mercoledì 5 febbraio 2014

Dieci domande che Il Piccolo, quotidiano di Trieste, non si è posto riguardo al Movimento Trieste Libera

Un’immagine da “Corriere diplomatico”, spy story da Guerra fredda che prende le mosse a Trieste

Dopo la lettura dell’importante e puntuale post di Tuco sul blog della Wu Ming Foundation, devo assolutamente tentare di togliermi un dubbio che mi assilla già da diverse settimane, quello sul ruolo che il principale quotidiano di Trieste, Il Piccolo, sta giocando nell’emergere di questo nuovo fenomeno politico locale chiamatoMovimento Trieste Libera.
Sorprende osservare come Il Piccolo, che fa parte del Gruppo Espresso, abbia scelto di leggere questo movimento neoindipendentista solo come fenomeno folkloristico, tuttalpiù ponendosi domande sbagliate e fuorvianti sulla sua natura politica, e finendo persino ad inseguirne le tesi sul terreno della disputa giuridica internazionale – unico terreno congeniale alla retorica populista “né di destra nè di sinistra” dell’MTL, nonché in grado di garantirgli una certa longevità: un pronunciamento dell’Onu sul tema del TLT è probabile quanto l’invio di caschi blu per far rispettare, ad esempio, le molte risoluzioni che condannano Israele per l’occupazione dei Territori palestinesi.
Forse sarò un illuso, ma resto convinto che il giornalismo debba sempre essere di inchiesta, mirare ad approfondire le questioni e non a banalizzarle, scavare, non accontentarsi delle prime ipotesi, soprattutto procedere con un rigoroso fact–checking. Il che non esclude di poter fare delle ipotesi, ma evita di citare pure speculazioni come fossero fatti – che peraltro è quello che invece sta facendo l’MTL da diversi mesi sostenendo, senza poterlo dimostrare, che l’istituzione del TLT riporterà in auge il porto di Trieste, che il regime di paradiso fiscale attirerà capitali che si tradurranno in benefici immediati per tutta la popolazione, che quest’ultima non dovrà temere esclusioni basate sulla cittadinanza.
Ho deciso quindi di stilare una lista di domande, perlopiù suggerite proprio dal post di Tuco, nella speranza che qualche commentatore/redattore de Il Piccolo senta il dovere professionale di spiegare ai suoi lettori per quale motivo si sia dovuto aspettare che un blogger indipendente le mettesse in rilievo, e che magari il quotidiano di Trieste provi a impegnarsi un po’ più a fondo nella ricerca delle risposte. Questa di Trieste Libera è una questione certamente non secondaria visto il consenso e l’attenzione che suscita, ma anche rispetto i molti interrogativi che solleva e che vanno ben al di là della necessità di sapere, ad esempio, se Giulio Camber, o qualche altra eminenza grigia, ci ha investito dei soldi.
LE DIECI DOMANDE
1. Innanzitutto, per quale ragione da quando l’MTL si è affacciato sulla scena cittadina Il Piccolo si è posto su questo movimento una sola unica domanda, ovvero “chi c’è dietro”? Perché non si sono mai chiesti invece “che cosa c’è sopra”? “Che cosa davanti“? “Quali interessi economici possono trarre vantaggio dalle rivendicazioni del MTL”?
2. Per quale motivo a Il Piccolo, vedendo il rapido sviluppo che questa formazione politica stava avendo, non ci si è preoccupati di andare a verificare da dove traevano origine le sue tesi, nonché chi avesse organizzato la prima festa indipendentista nell’estate 2011?
3. Facendolo si sarebbe appunto scoperto che tutto nasceva da un’associazione chiamata Cittadini del Territorio Libero di Trieste, che a sua volta era nata dal Comitato Porto Libero di Trieste. In questo modo un cronista serio e curioso avrebbe avuto in mano un tangibile legame ( http://www.triestfreeport.org/wp-content/uploads/2010/09/V-Discorso-introd.-ass.-CTLT.pdf ) tra l’attuale presidente del MTL, Stefano Ferluga, e i due strani personaggi che hanno animato sia il Comitato che l’associazione, Marcus Donato e Giacomo Franzot, quest’ultimo particolarmente attivo in rete nel sostenere le tesi del MTL. Sarebbe stato inoltre possibile comprendere un aspetto ideologico non secondario del MTL o perlomeno del suo attuale presidente, ovvero l’adesione alle tesi del cosiddetto “signoraggio bancario”, tesi sbandierate dall’estrema destra antieuropeista e che Ferluga ha divulgato anche pubblicamente ad esempio qui(*).
4. Perché quindi Il Piccolo non ha fatto una cosa semplicissima e normale per qualsiasi giornalista, cioè andare a vedere chi fosse Marcus Donato e la sua Helm Project? Io ieri mattina, pagando un paio di euro, ho ottenuto legalmente su internet la visura camerale della Helm Project, scoprendo che la società è stata dismessa nel 2001 (ben prima della gara per l’assegnazione degli spazi in Porto vecchio di cui parla Tuco nel suo post), che aveva un capitale sociale di poco più di 5.000 euro, e che il suo titolare, che risulta chiamarsi in realtà Donato Marco Antonio, non ha altre partecipazioni, perlomeno in Italia dove risiede.
5. Ne consegue un’ulteriore domanda diretta allo stesso quotidiano di Trieste: per quale motivo in diversi articoli del 2008 tra cui questo(**) il progetto della Helm Project venne presentato sulle stesse pagine de Il Piccolo come la seria iniziativa di un manager e broker marittimo, quando sarebbe bastata una visura camerale per rendersi conto che c’era qualcosa di poco chiaro?
