lunedì 8 marzo 2021

Il generale Dostum da «noto omicida» a «maresciallo»

 


Afghanistan. Effetti del «pacchetto politico» post-disputa elettorale: la più alta onorificenza al militare accusato di crimini di guerra, abusi sessuali e torture

 

Il compound attaccato dai Talebani lo scorso 13 luglio a Aybak, capitale della provincia settentrionale di Samangan

 

PROPRIO IL PACCHETTO DI VOTI che riesce a mobilitare, e la discreta potenza muscolar-militare che a intervalli regolari minaccia di usare, è all’origine della fortuna di Dostum: nel 2014 il presidente Ghani lo ha scelto come partner elettorale e vicepresidente, pur ammettendo che si trattasse di un «noto omicida», mentre nella tornata elettorale successiva – quella del settembre 2019, condizionata come le precedenti da brogli e irregolarità – è stato il rivale di Ghani a volerlo dalla sua parte: Abdullah Abdullah.

IERI ABDULLAH, attualmente a capo dell’Alto consiglio per la riconciliazione nazionale, l’organo che avrà il compito di negoziare con i Talebani, ha presenziato alla cerimonia, mentre era assente Ghani, politico dalle mille contraddizioni. Invoca lo Stato di diritto, giustizia e diritti, ma poi sceglie alleati come Dostum, finendo per ritrovarsi in situazioni imbarazzanti. Come quando ha dovuto far allontanare Dostum (auto-esiliatosi per alcuni mesi in Turchia), perché accusato nell’inverno 2016 di aver sequestrato per 5 giorni, seviziato e sodomizzato con la canna di un fucile il politico, ex alleato e poi oppositore, Ahmad Ischi, per poi passarlo nelle mani delle proprie guardie del corpo e in quelle poco carezzevoli della Nds, i servizi segreti afghani.

IL CASO GIUDIZIARIO contro Dostum formalmente è ancora aperto, ma la cerimonia di ieri, e la nomina a maresciallo, dicono il contrario: il caso è chiuso. L’impunità garantita. È la democrazia afghana, invocata dalle cancellerie occidentali soltanto quando fa comodo o non contraddice la presunta «stabilità politica».

La promozione di Dostum fa infatti parte del più ampio «pacchetto politico» che lo scorso maggio ha messo fine alla lunga disputa post-elettorale tra Ghani e Abdullah, andata avanti per mesi e mesi. E a dispetto dei rapporti conflittuali tra Dostum e i Talebani, non deve disturbare il processo di pace.

L’ACCORDO TRA USA E TALEBANI siglato a Doha il 29 febbraio 2020 prevedeva la riduzione delle truppe americane entro 135 giorni dalla firma. I 135 giorni sono trascorsi il 13 luglio e il Pentagono ieri ha assicurato: truppe ridotte a 8.600 uomini, 5 basi militari trasferite agli afghani. «Rispettiamo gli impegni. Tutti gli attori dovrebbero ridurre la violenza e dare seguito ai negoziati intra-afghani».
Ma il negoziato tra Talebani e governo di Kabul ancora non è partito, e i Talebani nei giorni scorsi hanno compiuto il primo attacco complesso in un centro urbano dalla firma dell’accordo, provocando vittime e feriti. Prosegue invece lo scambio di prigionieri, viatico al primo degli incontri de visu.

LO STESSO GENERALE DOSTUM, che contro i Talebani ha combattuto ferocemente e che i Talebani vedrebbero volentieri in una fossa, ieri ha usato bastone e carota, dicendo prima che se gli studenti coranici ambiscono alla vittoria militare verranno schiacciati dalla forza del governo. Ma invitando poi il presidente Ghani a rilasciare tutti i prigionieri nella lista dei Talebani, così da non lasciar loro ulteriori scuse per evitare di sedersi al tavolo negoziale. Discussioni tra gentiluomini, si intende.

https://ilmanifesto.it/il-generale-dostum-da-noto-omicida-a-maresciallo/

Bush71

Nessun commento:

Posta un commento