La mattina del 23 luglio del 1994 Alessia Rosati, ventunenne studentessa universitaria, esce di casa in via Val di Non, nel quartiere di Montesacro (Roma), dove viveva con i genitori e il fratello e scompare per sempre. Da quel giorno sono trascorsi trentuno anni e di Alessia non si è più saputo nulla. Alessia era iscritta alla Facoltà di Lettere della Sapienza. La ragazza era militante dell’estrema sinistra romana. Frequentava il Forte Prenestino e il Villaggio Globale. Era appassionata alla politica, e la si poteva incrociare nelle cosiddette “aulette blu” de La Sapienza in quegli anni. Aveva contatti anche con “Hai visto Quinto?” e ad Autonomia operaia in via dei Volsci, a San Lorenzo. Quel giorno era uscita dicendo di accompagnare un'amica che doveva sostenere l'esame di maturità. Le due amiche, dopo la seduta d'esame, si salutano alle 12.45. Alessia però a casa non tornerà più. Tre giorni dopo l'amica, quella dell'esame di maturità, riceve una lettera firmata da Alessia, in cui le confida di avere incontrato una vecchia amicizia e di voler viaggiare per l'Europa in compagnia di questa persona. Quella lettera davvero l'ha scritta Alessia? È una messinscena o un depistaggio? Dalla testimonianza resa alle autorità anni fa da un’amica di Alessia viene fuori che Alessia aveva avuto una relazione sentimentale con tale “Bugia”, anche lui nel giro dei centri sociali romani. La scomparsa di Alessia, dopo tutti questi anni, resta un mistero. Queste le parole di Antonio Rosati, il papà di Alessia, che non ha mai smesso di lottare per conoscere la verità sulla scomparsa della figlia: "L’attesa è sempre più fievole, io non mi aspetto più niente. Non so neanche se sia ancora viva. Trentuno anni sono troppi, potrebbe esserle accaduto di tutto, forse è morta all’estero. Quando non hai nulla sbatti la testa dappertutto. Quando io e mia moglie non ci saremo più, non ci sarà più nulla di lei”. Nonostante siano trascorsi tutti questi anni se qualcuno sa o ricorda qualcosa, si faccia avanti.
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