6. La domanda precedente in realtà non ha a che vedere con la piccola figura di Donato, quanto piuttosto col modo in cui Il Piccolo si ostina da anni a pubblicare articoli sul Porto vecchio di Trieste spargendo fumo negli occhi dei lettori e della cittadinanza. La realtà è che intorno a quell’area enorme si sta consumando da anni una guerra tra bande per l’egemonia e/o spartizione speculativa di un bene pubblico comune di enorme valore e, come nelle guerre vere le prime vittime sono le popolazioni civili, allo stesso modo vittime di questa guerra saranno i cittadini che di queste speculazioni non vedranno nemmeno le briciole (il verde e tutta l’area della ex Maddalena è uno dei tanti esempi che stanno a dimostrarlo, come i secolari alberi di piazzale San Giacomo sradicati per far posto a un parcheggio, il terrapieno di Barcola riempito di rifiuti tossici, etc etc…). Perché quindi Il Piccolo non parla di quale partita si sta veramente giocando sul Porto Vecchio, ma preferisce dare spazio alle farloccate di sedicenti imprenditori che millantano cordate bancarie alle proprie spalle, quando magari in realtà vivono in un appartamento dell’Ater?
7. Allo stesso modo, perché Il Piccolo non sta affrontando con serietà il tema dell’approvvigionamento energetico, malgrado la questione rigassificatore tenga banco in città ormai da qualche anno? Perché non si chiede conto delle strane coincidenze(***) di incontri tra vertici del settore energetico a ridosso di regate veliche in cui il vento del Golfo premia proprio barche sponsorizzate Gazprom? Perché non si indaga sulle strane pendenze di certe trivellazioni che la INA svolge per estrarre gas in acque croate, in partnership con l’Eni(****) che per legge non può farlo in acque italiane? Possibile che nessuno in redazione abbia provato a mettere in relazione la nota concorrenzialità tra i progetti di rigassificatore e gli interessi di Gazprom relativi alla pipeline che dovrebbe giungere proprio in Adriatico dal Kazakhstan? E che non si siano accorti che uno dei precursori del MTL sia un ingegnere che lavora per l’Eni proprio in quel paese? E perché non considerare anche la coincidenza di interessi(*****) tra l’onnipresente Mr. B. e Vladimir Putin, che tra l’altro a breve sarà proprio a Trieste?
8. Su Il Piccolo scrivono diversi professionisti, alcuni dei quali hanno una lunga esperienza di cronaca giudiziaria. E’ noto che in molti casi non si sono fatti scrupolo di indagare anche nella vita privata di personaggi, pubblici o meno, coinvolti in vicende che destavano particolare attenzione. Come mai, malgrado l’attività del MTL si svolga principalmente nelle aule giudiziarie, al Piccolo non si sono mai chiesti né hanno scritto nulla sulla figura dell’avvocato Edoardo Longo, sulle sue simpatie per la destra razzista e revisionista, della sua vasta pubblicistica antisemita, nonché dei ripetuti provvedimenti disciplinari nei suoi confronti da parte dell’Ordine degli avvocati di Pordenone?
9. Per quale motivo Il Piccolo ha scelto il registro dell’ironica derisione per trattare la vicenda MTL, pur essendo evidente che l’utilizzo di quel registro non ha ottenuto altro risultato che quello di aumentare i consensi per gli indipendentisti? E in questo contesto, perché ha prestato il fianco auno sputtanamento epocale(******) affidando a un “giornalista” interno ai servizi segreti militari una replica approssimativa e smaccatamente falsa sulla questione di diritto internazionale posta dall’MTL, alimentando così la teoria di un complotto ai massimi livelli contro il movimento? Davvero hanno creduto che nessuno se ne sarebbe accorto?
10. Infine: nella redazione de Il Piccolo non ci si è posti queste domande per incompetenza e/o distrazione, o perché si tratta di domande scomode anche dal punto di vista di un quotidiano che storicamente ha rappresentato il baluardo dell’italianità di Trieste? Quest’ultima domanda sorge spontanea notando che anche la politica cittadina – dal sindaco PD Cosolini al PdL Rovis – si sono limitati, nelle loro critiche al MTL, a grattare solo la superficie della vicenda, malgrado a loro non manchino motivi di preoccupazione per il consenso che questo movimento sta raccogliendo. Sorge il dubbio che forse questo discorso neoindipendentista possa costituire un comodo spauracchio in tempi di crisi, ma forse non abbiamo abbastanza fantasia per immaginare come.
… E UN ULTIMO DUBBIO 
Noto infine che il post di Tuco e il fatto di essere ospitato su uno dei blog indipendenti più seguiti in Italia, finalmente fa emergere la vicenda neoindipendentista triestina anche nel contesto nazionale italiano, dove finora non erano disponibili informazioni generali in merito per il silenzio della stampa mainstream. Fatto piuttosto curioso e abbastanza inspiegabile considerando che si parla della città culla della retorica dell’italianità, che di colpo scopre di non voler più essere italiana. Non pareva una notizia secondaria… perchè a Il Piccolo non hanno ritenuto di segnalarla, ad esempio, ai cugini maggiori di Repubblica? Si era forse in attesa di eventi più truculenti e drammaticamente notiziabili? Si stava praticando qualche forma di esorcismo? O che altro?
* * *
I commenti al post sono chiusi. Sarò lieto di pubblicare un’eventuale risposta da parte del direttore o redattori de Il Piccolo nel merito della questione. -albolivieri
* * *
UPDATE 18/10/2013
Ecco la risposta del vicedirettore de 
Il Piccolo su Twitter.
Forse la regola deontologica di questa testata consiste nel motto 
“don’t ask, don’t tell”
  1. @albolivieri @abollis @p_possamai cosa ne pensate di quanto sta uscendo da non giornalisti su Mtl? Giuro che è vero interesse
@AlessandroMetz @albolivieri sacrosanto che ognuno scriva ciò che gli pare Noi continuamo con il nostro lavoro, giornalismo non romanzo ;-)

