lunedì 3 giugno 2013

Giuliano Zincone


AVEVA ANCHE DIRETTO «IL LAVORO» DI GENOVA

Addio a Giuliano Zincone,
grande firma del Corriere

Aveva 73 anni ed era malato da tempo. Aveva scritto anche diversi libri d'inchiesta e romanzi

Giuliano ZinconeGiuliano Zincone
Se la tempra di un uomo si vede dal rapporto con la malattia e, in prospettiva, con la morte, allora si può dire che Giuliano Zincone è stato un inviato veramente speciale, anzi unico, nel viaggio attraverso i suoi ultimi mesi di vita. Giuliano è morto ieri a 73 anni, per quarant’anni è stato inviato ed editorialista del Corriere della Sera, aveva diretto Il lavoro» di Genova, negli ultimi tempi (nonostante la malattia) collaborava sia con «Il foglio» che con «Il Sole 24 ore». Ma a gennaio aveva affidato al Corriere della Sera una cronaca tipicamente zinconesca della scoperta del tumore ai polmoni e della successiva fase: ironia, angoscia, distacco, analisi fredda del dettaglio. Un mix indicibile. C’era tutto Giuliano, in quella paginata. Se non fosse banalmente retorico (categoria dello spirito da lui ferocemente detestata) si potrebbe parlare di un piccolo capolavoro di autocoscienza e di eccellente giornalismo. Un breve passaggio: «Nella mia radiografia compare un'ombra, serve la Tac. Sì, c'è qualcosa. Per essere più precisi ci vuole la Pet. Verdetto finale: cancro al polmone. Grande, cioè piccolo come una moneta. ‘Che moneta?’. Falsa, da buttare»… Giuliano Zincone è stato, appunto, per quarant’anni una «grande firma» del nostro giornale. Ovviamente rideva quando si citava la definizione (con l'eterna sigaretta tra le dita).
MAESTRO - Ma per molti della generazione che arrivò al Corriere tra i trenta e i quarant’anni fa Zincone è stato ovviamente un Maestro (che per insegnare si limitava a scrivere e a leggere ciò che gli altri scrivevano, esprimendo solo a richiesta pareri profondi, motivati, mai inutilmente crudeli) e un punto di riferimento. Basterebbero le cronache dal Vietnam del 1975 e dintorni, sulle quali poi (come solo fanno le persone autentiche, capaci di autocritiche) ebbe molti ripensamenti. Le inchieste nelle fabbriche italiane. La sua direzione a «Il lavoro», che fu per molti un modello avanzato nei rapporti tra vertice e base. Giuliano era poi soprattutto il marito amatissimo di un’amatissima Mimmi, un padre legato fino alle radici della vita a Carolina e a Vittorio, e ora ai quattro nipoti. Ed è giusto qui ricordare la sua intensa attività come saggista e narratore. Ha pubblicato inchieste sulle fabbriche (La pelle di chi lavora, 1977) e sui boat people vietnamiti (Gente alla deriva, Rizzoli, 1980), oltre a cinque romanzi, «Edizione straordinaria» (Mazzotta 1979), «Vita, vita, vita!» (Rizzoli, 1985), «Il miele delle foglie» (Marsilio 1995), «Ci vediamo al Bar Biturico» (2006, firmato Paolo Doni) e l’ultimo «Niente lupi» (Rizzoli, 2009). Suoi anche i testi teatrali «Lo stivaletto malese» (1996), il poemetto «Giovanni Foppa vuole cambiar vita»(1997) e i racconti di «Palazzo Cuccumo» (2002) Giuliano ha avuto in dono un meraviglioso mestiere, una non comune attitudine a mantenere vive le amicizie e i legami professionali. Come si è capito, è stato un marito, padre e nonno attento e caro. C’è davvero da sperare che la terra gli sia lieve. Per chi volesse rendergli l'ultimo saluto i funerali di Giuliano si svolgeranno a Roma, martedì 4 giugno alle 10.30 presso la chiesa di santa Maria del Popolo.

