domenica 9 giugno 2013

Incarico al Movimento 5 stelle di Fausto Bertinotti


bertinotti
Molti, in questi giorni, anche tra i più informati, seguono con sconcerto ciò che accade sulla scena politico-istituzionale del paese. A molti tutto quel che accade appare incomprensibile. In molti tende a prevalere un grande pessimismo sul futuro. Ma le ragioni per le quali si giunge sempre più spesso e sempre più in numero crescente a queste conclusioni sono le più diverse, non riconducibili ad una qualche unitarietà di visione. Si manifesta così una crisi drammatica della politica mentre si genera un ulteriore distacco dei cittadini dalla politica stessa e dalle istituzioni.
Personalmente, penso che la crisi sia così profonda da renderle irriformabili dal loro interno. Esse sono dominate, da un’economia che le ha svuotate di senso, sovrastate da un finanzcapitalismo che ha manomesso e compromesso la democrazia in Europa. Penso, perciò, che la sua riconquista sia affidata a quei barbari senza barbarie che attraversano la nostra società. Chi pensa, invece, che la politica e le istituzioni debbano, e possano, essere riformate dall’interno, ha, proprio nella crisi, il suo banco di prova. Le recenti elezioni ne hanno aperta una specifica. Svoltesi all’insegna della governabilità, esse ne hanno falsificato la tesi, malgrado l’esistenza di uno scandaloso premio di maggioranza per renderla realizzabile.
Il dopo elezioni sta ogni giorno confermando la sua crisi, senza che dall’interno del sistema politico emerga una qualche convincente via d’uscita. Quelle forze, quelle che pensano necessario e possibile riformare il sistema politico, dovrebbero allora accettare almeno la sfida della realtà. Una nuova forza politica, il M5S, è stata portata dal voto al centro della scena della democrazia rappresentativa, in primo luogo, proprio perché portatore della critica e dell’opposizione a questo sistema. Perché non la mettono alla prova cercando di farsi forza con ciò che altrimenti loro non hanno? C’è un solo modo per farlo: chiedere che venga conferito l’incarico di Presidente del Consiglio ad un esponente del M5S indicato dallo stesso movimento. Un incarico forte e incondizionato.
Se il sistema attuale è senza via d’uscita visibile a occhio nudo, venga dato l’incarico di governo a chi ne ha proposto più drasticamente il cambiamento. Esso passerebbe così da oggetto della consultazione al suo soggetto, quello con le cui proposte di governo tutte le altre forze politiche dovrebbero confrontarsi. Intendiamoci, sarebbe ugualmente fuori dalla portata dell’operazione, quella che a me sembra la questione centrale dell’Europa di oggi, il suo modello sociale, la mortificazione sociale e civile delle popolazioni prodotta dal rovesciamento del conflitto di classe agito oggi dalle classi proprietarie contro quelle subordinate. Ma essa, del resto, si decide comunque su un altro campo di gioco.
Nella crisi politico-istituzionale ciò che è chiamato direttamente in causa è il disastroso sistema politico del paese, svuotato da ogni forma di democrazia reale. Se il tema è la sua riforma dall’interno delle istituzioni, non è ragionevole affidare l’incarico di governo a chi ne ha fatto il suo profilo e su di esso ha ottenuto un consenso elettorale persino inaspettato? Esso non ha preso la maggioranza dei voti, ma nessuno, di fatto, l’ha conquistata. Allora i ‘riformisti’ di ogni campo dovrebbero dare prova non di coraggio ma di realismo. Essi possono essere oggi, rispetto a questa specifica impresa, forze di complemento, non i protagonisti. Chiedano dunque che sia dato l’incarico di Presidente del Consiglio ad un esponente del M5S e si accingano a collaborare positivamente al formarsi del suo governo.

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