 Autore: albolivieri (Andrea Olivieri)

Sociologo, storico e traduttore per formazione, precario e attivista per storia personale. Per il mio impegno politico da qualche tempo sono sottoposto ad alcune limitazioni della libertà che rendono la mia vita molto più statica di quanto sia stata in passato. In proposito una vecchia e cara amica, una che ne sa a pacchi, mi ha scritto: "Approfittane per scrivere, che ti riesce piuttosto bene". Ho interpretato questo suggerimento come "deciditi finalmente a pubblicare quello che scrivi!", e ho pensato di recuperare un vecchio blog che forse a qualcuno ricorderà delle cose, l'ho ripulito da quanto non mi sembrava più utile, sto iniziando a riempirlo di cose nuove. Qui si parla di Storia, si tramandano e si tramano storie, si tenta di innescare dibattiti. Il titolo del blog più che un programma o una dichiarazione di poetica, è una diagnosi, se capite cosa intendo. Il tizio dell'avatar è mio nonno paterno, in un'immagine scattata dal padre di mia madre, Nino, a metà anni Sessanta. "Albo" era il suo nome di battaglia da partigiano del GAP inquadrato nella Brigata Intendenza "Montes" che operò nel Monfalconese.

http://carsica.wordpress.com/2013/10/17/dieci-domande-che-il-piccolo-non-si-e-posto-riguardo-al-movimento-trieste-libera/

(*)
Antonio Miclavez Questo è quanto, complimenti ad ALBA MEDITERRANEA che si dà da fare per diffondere il vero; spero che si trovi qualcuno che tolga di mezzo il golpista MONTI, che ci stà distruggendo. Con tanti violenti in giro, nessuno ha le palle di esercitare violenza contro chi ci sta distruggendo (Monti & co)? Avevo amici che a migliaia facevano esercitazioni con i pallini di plastica; c'erano i Lagunari di Venezia che andavano ad esercitarsi con loro. Avevano i cazzi durissimi, erano cattivissimi e si dipingevano da Rambo nelle loro esercitazioni che duravano giorni..... poi i Lagunari andavano a Felluja a collaborare nelle "Missioni di pace" degli americani, ed i miei amichetti dipinti di Rambo tornavano a lavorare. Se invece dei pallini di plastica prendessero dei proiettili veri e andassero a riprendersi l'altare della Patria, no? Un mondo migliore ce l'abbiamo, Scilipoti è l'unico che ne sta parlando, e Niel Farage al Parlamento europeo. Dopo la prima e la seconda guerra mondiale, la Germania sta sferrando la terza, ed è finanziaria. Ed il popolo tedesco come al solito ne è inconsapevole. Riprendiamoci la nostra Lira (già nel 2008 facevo parte del NoEuro di Renzo Rabellino, mente lungimirante); ora più che mai NOEURO. ANdate a prenderevi i soldi - se li avete - in banca, metteteli in cassaforte o portateli in Austria. Sapete che controllano sul confine con la Slovenia se portate i vostri soldi all'estero?? Sapete che non potete toglierli dalla banca se non meno di 990€ al dì, e no ripetutamente in vari giorni? Eppoi, arriva la Guardia di Finanza, che invece di proteggerci fà il gioco dei banchieri, appoggia le cartelle usurarie di Equitalia e l'arroganza dei dirigenti di Agenzia Entrate che l'altro girono mi dissero che non hanno a che fare con Equitalia (peccato ne posseggano il 51%), e che Equitalia non fà usura (??!!!?? fà al 90% usura). Alla mia richiesta di valutare due perizie usurarie di Equitalia che avevo con me dissero che "non era di loro pertinenza", e che gli interessi erano CERTAMENTE entro soglia. Ma allora, se avere dipendenti costa 4000€ mentre loro ne prendono 1.400 per poi prendere a 67 anni 600€ di pensione se la prendono, se il mercato è fottuto perchè ci lasciano invadere dai cinesi, se non ci imprestano i soldi per il il "Credit Crunch" DEL CAZZO O PERCHI MONTI DICE ANCHE CHE COSI' ci aiuta e siccome lo dice convinto, ha i capelli bianchi e la giacca e la cravatta blu ci crediamo anche, se la Guardia di FInanza non vede l'ora di romperci i coglioni controllando gli scontrini invece delle banche, se il mio amico panettiere ha avuto quest'anno già 8 visite fra NAS, USL, Guardia di FINANZA, Ufficio del lavoro, se le banche fanno usura a tutto spiano e la Guardia di Finanza non sa neanche leggere gli Scalari e la capa dell'Agenzia Entrate mi dice che come interessi non contano le Commisssioni e le spese (ma lo sa leggere il DL 644?), se la burocrazia ci sta facendo diventare pazzi non solo perchè è complicata, ma perchè neanche i burocrati ha le idee chiare... beh, vaffanculo Italia. Slovenia e Austria hanno purtroppo l'EURO, ma sono forse meno appetibili perchè i Cittadini hanno meno beni da farsi mangiare. Qui da noi c'è tanta roba da mangiare: dopo le autostrade e le Aziende più ricche, c'è Venezia, la Torre di Pisa, l'Altare della Patria; scommetto che quello se la pappa la Goldman Sachs, e magari lo regala a Monti. O viene un evento traumatico, cruento, violento contro i politici attuali, o è IMPOSSIBILE qualsiasi crescita. Io solitamente non sono violento, ma se avessi qualcuno che so io nel mirino sparerei per vari motivi: 1: perchè mi ha reso la vita difficile, e me la sta rendendo impossibile; 2: perchè renderà i miei figli schiavi; 3: perchè è senza scrupoli e non merita pietà: 4: perchè se non lo facciamo noi, lo farà lui: 5: perchè tutte le nefandeze che sta facendo le fà dicendo che è per il nostro bene. Ne possiamo uscire senza violenza? Non lo so, ma il veleno peggiore della democrazia vera, quella rappresentativa, è l'indifferenza, che ci ha portato dove siamo. Viva i NoTAV, viva chi ha le palle per reagire. Io ho dato, e spesso ho chiamato e c'era il vuoto. O la critica. Altre volte c'era empatia, che scladava il cuore. Gente, amici intelligenti che erano anche idealisti. Perchè senza idealismo non ne usciamo. Per chiudere mi permetto di allegare una letterina che ho scritto a mio flglio Leonardo, che è quello che vedete nella foto della mia homepage... buona permanenza in Italia, ciao a tutti da Antonio

