domenica 9 marzo 2014

Addio a Leopoldo María Panero, icona del poeta maledetto



Addio Leopoldo María Panero, icona del poeta maledettoSe si dovesse cercare una definizione di poeta maledetto, fedele ai suoi principi fino alla fine, che preferisce vivere isolato dalla società e che scrive le sue opere come risultato di una vita alla ricerca cosciente della marginalità, allora si dovrebbe parlare di Leopoldo María Panero, una delle figure più enigmatiche della letteratura spagnola.
Dobbiamo, purtroppo, parlare al passato, perché Leopoldo María Panero è morto ieri nell’ospedale psichiatrico de Las Palmas di Gran Canaria dove aveva scelto di vivere dalla fine degli anni Novanta. In precedenza, proprio quando la sua opera veniva molto lodata dalla critica, decise di entrare volontariamente nell’ospedale psichiatrico di Mondragón. Ad annunciarne la morte è stata la sua casa editrice Huerga Fierro via Facebook.
La vita di Panero è stata sempre segnata dai suoi problemi mentali: era schizofrenico e fin da giovane era dedito a diverse droghe, a cui dedicò anche alcune opere. La sua militanza contro il franchismo e la sua aperta omosessualità – anche se lui preferiva parlare di bisessualità – furono altri due aspetti chiave della sua gioventù.
Nato a Madrid nel 1948, pubblicò i suoi primi poemi nel 1968 e, nonostante il suo continuo andirivieni tra ospedali psichiatrici, non smise mai di scrivere, lasciandoci un’eredità letteraria vasta tra poesie, racconti brevi e saggi filosofici, tutti testi a cavallo tra il surrealismo e la riflessione filosofica trascendentale. Non è un caso, infatti, che Leopoldo María Panero avesse studiato filosofia e lettere presso l’Università Complutense di Madrid, così come anche avesse portato avanti studi di filologia francese nell’Università Centrale di Barcellona. Anche suo padre e suo fratello maggiore erano scrittori, tanto che il regista Jaime Chávarri nel 1976 dedicò a questa famiglia di scrittori un documentario dal titolo El desencanto.
Leopoldo María Panero coltivò fino alla fine proprio quel disincanto della vita che portò i critici a dire della sua opera che “non è la distruzione dell’adolescenza: è un trionfo e, con esso, è la distruzione e la disgregazione della coscienza adulta”.
In Spagna aveva un grande stuolo di fan molto giovani che nel 2007 in occasione della presentazione dei suoi due ultimi libri gli si strinsero attorno.
In italiano i suoi libri sono pubblicati da diverse case editrici, come Azimut e Il Ponte del Sale. Medusa edizioni, invece, ha pubblicato il testo Poesie dell’intimità del padre di Leopoldo Panero, padre di Leopoldo María.

Roberto Russo



Roberto Russo è nato a Roma e vive a Perugia. Dottore in letteratura cristiana antica greca e latina, è appassionato del profeta Elia. Segue due motti: “Nulla che sia umano mi è estraneo” (Terenzio) e “Ogni volta che sono stato tra gli uomini sono tornato meno uomo” (Tommaso da Kempis). In questa tensione si dilania la sua vita. Tra le altre cose, è blogger su varie testate di nanopublishing, oltre che editore della Graphe.it.


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