venerdì 12 marzo 2021

L’11 MARZO 1977 LO STUDENTE DI MEDICINA FRANCESCO LORUSSO VENIVA UCCISO DA UN AGENTE DI POLIZIA DURANTE UNA PROTESTA A BOLOGNA

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona, persona che suona uno strumento musicale e in piedi 

Francesco Lorusso viene colpito sul fianco sinistro, percorre alcuni metri e poi si accascia a terra di fronte al civico 37 di via Mascarella. All’arrivo dei soccorsi è già morto. Aveva ventiquattro anni, studiava medicina ed era un militante del movimento politico Lotta Continua (LC).
Era nato a Bari e aveva vissuto in giro per l’Italia poiché il padre, ufficiale dell’esercito, si spostava spesso da una città all’altra. Appassionato di rugby, giovane scout, era arrivato a Bologna nel ’71. L’anno dopo si era iscritto alla facoltà di medicina, dove da subito si distinse per i suoi ottimi risultati e per la partecipazione alle riunioni del collettivo studentesco. Esperienza che lo porterà ad entrare in LC e nel suo servizio d’ordine.
Quell’11 marzo del 1977 Francesco era arrivato in via Mascarella partecipando agli scontri che avevano coinvolto militanti della sinistra extraparlamentare e forze di polizia.
Gli agenti dalle ore 11 e 30 erano accorsi all’Istituto di Anatomia, in via Irnerio 48, chiamati dal rettore Carlo Rizzoli, dopo una piccola scaramuccia avvenuta tra i ragazzi del movimento studentesco (MS) e il servizio d’ordine di Comunione e Liberazione.
CL infatti stava tenendo nell’Istituto una propria assemblea a cui si poteva accedere solo su invito. Alcuni studenti del MS, meno di una decina secondo le ricostruzioni, avrebbero cercato di entrare e sarebbero stati respinti con decisione. Una piccola baruffa che sembrava già sedata all’arrivo delle FDO.
Quest’ultimi caricano i giovani, nel frattempo diversi altri ragazzi sono accorsi sul posto, che rispondono con il lancio di sanpietrini. Dopo aver fatto uscire gli aderenti di CL, le forze di polizia si ritirano dalla zona universitaria, inseguiti dai militanti della sinistra extraparlamentare. La tensione aumenta, gli studenti lanciano anche delle molotov mentre un carabiniere di 22 anni, Massimo Tramontani, spara 12 colpi con il suo fucile Winchester in via Bertoloni. Poco dopo si rimette alla guida del suo mezzo, un autocarro che all’incrocio di via Mascarella viene colpito da una molotov. Le fiamme vengono presto spente da altri agenti, mentre Tramontani, sceso dal mezzo, inizia a fare fuoco con la sua beretta. Nove testimoni lo vedono sparare con il braccio teso ad altezza uomo. Ad essere colpito è Francesco Lorusso.
I processi che seguiranno scagioneranno Tramontani da ogni accusa. Le autorità sosterranno che era in atto una vera e propria rivolta, e dunque l’utilizzo delle armi era legittimo; questo sebbene fino alla morte di Lorusso nessun agente fosse rimasto ferito negli scontri.
Dopo l’omicidio invece per tre giorni Bologna diventerà teatro di scontri violentissimi tra i ragazzi dei movimenti e le forze dell’ordine, che saranno di fatto espulse da tutta la zona universitaria.


Cronache Ribelli

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