8 Ottobre 1815
Gioacchino Murat sbarca con 28 compagni a Pizzo Calabro per cercare di recuperare il proprio trono, ma è arrestato.
Gioacchino Murat venuto a conoscenza della disfatta napoleonica a Waterloo, e avendo una taglia sulla testa di 48.000 franchi, messa a disposizione dal marchese di Rivière, si rifugiò il 25 agosto 1815 in Corsica, dove fu presto circondato dai suoi partigiani. Aspettando a lungo i passaporti dall'Austria per poter raggiungere la moglie Carolina a Trieste e avendo false notizie sul malcontento dei napoletani, fu convinto a organizzare una spedizione per riprendersi il regno di Napoli. Forte di circa 250 uomini, partì da Ajaccio il 28 settembre 1815. Murat voleva dapprima sbarcare nei pressi di Salerno ma, dirottato da una tempesta in Calabria e tradito dal capo battaglione Courrand, l’8 ottobre 1815 sbarcò nel porticciolo di Pizzo. Intercettato dalla Gendarmeria borbonica capitanata da Trentacapilli, fu da questi arrestato e fatto rinchiudere nelle carceri del locale castello.
Nel frattempo Ferdinando IV di Borbone, risalito al trono, nominò da Napoli una Commissione Militare competente a giudicare l’ex sovrano, composta da sette giudici e sovrintesa dal generale Vito Nunziante, al quale il re aveva ordinato di applicare la sentenza di morte in base al Codice Penale promulgato dallo stesso Murat, che prevedeva la massima pena per chi si fosse reso autore di atti rivoluzionari, e di concedere al condannato soltanto una mezz'ora di tempo per ricevere i conforti religiosi. Nell'ascoltare la condanna capitale Murat non si scompose. Chiese di poter scrivere in francese l'ultima lettera alla moglie e ai figli, che consegnò a Nunziante in una busta con dentro alcune ciocche dei suoi capelli. Volle confessarsi prima di affrontare il plotone d'esecuzione che l'attendeva, e venne fucilato a Pizzo Calabro il 13 ottobre 1815. Di fronte al plotone d'esecuzione si comportò con grande fermezza, rifiutando di farsi bendare. Pare che le sue ultime parole siano state:
“Risparmiate il mio volto, mirate al cuore, fuoco!”
CroniStoria
Nessun commento:
Posta un commento