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=394878053869907&id=295946387109249#_=_

(**)

Porto Vecchio: un triestino sfida tre big


di SILVIO MARANZANA


È un triestino a guidare la cordata palesatasi giovedì nell’ultimo giorno utile per ottenere in concessione l’intero Porto Vecchio. Si chiama Marcus Donato ed è il titolare della società di brokeraggio denominata Helm project marine brokerage service. Tenterà di far concorrenza agli altri tre competitors per l’intera area. Si tratta della Save, la società presieduta da Enrico Marchi che gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso, terzo polo aeoportuale italiano, e controlla il marchio Centostazioni, che si è presentata a propria volta all’ultimo momento sebbene le voci sulla sua partecipazione girassero da settimane. Poi del cartello formato dalle imprese di costruzioni Rizzani de Eccher e Maltauro e sostenuto da Banca infrastrutture innovazione sviluppo del gruppo Intesa San Paolo e dalla Sinloc, società che valuta la fattibilità economico-finanziaria e procedurale di progetti. Infine della Trieste Porto Vecchio development company srl, società creata ad hoc da Maurizio Zamparini presidente del Palermo calcio e fondatore della catena Mercatone Emmezeta.
«Ho alle spalle un gruppo bancario internazionale con capitali europei e statunitensi, un gruppo di imprenditori italiani e un partner di prestigio del settore alberghiero», ha dichiarato ieri Marcus Donato nato in Svizzera da papà di Trieste, città in cui ora abita con la famiglia e svolge l’attività di broker in campo marittimo dopo essere stato project manager di navi soprattutto da crociera a Monfalcone e in Germania. «Sono stato indotto a muovermi appena dieci giorni fa per cui il nostro progetto è ancora da definire nei dettagli - ha aggiunto ieri Donato - l’investimento globale che abbiamo fin d’ora previsto però è ben superiore agli 800 milioni di euro indicati dall’Autorità portuale. Intendiamo trasformare il Porto Vecchio in una cittadella di stile austroungarico da dare in fruizione non solo ai turisti, ma soprattutto ai triestini. Il nostro progetto infatti prevede anche la realizzazione di una spiaggia pubblica e sottolineo pubblica. Poi certamente intendiamo creare anche un porto per megayacht, realizzare una piscina, ospitare strutture scientifiche».
Punto forte del progetto le strutture ricettive. «Il fatto che la variante urbanistica non ammetta la realizzazione di alberghi non ci spaventa - ha commentato Donato - intendiamo realizzare ostelli, foresterie, resort turistici a servizio dei clienti dei porti nautici. Quanto a un acquario, non lo abbiamo previsto in una prima fase, ma potremmo facilmente aggiungerlo». I contenuti non differiscono esageratamente, come si legge sotto, da quanto previsto dagli altri tre progetti generali. All’interno di tutti potrebbe comunque esserci spazio per gli insediamenti ufficialmente richiesti ad esempio da Area science park, Icgeb (Istituto ingegneria genetica e biotecnologia), la Fiera di Trieste, l’Istituto Nautico, il Polo musicale, gli studi professionali, il cantiere Alto Adriatico, l’impresa triestina di allestimenti navali Vitrani.
Ma un’altra richiesta forte è quella avanzata da Richard Ellis group leader internazionale nell’ambito dei servizi di real estate con più di 300 uffici e 29 mila dipendenti in oltre una cinquantina di Paesi che ha il proprio quartier generale a Los Angeles. Altra candidatura straniera è quella di Sud West marine, azienda specializzata nel noleggio e vendita di imbarcazioni da diporto e yacht con sede a Hugelsheim in Germania. Ancora, tra i richiedenti risulta Unieco, l’impresa di costruzioni legata a Coop Nordest che sta per realizzare nei pressi, di fronte alla stazione ferroviaria il grande polo commerciale e del tempo libero dei Magazzini Silos. Anche Greensisam, l’impresa che realizzerà la cittadella di Evergreen che ha ottenuto in concessione per novant’anni i primi cinque magazzini del Porto Vecchio ha richiesto spazi accessori.
Durante questo mese di agosto l’Autorità portuale dovrà verificare la completezza della documentazione e la compatibilità delle 34 richieste con le attività ammesse dalla variante. Se questi requisiti non saranno stati rispettati la domanda verrà eliminata.

