mercoledì 30 luglio 2025

Vito Grasso

 


“Mio fratello è scomparso quando aveva diciannove anni e noi da trentaquattro anni aspettiamo di sapere cosa gli è successo. Non si può vivere in questa costante angoscia dell’attesa. Ma non mi rassegno e sono sicura che nonostante sia trascorso tutto questo tempo, c’è ancora la speranza di conoscere la verità. Per questo è necessario che chiunque è in grado di fornire anche solo una piccola notizia, trovi il coraggio di farsi avanti e di parlare”. Queste è l’appello che Maria Grasso, la sorella Vito, il ragazzo scomparso da Giarre (Catania) il 4 marzo del 1991, rivolge a chiunque è in grado di rivelare delle notizie riguardanti la scomparsa del fratello. Vito è uno studente e non ha brutte amicizie. Come i giovani della sua età ha tanti sogni nel cassetto: vuole terminare gli studi, aprire un negozio di elettronica e mettere su famiglia. Ma qualcosa improvvisamente distrugge tutto e da quel maledetto giorno Vito scompare per sempre. Sono le 16 quando Vito chiede alla madre dieci mila lire per andare a fare benzina alla sua Fiat 850. Da quel momento il ragazzo sembra essere stato inghiottito nel nulla. Alle quattro del mattino sul lungomare di Fondachello, il papà trova l’auto di Vito. Sulla spiaggia ci sono tutti i suoi vestiti, tranne gli slip. Lì per terra sulla sabbia anche lo zaino con dentro i documenti e le chiavi. Il mare in quei giorni è molto agitato e anche se Vito avesse deciso di farla finita, le onde lo avrebbero riportato a riva, vivo o morto. Mi dice sua sorella Maria: “Non siamo mai riusciti a darci una spiegazione su quanto è accaduto. Non abbiamo mai avuto un elemento per fare partire le nostre ricerche o avanzare dei sospetti. Mio fratello aveva una vita molto regolare e non aveva brutte frequentazioni”. Vito, l’estate precedente, ha conosciuto Daniela, una ragazzina di quattordici anni. Tra i due nasce una storia d’amore. Lei, originaria di Vulcano, vive in un collegio di suore a Milazzo. Daniela sentita dagli inquirenti, forse per paura o per pudore, ha sempre negato la frequentazione con Vito e non ha mai collaborato alle indagini. Un manovratore della stazione ferroviaria di Giarre-Riposto riferisce che la notte tra il 4 e il 5 marzo, ha notato un ragazzo nella stazione, in prossimità del telefono a gettoni davanti ai binari. Il testimone afferma che il presunto scomparso appare smarrito e vestito con abiti troppo leggeri considerata la temperatura di quel periodo. Si scopre che quella notte l’unico biglietto che è stato venduto è per Milazzo. Gli inquirenti a questo punto pensano di aver chiuso il cerchio e archiviano le indagini ritenendo che Vito si è allontanato volontariamente. Maria e la sua famiglia non si rassegnano. Sono convinti che qualcuno è a conoscenza di particolari che se rivelati consentiranno la riapertura delle indagini e la ripresa del cammino per la ricerca di quella verità fino a oggi negata. Qualcuno, dopo tutti questi anni, ricorda o sa qualcosa? Non abbiate paura, fatevi avanti.

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