non ci fossero, che lui usa come oggetti, perché marchino col loro non esserci
quanto lui c'è. Il suo esserci è sempre all'insegna della trasgressione, come il
bambino disturbato, caratteriale, che cerca l'attenzione altrui con un
comportamento riprovevole e aggressivo. Da ogni sua espressione emerge
l’immagine di un soggetto intelligente, con buona memoria, egocentrico,
aggressivo, con forti patologie psichiche, una madre che lo ha viziato,
l’assenza di una figura paterna, una sessualità ambigua con molte
caratteristiche femminili negative e una latente impotenza che egli tenta
ossessivamente di nascondere esibendo una sessualità libertina esagerata, un
vero complesso di Casanova, sotto cui c’è l’impossibilità di darsi a relazioni
affettive serie. Impossibile non notare l’egocentrismo esagerato di un uomo che
pone se stesso come massimo oggetto del desiderio (si tocca continuamente, si
accarezza sempre i capelli, muove la testa e i capelli in modo femmineo, ama i
personaggi machi, forti, cinici.. esprime una inconscia crudeltà).
Il
sorriso di Berlusconi è una grande arma vincente, se volete sfondare nella vita
imparate a sorridervi nello specchio.
Prodi
sorride sempre, è ciccioso, rassicurante, ma ha occhi troppo piccoli e un viso
cascante, molliccio, non trasmette una grande immagine di forza. Sembra un
basset hound, è cascante e gli elementi cascanti non sono aggressivi ma nemmeno
forti.
FINI è
pieno di elementi decisi: è alto, asciutto, eretto, capelli corti ben pettinati,
con una rassicurante divisa da una parte da bravo ragazzo, lineamenti piccoli,
non invasivi, voce nitida, chiara e decisa (una volta risposero a Biagi Fini e
D'Alema esattamente con le stesse parole, ma precise, però d'Alema le disse nel
suo solito modo stitico e titubante, Fini con grande decisione, sembrava che
avessero dato risposte agli antipodi). Pensate come sono diversi anche i
modi di parlare, Berlusconi ha un'ottima dizione, recita la sua
parte con pause studiate, tra una parola e l'altra c'è una piccola pausa non
troppo lunga, come fa Buttiglione, che sembra insicuro e handicappato, specie
quando fa quell'ehm iniziale sollevando gli occhi rotondi al cielo, non troppo
breve come fa Pannella che parla come un fiume in piena. Tutto è ben regolato,
modulato, vocali ampie, consonanti non troppo dure, tempi giusti. Anche se il
contenuto è indifferente, questo è un modo di parlare che dà un senso di
importanza, di serietà, di controllo, di coscienziosità., abiti di buon taglio,
loden non appariscenti, abiti da barca, poche parole sempre nitide e certe. In
un film Fini potrebbe fare il nazista che sta all'alto comando strategico.
Berlusconi il proprietario di una catena di alberghi in Sardegna. Prodi il
veterinario di campagna. Bertinotti il figlio cadetto di un lord inglese che non
ha il patrimonio ma ha le abitudini da signore di campagna. Bossi potrebbe
essere un ortolano dei mercati generali che provoca una rivolta
nell'ortofrutta.
LE
REGOLE DELLO SPAZIO
Attorno
a noi c'è come uno spazio che possiamo paragonare alle mura di una cittadella, è
uno spazio invisibile che segna il nostro territorio, penetrare in quello
spazio, trovarvi delle vie di accesso è come aver già vinto la battaglia.
Se un
venditore, mentre illustra il suo prodotto al cliente, riesce a sfioragli un
braccio, ha già quasi concluso la vendita. Andreina, che è una venditrice
ambulante in Piazzola, lo conferma. Mio marito diceva: mai sedersi di fronte a
un cliente perché stargli di fronte scatena la sua opposizione. Se ci si siede
ad angolo retto, questo è neutro, ma se ci si siede al suo fianco gli si fa
capire che si sta dalla sua parte.
Quando
ero supplente, la prima cosa che facevo coi ragazzi era far sedere in cattedra
chi doveva dire una lezione e sedermi al suo posto. Questo semplice atto
sconcertava i ragazzi di allora. Ora i tempi sono cambiati e c’è maggiore
democrazia. Comunque, di solito, la posizione dei banchi e della cattedra è
gerarchica e se si vuole sito molare un dibattito democratico, ci si dovrebbe
sedere attorno a un tavolo, meglio se tondo, oppure mettere sedie o banchi in
circolo. Già questo contro il modo tradizionale a scacchiera cambia l’atmosfera
di un gruppo. Un analista o un confidente si siedono ad angolo retto meglio se
su poltrone.