http://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2008/08/02/NZ_16_APRE.html

(***)

Trieste. Incontro Gazprom – Wintershall

TRIESTE, 10 OTT – Due dei massimi dirigenti di Gazprom e della compagnia tedesca Wintershall (gruppo Basf), a cui ieri il premier italiano Silvio Berlusconi e il primo ministro russo Vladimir Putin hanno dato il via libera per l’ipotizzato ingresso nel progetto del gasdotto South Stream, si sono incontrati tra ieri ed oggi a Trieste. L’occasione ufficiale dell’incontro è stata la sponsorizzazione, da parte di Gazprom, della barca Esimit Europa 2, che oggi ha vinto la Barcolana, la regata velica più affollata del Mediterraneo. Nel capoluogo giuliano, il gruppo russo ha organizzato tra ieri ed oggi un’accoglienza dedicata ad alcuni ospiti. Nonostante il massimo riserbo che viene mantenuto sull’agenda e sui nominativi degli ospiti, si è saputo che il vicepresidente del comitato di gestione di Gazprom, Alexander Medvedev, ha avuto modo di intrattenersi a lungo con il presidente del comitato di gestione di Wintershall, Rainer Seele.

 http://www.ilgiornaledelfriuli.net/economia/trieste-incontro-gazprom-wintershall/#ixzz2sPojsVyU

(****)

INAgip Orders New Platform for IKA SW Field Offshore Croatia


INAgip Orders New Platform for IKA SW Field Offshore Croatia

INAgip, a joint venture between Croatia’s oil company INA and Italy’s Eni, yesterday ordered an offshore production platform from Rosetti Marino.
A significant portion of the construction works will be undertaken at Croatia’s Viktor Lenac shipyard which is a subcontractor of Rosetti Marino. Construction of the platform is scheduled to begin in mid-2013 and it is expected to take 20 months.
Once delivered, the offshore production platform will be deployed at the IKA South West natural gas field in the Croatian sector of the Adriatic Sea.
The joint venture also has option to order a second platform. Construction of the second platform depends on the results of new exploration wells that will be drilled in the meantime by INAgip.
Offshore Energy Today Staff, November 8, 2012

http://www.offshoreenergytoday.com/inagip-orders-new-platform-for-ika-sw-field-offshore-croatia/
(*****) Il caso Kazakistan e il grande affare del gas
SULMONA – “Povera Italia, ridotta a provincia del Kazakistan! Le autorità di polizia italiane, con grande solerzia e senza rispettare la legge, consegnano nelle mani del presidente-dittatore kazako Nazarbaev la moglie e la figIia del dissidente Ablyazov .La credibilità del nostro Paese va sotto zero. Alti funzionari di polizia sono costretti a dimettersi. La maggioranza delle larghe intese PD-PDL, pur di salvare il governo, assolve il Ministro dell' Interno Angelino Alfano. Il tutto sarebbe avvenuto "a sua insaputa". 

Ma perché l'Italia sarebbe stata così disponibile nell'accogliere la richiesta del governo Kazako? Secondo la stampa internazionale perché il nostro Paese ha importanti affari con il Kazakistan, in particolare nel campo del petrolio, del gas e della vendita di armi. Ha scritto il Financial Times : "si sospetta che lo abbia fatto per gli interessi commerciali in un paese ricco di risorse come il Kazakistan, corteggiato da Silvio Berlusconi quando era presidente del consiglio e da altri leader mondiali". L'Italia, attraverso l'ENI, ha notevoli investimenti in Kazakistan. Ma vi sono anche altre società che fanno affari nel settore degli idrocarburi e nella costruzione e manutenzione di oleodotti e gasdotti. L'Huffington Post ne ha pubblicato l'elenco e tra queste imprese sono citate : Agip, Saipem, Bonatti spa, Igs, Kcoi, Rossetti Kazakhstan, Kios Cjsc, Sicim spa, Ersai Caspian Contractor e Jsc Jv Byelkamit. Nel campo del cemento e delle costruzioni hanno un ruolo di primo piano la Italcementi e il Gruppo Todini.

Ma è proprio nel settore del gas che Berlusconi e Putin avrebbero interessi diretti. Secondo una inchiesta di Repubblica del 10 dicembre 2010, dal titolo "la spartizione del bottino", "un membro del board di Gazprom (il colosso energetico russo, ndr) e un suo assistente hanno confermato a un interlocutore che Repubblica ritiene attendibile che, in cambio dell'espansione in Europa occidentale di Gazprom, Putin abbia aperto a Berlusconi la strada ai giacimenti pre - caspici in Kazakistan, metano poi depurato nella vicina centrale russa di Orenburg e lì immesso nei tubi verso l'occidente"; "Il Cavaliere - continua Repubblica - avrebbe investito, in uno dei giacimenti contigui al grande bacino di Karachagnakh oltre mezzo miliardo di dollari, per un rendimento annuo che, alle attuali (e calanti) valutazioni di mercato, potrebbe fruttargli tra i 100 e 300 milioni di dollari l'anno di profitto".

