Alighiero Noschese dimenticato sterpi e calcinacci sulla sua tomba
GLI occhi furbi: due puntine riottose dirottate tutte a sinistra. La bocca: serpentina, sfottente, strisciata appena da un sorriso che ti prende in giro. E quell' espressione sardonica. Muto nella foto, in bianco e nero, attaccata alla meglio ad un loculo marmoreo: con lo scotch. Eccolo il genio assoluto e re della voce, l' uomo in grado di riprodurre 1156 timbri diversi, Alighiero Noschese: parodia di un abbandono nel contrasto tra l' effigie e la sepoltura. «Nessuno mi ha avvertito», è il rammarico della figlia Chiara. Cimitero di San Giorgio a Cremano. Una cappella transennata, con l' intonaco grondante dal tetto. Pericolante. A terra i calcinacci, a fianco all' ingresso il basamento di una pianta devastato. Neanche una targa. La porta semichiusa, dentro ci sono cinque loculi, un filo di luce in un stanza filigranata di polvere: al centro, Alighiero. «L' hanno dimenticato. Che peccato», si rammarica il fioraio di fronte al cimitero. Da una cappella ad un' altra. È in quella del giardino della clinica romana Villa Stuart che finisce la storia del re degli imitatori italiani, sdoganatore della satira politica in tv, trasformista delle virtù e comico dei vizi: un colpo alla tempia, Noschese si suicida a 47 anni, affetto da depressione. È il 3 dicembre 1979. Ma è Napoli che dà i natali all' uomo in grado di riprodurre la voce di uomini, donne, cantanti, politici, giornalisti televisivi. E San Giorgio il luogo da lui prescelto per le sue spoglie: lo stesso comune dove si ritirava negli ultimi anni in un istituto religioso per lenire i malanni dell' anima. «Abbiamo avvertito la famiglia - spiega Alex, dipendente del cimitero -. Spetta a loro la manutenzione. La gente viene a visitarlo, ci chiede dov' è la tomba. Ecco c' è un lumino: per comeè consumato, sembra che sia stato accesso giusto l' altro ieri». Qualche geranio appassito. Di fronte al loculo una sedia di legno, con un cuscino fuligginoso sul quale poggia una targa "all' indimenticabile Noschese", una foto di Totò, Peppino e Titina de Filippo, un quadretto di Padre Pio e la lettera scritta a mano da un fan, Salvatore da Melito: "Chi viene abbandonato dai propri amici, dalla propria moglie e anche dal lavoro è naturale che soffra". E giù la lista, come l' eco di voci caleidoscopiche, delle sue imitazioni preferite: Pannella, Andreotti, Moro, Fanfani, Mike Bongiorno, Ruggero Orlando. Riflesso sulla tomba c' è sempre la foto di Noschese. Il ghigno dell' abbandono. San Giorgio gli ha pure dedicato un premio: gara per imitatori e trasformisti, prima edizione nel 2005, fermato nell' ultimo anno perché la Provincia non lo sovvenziona. Lo organizza l' istituto di cultura del Premio Massimo Troisi. Per l' altro artista di San Giorgio, a due passi dalla cappella di Noschese, c' è un monumento con colonnato, lapide in ferro e i titoli dei film scolpiti a raggiera sul selciato che convergono verso un fascio di luce acceso ogni anno il 19 febbraio: l' anniversario della nascita. Con tanto di avviso all' aviazione civile per evitare che dia fastidio al traffico aereo. Tanta gloria che stride con il grigio oblio di Alighiero. «San Giorgio - dichiara il sindaco Domenico Giorgiano- ha intitolato a Noschese una strada, una scuola e un premio. Purtroppo, essendo privata, non possiamo autonomamente riportare la sua cappella al decoro che un grande personaggio come lui meriterebbe. Faccio appello alla famiglia». Da Milano la figlia Chiara, attrice e doppiatrice, fa sapere che «se ne occupava della tomba una zia che da pocoè morta. Nessuno mi ha avvertito. Ma ho allertato persone di fiducia che sistemeranno tutto». Resta il mistero: della morte e del sorriso di Alighiero. Provano a spiegarlo le ultime righe della targa dedicata "all' indimenticabile". È il Creatore che parla all' imitatore. Lo chiama a sè. Perché lassù "nparaviso vulevo sentì addore ' e na resata".
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