L'invasione del proprio spazio personale può avvenire
anche senza contatto corporeo, ma in
forma persuasiva, gratificante, come ci mostra la televisione. Ci sono messaggi
o immagini a cui noi ci apriamo, e altri che fanno scattare dei meccanismi
difensivi. Noi apriamo la porta ai messaggi che si mostrano non aggressivi per
noi, che creano associazioni gradevoli, che ci confortano, che ci danno sensi
positivi di grazia, forza, sicurezza, affidamento. Ci apriamo a quello che ci
sembra simile a noi, che è ci sembra essere sulla nostra lunghezza d'onda.
Permettere l'accesso a qualcosa che arriva presso il nostro territorio è un
riconoscimento di identità e un rafforzamento della nostra identità. Ci
fidiamo di ciò che sentiamo come nostro, uguale a noi, diffidiamo di ciò che si
presenta troppo diverso. Il simile cerca il simile, come un elemento di
auto-rafforzamento e autodifesa. Chiaro che certi partiti razzisti e xenofobi
hanno sfruttato proprio i nostri meccanismi rettili stimolando l’odio verso il
diverso. In modo simile hanno agito certe religioni, sapendo che la reazione di
odio verso “l’altro” è il primo fattore di amalgama del gruppo.
Noi ci
muoviamo in uno spazio controllato che consideriamo il nostro territorio.
Pensate ai felini che segnano con l'urina il loro territorio, lo fa anche il
nostro gatto domestico, territorio che poi difendono. E abbiamo detto che
l’istinto del territorio e della sua marcatura e difesa fanno parte del cervello
più antico.
Allo
stesso modo ognuno di noi ha un territorio invisibile che difende come fosse un
prolungamento del proprio corpo. Il nostro territorio potenziale è come un
ovoide appuntito davanti, stretto ai lati e molto più tondo e grande dietro.
(Una paura atavica ci mette in guardia dal pericolo di essere attaccati alle
spalle).
Possiamo
distinguere 3 zone:
-50
cm, zona ottenuta accostando il gomito
al corpo e piegando il braccio a 90°, zona intima o affettiva = zona di
sicurezza equivalente a mezzo braccio. Se qualcuno, parlando, entra in
questa zona intima, vìola il nostro spazio, ci viene troppo vicino, lo guardiamo
troppo negli occhi, sentiamo il suo odore, diventiamo nervosi. Da un punto di
vista ancestrale questa è la zona dove non abbiamo spazio di manovra,
dove non possiamo difenderci tirando una pietra o alzando un bastone,
pensiamo all’uomo primitivo e alle sue armi. Per sferrare un colpo dovrebbe
indietreggiare e prendere le distanze. E' chiaro che in un autobus affollato o
in una folla siamo invasi nella zona intima, ma, appena la condizione lo
permetterà, riprenderemo le distanze, cercando di evitare contatti ravvicinati,
lo stesso facciamo se qualcuno ci prende il braccio o il gomito, lo sentiamo
come una invasione e cerchiamo gentilmente di scioglierci.
Se
contattiamo persone di altri paesi, ricordiamo però che la zona intima può
essere diversa, per es. gli Africani sono abituati a stare più vicini, si
parlano a distanze più brevi, due arabi si parlano a 20 cm di distanza, quasi
naso contro naso, facendoci fare un istintivo passo indietro, per
noi questo non va bene. Gli Inglesi tengono invece distanze maggiori e guardano
con sospetto a gesti o invasioni, mentre gli Americani hanno distanze più brevi
perché hanno preso dai gruppi tribali (africani come pellerossa) usi come le
case aperte, i giardini senza recinzioni, i rapporti tra vicini…. Gli italiani
hanno gesti di affettuosità e approcci o toni di voce che risultano offensivi
per un Inglese, offendono il suo senso di privacy, che è maggiore del nostro,
per es. due inglesi non si baciano sulle guance come facciamo noi,
mentre gli Americani sono molto più camerateschi e hanno un approccio
corporeo quasi infantile, adolescenziale. Per due giapponesi
toccarsi è tabù, non esiste che si abbraccino, e se noi li baciamo si offendono
come gli islamici, una mamma giapponese tocca il meno possibile i suoi bambini e
non li bacia e guardatevi da fare gesti intimi con una donna islamica.
