Gli errori da evitare
Il primo errore da evitare? Restare a guardare. Perché lo spettacolo non è uno spettacolo: è radiazione, calore, onde d’urto. «Appena vedete il flash – spiega chi studia questi scenari – non esiste la curiosità. Coprite gli occhi, sdraiatevi, cercate un riparo solido». Pareti spesse, cemento, mattoni: qualsiasi cosa che separi dal mondo esterno. Meglio ancora se sotto terra, in un seminterrato o in metropolitana. Le finestre, invece, sono nemiche: il vetro vola come una lama, e il calore può trasformare una stanza in un forno. Se si è in strada, meglio stendersi dietro un muro, un’auto, perfino in un fossato: serve a resistere all’onda d’urto. Non è eleganza, è sopravvivenza.
Il nemico invisibile
Poi arriva il nemico invisibile: la polvere radioattiva che inizia a ricadere dopo circa dieci minuti. È la finestra da sfruttare. Bisogna chiudersi dentro, sigillare porte e fessure, spegnere la ventilazione. Una cantina, il corridoio di un edificio, persino un bagno senza finestre diventano rifugi improvvisati. E qui entrano in gioco i gesti pratici. Se si è stati all’aperto: via i vestiti, lavaggio accurato di pelle e capelli per eliminare fino al 90% delle particelle radioattive. E sì, anche gli animali domestici vanno protetti: niente ciotole in giardino, niente uscite “al volo”.
Kit d'emergenza
Gli esperti raccomandano di pensare in anticipo a un kit d’emergenza. Niente bunker hollywoodiani: basta acqua, cibo che non scade, una torcia, una radio a batterie e un po’ di nastro adesivo per tappare le fessure. Dettagli che oggi sembrano ridicoli, ma domani potrebbero salvare.
Gestire la paura
La parte più difficile? Gestire la paura. Correre fuori appena dopo l’esplosione è l’istinto più naturale, ma anche il più sbagliato. Bisogna resistere: restare al chiuso almeno 24 ore, fino a nuove istruzioni. Una radio vecchio stile, quella con pile che non si scaricano mai, può diventare l’unico filo con l’esterno. Non è fantascienza né catastrofismo da bar: è scienza. Ed è la ragione per cui chi studia la protezione civile lo ripete: «Sapere cosa fare nei primi dieci minuti è la miglior arma di difesa che abbiamo». Non serve il panico, serve lucidità. Perché quando il mondo sembra franare, sono i gesti semplici – abbassarsi, chiudere una finestra, accendere una radio – a fare davvero la differenza.

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