Francesco
Lorusso viene colpito sul fianco sinistro, percorre alcuni metri e poi
si accascia a terra di fronte al civico 37 di via Mascarella. All’arrivo
dei soccorsi è già morto. Aveva ventiquattro anni, studiava medicina ed
era un militante del movimento politico Lotta Continua (LC).
Era
nato a Bari e aveva vissuto in giro per l’Italia poiché il padre,
ufficiale dell’esercito, si spostava spesso da una città all’altra.
Appassionato di rugby, giovane scout, era arrivato a Bologna nel ’71.
L’anno dopo si era iscritto alla facoltà di medicina, dove da subito si
distinse per i suoi ottimi risultati e per la partecipazione alle
riunioni del collettivo studentesco. Esperienza che lo porterà ad
entrare in LC e nel suo servizio d’ordine.
Quell’11 marzo del 1977
Francesco era arrivato in via Mascarella partecipando agli scontri che
avevano coinvolto militanti della sinistra extraparlamentare e forze di
polizia.
Gli agenti dalle ore 11 e 30 erano accorsi all’Istituto di
Anatomia, in via Irnerio 48, chiamati dal rettore Carlo Rizzoli, dopo
una piccola scaramuccia avvenuta tra i ragazzi del movimento studentesco
(MS) e il servizio d’ordine di Comunione e Liberazione.
CL infatti
stava tenendo nell’Istituto una propria assemblea a cui si poteva
accedere solo su invito. Alcuni studenti del MS, meno di una decina
secondo le ricostruzioni, avrebbero cercato di entrare e sarebbero stati
respinti con decisione. Una piccola baruffa che sembrava già sedata
all’arrivo delle FDO.
Quest’ultimi caricano i giovani, nel frattempo
diversi altri ragazzi sono accorsi sul posto, che rispondono con il
lancio di sanpietrini. Dopo aver fatto uscire gli aderenti di CL, le
forze di polizia si ritirano dalla zona universitaria, inseguiti dai
militanti della sinistra extraparlamentare. La tensione aumenta, gli
studenti lanciano anche delle molotov mentre un carabiniere di 22 anni,
Massimo Tramontani, spara 12 colpi con il suo fucile Winchester in via
Bertoloni. Poco dopo si rimette alla guida del suo mezzo, un autocarro
che all’incrocio di via Mascarella viene colpito da una molotov. Le
fiamme vengono presto spente da altri agenti, mentre Tramontani, sceso
dal mezzo, inizia a fare fuoco con la sua beretta. Nove testimoni lo
vedono sparare con il braccio teso ad altezza uomo. Ad essere colpito è
Francesco Lorusso.
I processi che seguiranno scagioneranno Tramontani
da ogni accusa. Le autorità sosterranno che era in atto una vera e
propria rivolta, e dunque l’utilizzo delle armi era legittimo; questo
sebbene fino alla morte di Lorusso nessun agente fosse rimasto ferito
negli scontri.
Dopo l’omicidio invece per tre giorni Bologna
diventerà teatro di scontri violentissimi tra i ragazzi dei movimenti e
le forze dell’ordine, che saranno di fatto espulse da tutta la zona
universitaria.
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