Berlusconi lo fece e fu guardato molto male. Un musulmano non dà la mano a una
donna. Berlusconi, chiamato a fare da testimone alle nozze del figlio di
Erdogan, turco, ha cercato di fare il baciamano alla sposa, ma questo è vietato
dalle regole islamiche per cui la poverina ha subito ritirato la
mano nascondendola dietro i fianchi tra il gelo dei presenti perché il gesti era
sconveniente. Analogamente la Bonino girò delle scene con donne in un
ospedale afgano e la portarono immediatamente in carcere coi kalashnikov, perché
è vietato riprendere donne islamiche con la telecamera, tanto più in un
ospedale.
In
genere la zona intima è permessa solo a un partner amoroso o a un
bambino. Teniamo presente che questa zona è ovoidale, ampia davanti e stretta ai
lati e molto allungata dietro. Possiamo sopportare che qualcuno ci tocchi spalla
contro spalla ma non che si avvicini petto a petto, e in genere siamo
infastiditi se una persona ci sta dietro troppo vicina perché scattano reazioni
difensive per il timore di ciò che ci sta alle spalle e non vediamo. Ovviamente
in una schermaglia sessuale, la ragazza o il ragazzo cercheranno di entrare in
questa zona, e l'ingresso accettato equivale a resa.
Nel
ballo questa zona può essere invasa consensualmente ma anche qui, se il
ballerino non ci piace e vogliamo frenare eventuali avances, lo terremo lontano
a distanza di mezzo braccio.
Nel
comportamento sociale si tengono distanze maggiori da persone ragguardevoli,
avvicinarsi equivale a prendersi delle confidenze e ci si avvicina solo se
incoraggiati, non ci si avvicina troppo a un professore, a un medico illustre, a
un vescovo, a un ministro ecc.
La
zona personale equivale al braccio
teso dalla spalla, braccio intero, un metro, zona dove ci posizioniamo
automaticamente quando parliamo con qualcuno, zona della stretta di
mano.
Due
braccia tese che si toccano danno la zona sociale, tra il metro e i due
metri, somma di due zone personali, qua la comunicazione avviene, ci si sente e
vede ma a distanza di sicurezza. Ed è la distanza che nel mondo
occidentale teniamo nei riguardi di superiori.
Oltre
abbiamo la zona pubblica.
Se in un
salotto una ragazza tiene un ragazzo a distanza due braccia, o è molto timida o
lo vuole tenere alla larga. Le persone invasive cercano di penetrare nella zona
intima con brevissimi gesti, toccano la spalla, fanno brevi segnali entranti, ma
se ciò non piace si determina un balletto, per cui a un ondeggiamento o
gesto in avanti dell'invasore corrisponde un passo indietro o gesto difensivo
dell'altro, spesso questo balletto è del tutto automatico e inconscio, ma
bisognerebbe tenerne conto. Più uno si sposta nella zona pubblica, più manda il
segnale di voler tenere le distanze e bisogna
rispettarlo.
Lo
stesso messaggio si manda con le sedie. Il modo stesso con cui due persone si posizionano
sulle sedie è un indicatore dei loro flussi energetici di avvicinamento,
allontanamento, relazione o difesa. Normalmente anche da seduti tendiamo a fare
gesti automatici di allontanamento o di chiusura da chi non ci piace, e
viceversa di avvicinamento o di apertura con chi ci piace.
Due
persone sedute su un divano che parlano tra loro indicano con la posizione del
corpo se tendono una verso l’altra, creando come una zona intima loro o se una
di loro o entrambi si siedono voltandosi in fuori.
Guardate una donna seduta
-punte
dei piedi in fuori: estroversa e curiosa dell’ambiente sociale,
istintiva e espansiva
-punte in dentro: puntigliosa, precisina, cura i dettagli, timida, abitudinaria
-punte in dentro: puntigliosa, precisina, cura i dettagli, timida, abitudinaria
-piedi
uniti: insicura, un po’ rigida, poco espansiva
-caviglie incrociate: non ha molta fiducia in sé, si
autodifende
-gambe
avvitate : timida, chiusa e riservata
-gamba
ripiegata : si finge disinvolta ma non lo è: la timidezza aumenta nasconde le
mani.
(segue nella parte 3)
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