Afghanistan. Effetti del «pacchetto politico» post-disputa elettorale: la più alta onorificenza al militare accusato di crimini di guerra, abusi sessuali e torture
Il compound attaccato dai Talebani lo scorso 13 luglio a Aybak, capitale della provincia settentrionale di Samangan
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PROPRIO IL PACCHETTO DI VOTI che riesce a mobilitare, e la discreta potenza muscolar-militare che a intervalli regolari minaccia di usare, è all’origine della fortuna di Dostum: nel 2014 il presidente Ghani lo ha scelto come partner elettorale e vicepresidente, pur ammettendo che si trattasse di un «noto omicida», mentre nella tornata elettorale successiva – quella del settembre 2019, condizionata come le precedenti da brogli e irregolarità – è stato il rivale di Ghani a volerlo dalla sua parte: Abdullah Abdullah.
IERI ABDULLAH, attualmente a capo dell’Alto consiglio per la riconciliazione nazionale, l’organo che avrà il compito di negoziare con i Talebani, ha presenziato alla cerimonia, mentre era assente Ghani, politico dalle mille contraddizioni. Invoca lo Stato di diritto, giustizia e diritti, ma poi sceglie alleati come Dostum, finendo per ritrovarsi in situazioni imbarazzanti. Come quando ha dovuto far allontanare Dostum (auto-esiliatosi per alcuni mesi in Turchia), perché accusato nell’inverno 2016 di aver sequestrato per 5 giorni, seviziato e sodomizzato con la canna di un fucile il politico, ex alleato e poi oppositore, Ahmad Ischi, per poi passarlo nelle mani delle proprie guardie del corpo e in quelle poco carezzevoli della Nds, i servizi segreti afghani.
IL CASO GIUDIZIARIO contro Dostum formalmente è ancora aperto, ma la cerimonia di ieri, e la nomina a maresciallo, dicono il contrario: il caso è chiuso. L’impunità garantita. È la democrazia afghana, invocata dalle cancellerie occidentali soltanto quando fa comodo o non contraddice la presunta «stabilità politica».
La promozione di Dostum fa infatti parte del più ampio «pacchetto politico» che lo scorso maggio ha messo fine alla lunga disputa post-elettorale tra Ghani e Abdullah, andata avanti per mesi e mesi. E a dispetto dei rapporti conflittuali tra Dostum e i Talebani, non deve disturbare il processo di pace.
L’ACCORDO TRA USA E TALEBANI siglato a Doha il 29
febbraio 2020 prevedeva la riduzione delle truppe americane entro 135
giorni dalla firma. I 135 giorni sono trascorsi il 13 luglio e il
Pentagono ieri ha assicurato: truppe ridotte a 8.600 uomini, 5 basi
militari trasferite agli afghani. «Rispettiamo gli impegni. Tutti gli
attori dovrebbero ridurre la violenza e dare seguito ai negoziati
intra-afghani».
Ma il negoziato tra Talebani e governo di Kabul ancora non è partito, e i
Talebani nei giorni scorsi hanno compiuto il primo attacco complesso in
un centro urbano dalla firma dell’accordo, provocando vittime e feriti.
Prosegue invece lo scambio di prigionieri, viatico al primo degli
incontri de visu.
LO STESSO GENERALE DOSTUM, che contro i Talebani ha combattuto ferocemente e che i Talebani vedrebbero volentieri in una fossa, ieri ha usato bastone e carota, dicendo prima che se gli studenti coranici ambiscono alla vittoria militare verranno schiacciati dalla forza del governo. Ma invitando poi il presidente Ghani a rilasciare tutti i prigionieri nella lista dei Talebani, così da non lasciar loro ulteriori scuse per evitare di sedersi al tavolo negoziale. Discussioni tra gentiluomini, si intende.
https://ilmanifesto.it/il-generale-dostum-da-noto-omicida-a-maresciallo/
Bush71
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