L’intreccio tra politica e affari nel settore dell’energia è sempre stato molto stretto. La "guerra del gas", per la spartizione di un’enorme torta di profitti, è in pieno svolgimento.
Proprio dai grandi giacimenti dell'area del Caspio dovrebbero partire tre nuovi gasdotti, il Poseidon, il TAP (Trans Adriatic Papiline) e l'Interconnector LNG. L'approdo dei tre mega tubi è previsto sulla costa pugliese . Arrivati in Italia, questi ingenti nuovi quantitativi di gas (oltre 30 miliardi di metri cubi l'anno) verrebbero convogliati nel grande gasdotto della Snam Brindisi - Minerbio, di 687 km. In Basilicata, inoltre, è prevista la realizzazione di un grande deposito sotterraneo di gas della società russa Geogastok. Il "nostro" gasdotto Sulmona-Foligno di 167 km, con centrale di compressione a Sulmona, è un pezzo del Brindisi Minerbio e, unitamente al potenziamento dei pozzi di stoccaggio di San Salvo - Cupello, è funzionale al disegno delle multinazionali di trasformare il nostro Paese in "hub" del gas. Poiché l'Italia non ha bisogno di più gas , essendo le infrastrutture esistenti già sovrabbondanti , il gas aggiuntivo sarà rivenduto ad altri paesi europei. Altro che pubblica utilità del metanodotto Brindisi - Minerbio! Eni, Snam e le altre multinazionali intendono utilizzare il nostro territorio unicamente come una pedina al loro servizio. Per i loro affari siamo semplicemente terra di occupazione, ovvero una "servitù". Noi, che sappiamo bene come il settore degli idrocarburi, nel mondo, è tra quelli che presentano i più alti indici di profitto ma anche di illegalità e di corruzione, non intendiamo essere "servi" di nessuno, ma, al contrario, essere cittadini liberi che rivendicano il sacrosanto diritto di decidere del futuro del proprio territorio. Per questo siamo fermamente intenzionati a combattere fino in fondo una battaglia che è insieme per la difesa della vita e della democrazia".
Comitati cittadini per l’ambiente 

http://www.rete5.tv/index.php?option=com_content&task=view&id=29811&Itemid=149

(******)

Trieste: le false notizie ONU anti-TLT opera di un ufficiale dei servizi militari