Morto Giuliano Zincone, scrittore e storico inviato del Corriere della Sera

L'autore dei libri-inchiesta sulle fabbriche (La pelle di chi lavora, 1977) e sui boat people vietnamiti (Gente alla deriva, Rizzoli, 1980) si è spento a 73 anni dopo una lunga malattia


E’ morto a 73 anni, dopo una lunga malattia, Giuliano Zincone per quasi 40 anni inviato-editorialista del Corriere della Sera. Zincone ha diretto Il Lavoro di Genova e negli ultimi anni ha scritto sul Foglio e sul Sole 24 Ore. Autore di diversi libri d’inchiesta, ha pubblicato anche romanzi e alcuni testi teatrali.
Di lui si ricordano le inchieste sulle fabbriche (La pelle di chi lavora, 1977) e sui boat people vietnamiti (Gente alla deriva, Rizzoli, 1980), oltre a cinque romanzi, Edizione straordinaria (Mazzotta 1979), Vita, vita, vita! (Rizzoli, 1985), Il miele delle foglie (Marsilio 1995), Ci vediamo al Bar Biturico (2006, firmato Paolo Doni) e l’ultimo Niente lupi (Rizzoli, 2009). Suoi anche i testi teatrali Lo stivaletto malese (1996), il poemetto Giovanni Foppa vuole cambiar vita (1997) e i racconti di Palazzo Cuccumo (2002). 
A gennaio Zincone aveva scelto di affidare al Corriere della Sera la cronacadella scoperta del tumore ai polmoni e della successiva fase: “Ironia, angoscia, distacco, analisi fredda del dettaglio. Un mix indicibile. C’era tutto Giuliano, in quella paginata”, è scritto oggi sul sito del quotidiano. Quasi un racconto di morte annunciata. “Se non fosse banalmente retorico (categoria dello spirito da lui ferocemente detestata) si potrebbe parlare di un piccolo capolavoro di autocoscienza e di eccellente giornalismo”. Viene anche citato un breve passaggio di quela singolare cronaca di morte annunciata: “Nella mia radiografia compare un’ombra, serve la Tac. Sì, c’è qualcosa. Per essere più precisi ci vuole la Pet. Verdetto finale: cancro al polmone. Grande, cioè piccolo come una moneta. Che moneta? Falsa, da buttare”.
Per molti del Corriere della Sera Zincone è stato un maestro – “che per insegnare si limitava a scrivere e a leggere ciò che gli altri scrivevano, esprimendo solo a richiesta pareri profondi, motivati, mai inutilmente crudeli” – ed anche un punto di riferimento. Legatissimo alla compagna di vita Mimmi, padre molto attento di Caterina e Vittorio, e nonno di quattro nipoti. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato alla famiglia il seguente messaggio di cordoglio: “Apprendo con commozione e rammarico la dolorosa notizia della scomparsa di Giuliano Zincone, giornalista di ricca preparazione culturale e acuta intelligenza critica. Nel ricordare le numerose occasioni di incontro nel rapporto amichevole con lui e con la sua famiglia partecipo con sentimenti di sincera vicinanza al dolore dei sui congiunti e di quanti lo hanno avuto caro”.


Morto il giornalista Giuliano Zincone, storica penna del Corriere



ROMA - Per quarant'anni inviato ed editorialista del Correre della Sera, Giuliano Zincone, morto a Roma a 73 anni, a gennaio aveva affidato al quotidiano di via Solferino «una cronaca tipicamente zinconesca della scoperta del tumore ai polmoni e della successiva fase: ironia, angoscia, distacco, analisi fredda del dettaglio. Un mix indicibile. C'era tutto Giuliano, in quella paginata», si legge sul sito del Corriere che rende omaggio alla sua firma ripubblicando quel «piccolo capolavoro di autocoscienza e di eccellente giornalismo». «Nella mia radiografia - scriveva Zincone - compare un'ombra, serve la Tac. Sì, c'è qualcosa. Per essere più precisi ci vuole la Pet. Verdetto finale: cancro al polmone. Grande, cioè piccolo come una moneta. 'Che moneta?'. Falsa, da buttare». E ancora: «Questa storia della lotta mi ha sempre fatto schifo. Io non lotto per niente. Mi becco iniezioni, flebo, pasticche e ossigeno senza reagire, altro che lotta. Lividi sulle braccia e sulla pancia, viola e poi neri, vene tumefatte. Asfissia, affanno, cinquanta sfumature di malanni. Quando non sono in letargo mi sento implume o in poltiglia. Esagerato, che sarà mai?. Sui giornali scrivono sempre metafore sui cancri da estirpare, tipo la corruzione. E, quando un tizio famoso ci rimane secco, pigolano che ha lottato ma... ma come fa il participio passato di 'soccombere'? Soccombuto? No, non credo. 'Ohè, dormi, fai la salma?'. No, rimpiango. Si stava benissimo nella cuccia amniotica della Terapia Intensiva».


