SIBILLA: nome di famose donne indovine dell'antica Grecia, ritenute in comunicazione con la divinità. Il loro modo di vaticinare, forse originariamente connesso con i riti orfici e dionisiaci, si accostò col tempo all'ambiente delfico; Apollo infatti era il dio da cui esse fossero invasate, mentre i loro responsi erano scritti, dice la leggenda, su foglie che poi ammucchiavano a caso, sì che era difficilissimo interpretarli. Le fonti antiche non concordano circa il numero e il nome delle Sibille; tutte però sarebbero vissute nelle età mitiche.
La più celebre e la più antica era l'Eritrea, di nome Erófile, vissuta per ben dieci generazioni fino alla guerra di Troia. Le altre appaiono come derivazioni da questa, divenute a poco a poco autonome. Così, a un certo momento si vengono a distinguere dall'Eritrea la Troiana, originaria di Marpesso, in Troade, figlia d'una ninfa e d'un pastore dell'Ida. Aveva predetto che la rovina di Troia sarebbe venuta da una donna nata a Sparta (Elena). Seguono la Samia, la Frigia, l'Efesia o di Sardi e la Rodia. La medesima Sibilla, recatasi a Delfi, dopo un periodo di ostilità con il dio Apollo, sarebbe divenuta la Delfica: da lei sarebbero poi derivate la Tessalica e la Tesprozia. Queste nove Sibille formano il gruppo, detto dai moderni, greco-ionico.
Ma l'Eritrea, venendo in Italia, avrebbe originato un secondo gruppo, il greco-italico. Essa avrebbe cioè assunto l'aspetto della Sibilla Cumana, Demófile ( la virgiliana Deífobe, accompagnatrice di Enea nel regno degli Inferi). Con lei si potrebbero identificare la Cimmeria, l'Italica, la Tiburtina, la Libica (quest'ultima, anzi, secondo Pausania, sarebbe stata la più antica). Un terzo gruppo, l'orientale, comprendeva poi la Caldea, o Ebraica, l'Egizia e la Persica.
La Sibilla di Cuma, in Campania, profetizzava in una grotta e Apollo le offrì di realizzare qualsiasi suo desiderio se l'avesse accettato come amante. Deifobe chiese di vivere tanti anni quanti erano i granelli di sabbia che essa poteva tenere in un pugno. Ma sfortunatamente aveva trascurato di chiedergli contemporaneamente l'eterna giovinezza. Il dio gliela offrì in cambio della sua verginità. Ella rifiutò. Così, cominciò a invecchiare e a diventare più piccola e rinsecchita. Alla fine, era tanto decrepita che viveva appesa al soffitto della sua caverna, tutta arrotolata in una gabbia, come un uccello. E ai bambini che le chiedevano cos'avrebbe desiderato, ella rispondeva semplicemente: "Voglio morire".
Una tradizione romana antichissima narrava che proprio la Sibilla cumana avesse offerto in vendita nove raccolte di oracoli a Tarquinio (chi dice Prisco e chi il Superbo); avendo questi rifiutato, la Sibilla ne distrusse tre e offrì i rimanenti al re, per lo stesso prezzo. A un nuovo rifiuto, ne distrusse altri tre, poi offrì gli ultimi, sempre allo stesso prezzo. Consultati i sacerdoti, costoro consigliarono di comprare i misteriosi libri, i quali furono deposti in Campidoglio, nel tempio di Giove Capitolino. Compiuta la propria missione, la Sibilla scomparve. Durante la Repubblica, e fino al tempo di Augusto, questi "libri sibillini" esercitarono una grande influenza sulla religione romana. Bruciarono nell'incendio che distrusse il tempio nell'84 a. C.
Mitologia greca
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