Propagande di intelligence per gonzi politici


L’intervista del 2005 sta ancora su un sito di demodossalogia (pubblica informazione e disinformazione):
http://www.demodossalogia.it/index.php?option=com_content&task=view&id=180&Itemid=1
L’intervistato, che nella foto ha l’aria simpatica e furbetta sotto un cappellino col logo della NATO «è giornalista professionista e redattore del “Piccolo” di Trieste. Ha maturato un’esperienza ventennale lavorando per testate giornalistiche quotidiane e periodiche e, in qualità di ufficiale delle Forze di completamento dell’Esercito, da anni svolge anche le funzioni di addetto stampa per la Forza armata. Ha prestato la sua professionalità, come esperto nel campo della comunicazione e dell’informazione, in missioni di pace all’estero con il contingente italiano [...] e inviato dal Ministero degli esteri […].» in teatri di crisi del Medio Oriente ed altrove.
Sulla materia inoltre «Svolge un’intensa attività di conferenziere e d’insegnante per le Forze armate.» e chiarisce vispo all’intervistatore: «io faccio parte di quelli che formano l’opinione pubblica e forse la condiziono, più che costituirla […] molta parte dell’opinione pubblica si forma attraverso un media, di cui io sono anche un operatore tra l’altro.»
Tra l’altro, questo simpatico collega è il Pier Paolo Garofalo che da questo settembre 2013 è anche autore principale di un ingegnoso doppio falso propagandistico per attribuire prima al Centro Informazioni europeo dell’ONU dichiarazioni contro il Movimento Trieste Libera, e poi al Segretariato Generale dell’ONU posizioni ufficiali contro il Territorio Libero di Trieste.
Chapeau dunque (con o senza logo NATO) al collega avversario per l’esecuzione dell’incarico. Ma vergogna assoluta sia per quanti l’hanno richiesta, sia per tutti i politici ed i media del pollaio locale che oltre a bersi per vere quelle invenzioni palesi le hanno fatte proprie strillando esultanti che l’ONU dava ragione a loro.
Se avessero invece attivato dell’organo che sta tra le orecchie non solo l’amigdala paleozoica ma anche la corteccia evoluta, si sarebbero dovuti almeno chiedere da quando in qua i cautissimi funzionari ed uffici delle Nazioni Unite esprimono posizioni ufficiali al telefono o via mail con giornalisti sconosciuti.
Insomma, il disinvolto collega Garofalo ha risolto il suo problema operativo centrando professionalmente il bersaglio che lui stesso nell’intervista citata definiva della «casalinga di Voghera» cioè delle «persone di medio livello e media cultura» più manipolabili alle propagande.
Ma così ci ha anche reso più l’evidente il problema generale peggiore, che è (al di là delle parti) quello di essere governati ed informati da gruppetti di furbastri che comandano una gran truppa politica e giornalistica di livello così “medio” da dimenticarsi di pensare prima di parlare, e di scrivere.
Mentre la gran parte della gente triestina ha capito quasi subito la situazione, lasciando a loro la figura esclusiva dei bugiardi o dei gonzi. Da quel che abbiamo potuto leggere, infatti, l’elenco dei media e dei politici che hanno dimostrato di non esserci cascati si limita per i primi a noi della Voce, e per i secondi al segretario della Slovenska Skupnost avv. Peter Močnik con forse un paio d’altri.
Costruzione del doppio falso
Vediamo dunque di ricostruire, dai documenti e dalle fonti dirette, il doppio colpaccio del collega ed ufficiale Garofalo e dei suoi aiutanti.
Il campo d’operazioni è la battaglia di propaganda contro la ribellione di popolo che dà vita al Movimento Trieste Libera. Le artiglierie disinformative principali sono i due quotidiani locali in italiano e sloveno, Il Piccolo e Primorski dnevnik, mentre le truppe politiche sono gli apparati residuali dei partiti italiani, con al centro il Pd , che dai loro precedessori hanno ereditato l’obbedienza dei gregari ma non l’intelligenza dei capi.
L’obiettivo dell’azione specifica era simulare una “scomunica” dell’ONU contro i triestini ribelli, per compensare la diffusione da parte loro di documenti regolari ed autentici del Dipartimento di Stato degli USA che invece confermano lo status giuridico internazionale della città e del suo porto franco come Territorio Libero di Trieste, Stato sovrano membro delle Nazioni Unite sotto loro garanzia ed in amministrazione civile provvisoria dal 1954 del Governo italiano.
Primo round
L’operazione disinformativa speciale sull’ONU ha fatto leva su contatti con i suoi centri stampa ma risulta avviata presentando (19 agosto) e pubblicizzando a grancassa sul Piccolo (12 settembre) la dichiarazione processuale apparentemente estemporanea di un avvocato dello Stato, Marco Meloni, secondo il quale il Movimento Trieste Libera farebbe uso illecito di bandiere e simboli dell’ONU.
Intanto Garofalo o chi per lui chiedeva come giornalista del Piccolo ad un funzionario dell’UNRIC, il Centro Informazioni europeo delle Nazioni Unite, di sapere quali siano le norme sull’uso ufficiale di quei simboli e bandiere, ed il funzionario cortesemente gliele indicava autorizzandolo a citarlo solo come fonte di quella semplice informazione. Naturalmente si trattava degli usi vincolati ufficiali della simbologia ONU, e non di quelli propri dei liberi appelli o proteste politici.
Sul Piccolo del 17 settembre 2013 Garofalo ha invece attribuito col massimo rilievo a quel funzionario, con nome e cognome, dichiarazioni ufficiali e minacciose dell’UNRIC contro l’uso che ne fanno i triestini, come se egli confermasse le accuse dell’avvocato dello Stato.
Al che quasi tutti i politici locali hanno rilanciato in coro quelle accuse e false conferme, senza nemmeno verificare la storia. E senza capire che non reggeva, perché i protocolli di comportamento dei funzionari ONU non consentono dichiarazioni del genere.
La Voce ha chiesto perciò subito per iscritto chiarimenti all’UNRIC ed al funzionario, che ci ha infatti risposto sorpreso di non aver mai rilasciato quelle dichiarazioni, e ne ha preannunciata una smentita ufficiale dell’UNRIC al Piccolo.
Noi abbiamo quindi reso subito pubblico il falso accertato, tenendo le sue mail doverosamente riservate, mentre il Piccolo non ci risulta ancora (1° ottobre) averne pubblicate correzioni o smentite, a meno che le abbia inserite dove non siano evidenti al lettore (mentre la legge impone evidenza adeguata).
A questo punto avevamo comunque preso lo scaltro collega con le mani nel sacco, mentre i politici e media coinvolti incominciavano a fare la figura dellaleadershit perfetta.
Secondo round
L’apparato aggressore ha tentato allora di coprirsi e coprirli rilanciando l’operazione disinformativa sull’obiettivo maggiore: il Segretariato Generale dell’ONU.
