Mentre la Presidente del Consiglio Meloni spiega che “i dazi non sono poi questa catastrofe”, in Spagna il premier spagnolo socialista Pedro Sanchez, in meno di 24 ore, ha già dato una risposta politica ed economica fortissima a Trump e ai suoi sciagurati dazi.
Un maxi-piano di rilancio da oltre 14 miliardi di euro tra fondi, garanzie, prestiti, linee di credito con cui la Spagna sostiene concretamente le aziende che saranno più colpite.
E, insieme, dipendenti e lavoratori che rischiano il proprio posto.
Non solo. Sanchez ha anche sbugiardato pubblicamente Trump sugli inesistenti dazi al 39% da parte dell’Europa.
“Non è vero. È una menzogna. Le conseguenze di questa guerra commerciale saranno enormi, specie per chi l’ha provocata”.
Infine ha proposto di investire su un fondo comune europeo finanziato coi ricavi degli extra-dazi, dettando letteralmente la rotta all’Europa in senso europeista e anti-protezionista.
Questa è la differenza (ENORME) tra un premier che fa Politica e governa davvero, senza scodinzolare dietro il nuovo boss mondiale, e una sedicente sovranista e “patriota” che annaspa, mimimizza e tenta disperatamente di salvare il rapporto col suo amichetto americano.
Avercelo un premier anche di un centesimo del livello e dello spessore di Pedro Sanchez in Italia. E in Europa.
Lorenzo Tosa
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