Addio a Giuliano Zincone,
firma del “Corriere della Sera”

LAPRESSE
A destra, Giuliano Zincone

Inviato ed editorialista, aveva
73 anni. Autore di molte inchieste,
negli ultimi anni aveva pubblicato anche romanzi e testi teatrali
Alla fine la lunga malattia ha avuto la meglio su un grande inviato speciale del giornalismo italiano. È morto ieri Giuliano Zincone, 73 anni, per quasi 40 anni inviato-editorialista e grande firma del Corriere della Sera. Ma nella sua carriera anche la direzione de `Il Lavoro´ di Genova e negli ultimi anni la collaborazione con il Foglio e il Sole 24 Ore., oltre che esserestato autore di più libri d’inchiesta, romanzi ed anche testi teatrali. Tra le sue inchieste, quelle sui boat-people vietnamiti o sulal vita nelle fabbriche. 

In un lungo articolo subito apparso sul sito web del Corriere della Sera e a firma di Paolo Conti è sottolineato che «se la tempra di un uomo si vede dal rapporto con la malattia e, in prospettiva, con la morte, allora si può dire che Giuliano Zincone è stato un inviato veramente speciale, anzi unico, nel viaggio attraverso i suoi ultimi mesi di vita». E da grande cronista fuori del comune aveva anche scelto a gennaio di affidare allo stesso CorSera una cronaca tipicamente sua della scoperta del tumore ai polmoni e della successiva fase: «ironia, angoscia, distacco, analisi fredda del dettaglio. Un mix indicibile. C’era tutto Giuliano, in quella paginata», è scritto oggi sul sito. Quasi un racconto di morte annunciata. «Se non fosse banalmente retorico (categoria dello spirito da lui ferocemente detestata) si potrebbe parlare di un piccolo capolavoro di autocoscienza e di eccellente giornalismo». Viene anche citato un breve passaggio di quela singolare cronaca di morte annunciata: «Nella mia radiografia compare un’ombra, serve la Tac. Sì, c’è qualcosa. Per essere più precisi ci vuole la Pet. Verdetto finale: cancro al polmone. Grande, cioè piccolo come una moneta. “Che moneta?”. Falsa, da buttare». 

Per molti del Corriere della Sera Zincone è stato un maestro - «che per insegnare si limitava a scrivere e a leggere ciò che gli altri scrivevano, esprimendo solo a richiesta pareri profondi, motivati, mai inutilmente crudeli» - ed anche un punto di riferimento. Legatissimo alla compagna di vita Mimmi, padre molto attento di Caterina e Vittorio, e nonno di quattro nipoti. «La pelle di chi lavora» è stato il libro-inchiesta sulle fabbriche nel 1977, mentre «Gente alla deriva» quello sui boatpeople vietnamiti nel 1980. Poi cinque romanzi: «Edizione straordinaria» (Mazzotta 1979), «Vita, vita, vita!» (Rizzoli, 1985), «Il miele delle foglie» (Marsilio 1995), «Ci vediamo al Bar Biturico» (2006, firmato Paolo Doni) e infine «Niente lupi» (Rizzoli, 2009). Quindi i testi teatrali «Lo stivaletto malese» (1996), il poemetto «Giovanni Foppa vuole cambiar vita«(1997) e i racconti di «Palazzo Cuccumo» (2002). Scompare davvero un pezzo importante del giornalismo e dello sguardo curioso e attento sull’Italia e sul mondo.  


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