Dalla sede regionale RAI, la Radiotelevisione italiana di Stato, è partita infatti una mail d’interpello al dirigente dell’ufficio stampa (portavoce) del Segretariato, M.Nesirsky, con la quale un giornalista (Antonio Caiazza) riassumeva le tesi di Trieste Libera in riferimento ai Trattati e chiedeva: «My question is what United Nations think about the present, actual status of Trieste? Is the Territory finished or not in opinion of the United Nations?» cioè: “La mia domanda è cosa pensano le Nazioni Unite sul presente, attuale status di Trieste? Il Territorio è cessato o no nell’opinione delle Nazioni Unite?”.
Nesirski ha scaricato il problema ad una dei funzionari suoi sottoposti, Morana Song, che dopo avere sentito un dei loro uffici legali ha dato comunque una risposta diplomatica significativamente cauta. Non esprime infatti (ed ovviamente) alcuna posizione a nome delle Nazioni Unite, né valutazioni sui Trattati e sullo status giuridico di Trieste, ma si limita a comunicare in via interlocutoria personale al “Dear Antonio”, caro Antonio, che «The United nations Secretariat considers Trieste to be an integral part of Italy» cioè: “Il Segretariato delle Nazioni Unite considera Trieste come una parte integrante dell’Italia.”
Il che nel linguaggio diplomatico significa esattamente che gli uffici del Segretariato (nemmeno il Segretario) considerano, cioè trattano nelle loro attività di amministrazione e rappresentanza, Trieste come parte integrante dell’Italia. Ma non intendono esprimersi sulla questione effettivamente posta se questo sia o no anche il suo status giuridico per l’Organizzazione delle Nazioni Unite
Gli uffici legali dell’ONU che la funzionaria ci risulta avere consultato per fornire questa risposta sibillina sanno infatti perfettamente che lo status del Free Territory of Trieste in amministrazione provvisoria del Governo italiano ha implicazioni multilaterali complesse, che possono essere trattate adeguatamente soltanto nelle sedi e con le procedure internazionali corrette, incluso l’accertamento monitorato della volontà della popolazione sovrana amministrata.
L’operazione disinformativa ha invece approfittato di due punti deboli del sistema. Il primo è la difficoltà dei funzionari ONU ad immaginare che qualcuno possa essere così scorretto o maldestro da pubblicare senza autorizzazione, e come comunicazioni ufficiali di organi delle Nazioni Unite, delle mail interlocutorie di cortesìa. Il secondo sono le stupidità ed ignoranze incredibli diffuse su questi argomenti nella classe politica a Trieste.
La RAI regionale ha infatti sparato immediatamente (24.settembre) nei suoi telegiornali le due mail, spacciando falsamente la seconda per una risposta ufficiale prima del Segretario delle Nazioni Unite, e poi del loro Segretariato, che negherebbe “con una sola riga” l’esistenza del Territorio Libero. Ed ha rinforzato la notizia falsa accompagnandola con immagini di Ban Ki Moon mentre discute e firma atti.
Il giorno dopo (25 settembre) mentre il telegiornale RAI regionale ripeteva la notizia falsa in relazione a Trieste Libera attribuendo al Segretariato la dichiarazione travisata, sul Piccolo a stampa ed in rete il collega specializzato Garofalo ha pompato lui trionfalmente la notizia falsa sullo stesso schema professionale sfacciato ed efficace. Che è stato ricalcato anche dal Primorski dnevnik e dagli altri media locali embedded, proprio come nei teatri di guerra psicologica mediorientali.
Lo specialista militare di condizionamento dell’opinione pubblica ha titolato infatti con astuzia sul quotidiano:
«L’ONU: TRIESTE PARTE INTEGRANTE DELL’ITALIA – Con una mail di una riga inviata alla Rai regionale, il Segretariato delle Nazioni Unite chiude la questione del Tlt»
sviluppando nel testo l’interpretazione fasulla della mail con scelta tecnica attenta delle parole per far credere che si tratti di un parere ufficiale delle Nazioni Unite, coinvolgendovi suggestivamente anche l’immagine dell’Assemblea:
«”Il Segretariato delle Nazioni Unite considera Trieste essere parte integrante dell’Italia”. Questa volta per le aspirazioni del Movimento Trieste Libera, che propugna la tesi di un Territorio libero di Trieste indipendente dalla Repubblica italiana, sembra arrivata la censura definitiva. Le poche ma significative parole sono state rilasciate ufficialmente dal’Ufficio del portavoce del segretario generale, il sudcoreano Ban Ki-Moon, attraversa una mail d’indirizzo “istituzionale”, su richiesta del giornalista della Rai Antonio Caiazza. [...] «Ora le Nazioni Unite, nella settimana che vede riunita a New York l’assemblea generale, uno dei momenti più “alti” delle attività onusiane, lo confermano: Trieste appartiene all’Italia. Le aspirazioni dell’Mtl a chiamare in causa il palazzo di vetro per farsi riconoscere le proprie ragioni appaiono senza speranze. L’Ufficio del portavoce del segretario generale, retto dal dicembre 2009 dal britannico Martin Nesirky, è stato conciso ma chiaro.»
Il tutto col risultato ormai ovvio di scatenare, ancora con atmosfere mediorientali, un coro assordante di grida dei conduttori, cammelli e somari della politica sia italiana che slovena che si pensavano improvvisamente benedetti dal Segretario dell’ONU, e forse lo credono ancora.
Mentre contatti diretti immediati, sia da Trieste che dagli Stati Uniti, con la funzionaria ONU suo malgrado coinvolta hanno confermato che non aveva mai autorizzato la pubblicazione di quella sua mail, e tantomeno come posizione ufficiale del Segretariato o di altri organi dell’ONU, dato che non lo era affatto, e non poteva esserlo.
Conclusioni
Sembra quindi che abbiamo preso tecnicamente (sorry: niente di personale) con le mani nel sacco per la seconda volta quell’abile collega ed ufficiale informativo specializzato, più qualche aiutante ed apprendista.
Giornalisticamente invece con questa stessa breve indagine abbiamo beccato quasi tutti gli arroganti politici e media locali, più qualche loro giurista politicizzato, a fare quella che ormai è doveroso definire fuori di ogni possibile perifrasi una nuova gran figura di merda. Per lavare la quale non basterà che seguano l’esempio del sindaco buttandosi in mare vestiti.
Una figuraccia che rende inoltre evidente una volta per tutte il perché costoro ricorrono sempre più spudoratamente a queste ed altre propagande imbroglione: non hanno nessun vero argomento giuridico, né etico, da opporre ai diritti di lavoro e di prosperità violati del Territorio Libero e del Porto Franco di Trieste, ed all’indignazione sempre più travolgente dei suoi cittadini, lavoratori e disoccupati.
Sulla quale pensiamo possa essere personalmente d’accordo anche il collega ed ufficiale d’intelligence del quale ci siamo dovuti occupare per una vicenda così squallida.
A quei politici dovremmo chiedere soltanto le dimissioni in blocco. Ed a media che si prestano a simili operazioni si può solo opporre il rifiuto di leggerli ed ascoltarli sinché violeranno in maniere così gravi le regole del giornalismo etico ed indipendente.

http://www.lavoceditrieste.net/2013/10/01/trieste-le-false-notizie-onu-anti-tlt-opera-di-un-ufficiale-dei-servizi-militari/

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