domenica 8 aprile 2012

Addio allo scienziato cinese Fang Lizhi Ispirò gli studenti di Piazza Tiananmen

 

L'astrofisico si è spento a Tucson, Arizona, dove insegnava all'università. Collaboratore di Hu Yaobang, entrò in rotta di collisione col Partito comunista cinese dopo la liquidazione politica del segretario riformista. Reclamò l'indipendenza della scienza dalla teoria marxista e, dopo la repressione della protesta, riuscì a raggiungere gli Usa

ROMA - All'età di 76 anni se n'è andato Fang Lizhi, astrofisico cinese entrato in rotta di collisione con il Partito comunista di Pechino fino a risultare ispiratore del movimento degli studenti che nel 1989 diede vita all'occupazione di piazza Tiananmen. Fang è morto ieri, in Arizona. Insegnava fisica all'Università di Tucson. Commosso dalla notizia Wang Dan, uno dei leader di quella protesta, ricercato numero uno dal regime subito dopo il massacro che stroncò la speranza dei giovani cinesi. "Nessuna parola può esprimere il mio lutto - le parole di Wang - Fang ha ispirato la generazione del 1989 e ha risvegliato il desiderio del popolo per i diritti umani e la democrazia".

rapporti tra Fang e la nomenclatura di Pechino si incrinarono nel 1987: espulso dal Partito comunista subito dopo la liquidazione politica del segretario riformista Hu Yaobang, col quale lo scienziato aveva collaborato. Un anno prima, Fang aveva sostenuto l'indipendenza della scienza, il cui percorso avrebbe dovuto essere liberato dalle finalità della teoria marxista. Poi aveva avuto il coraggio di accusare il Pcc di non aver "alcun successo da esibire" dopo 40 anni di potere assoluto. Ormai inviso al regime, nel gennaio del 1989, qualche mese prima dell'esplosione della protesta studentesca, Fang aveva scritto a Deng Xiaoping perorando la liberazione di Wei Jingsheng, il dissidente che dieci anni prima aveva promosso il "muro della democrazia" e da allora in galera. Wei sarebbe stato rilasciato solo nel 1997, da allora vive in esilio negli Usa.

Nei mesi che seguirono, Fang Lizhi non partecipò direttamente alle proteste, ma non mancò di manifestare chiaramente il suo sostegno ai giovani che si battevano per la democrazia. Il 15 aprile, Hu Yaobang morì di arresto cardiaco. Il 22 aprile, giorno dei funerali, gli studenti scesero in piazza Tiananmen, a Pechino, chiedendo di incontrare il primo ministro Li Peng. La leadership comunista e i media ufficiali li ignorarono. Gli studenti allora proclamarono uno sciopero generale all'università e si riversarono a centinaia di migliaia, nei giorni a seguire, in Tiananman, seguiti col fiato sospeso da tutto un mondo che sperava in un grande cambiamento anche in Cina in quell'anno incredibile che fu il 1989. 

All'interno del partito, il segretario generale Zhao Ziyang si mostrò favorevole a una risoluzione moderata e non violenta della contestazione, riportando il dibattito suscitato dagli studenti in ambiti istituzionali. Favorevole alla linea dura era invece il primo ministro Li Peng, convinto che la piazza fosse manipolata da potenze straniere. Alla fine, prevalse la linea dura. La notte del 3 giugno, i blindati fecero irruzione nella piazza. Ancora oggi non è chiaro quante persone persero la vita. Il governo cinese parlò inizialmente di 200 civili e 100 soldati morti, poi abbassò il numero di militari uccisi ad "alcune dozzine", le stime non ufficiali più drammatiche parlarono di 7.000-12.000 morti.

Subito dopo la pesantissima repressione, i falchi del Partito comunista cinese, primo fa tutti Deng Xiaoping, allora presidente della Commissione militare centrale, additarono in Fang Lizhi il "vero nemico del popolo", la "mano nera" che si agitava dietro la ribellione studentesca, accusandolo, senza mai provarlo, di essere al soldo di "forze straniere ostili" alla Cina. Allo scienziato non restò che la fuga. Dapprima nell'ambasciata americana di Pechino, dove si rifugiò con la moglie Li Shuxian e dove rimase per un anno, prima che gli fosse consentito di espatriare.

Sono passati 23 anni da quei giorni. La morte di Fang Lizhi cade in un momento nel quale, per la prima volta dal 1989, le divergenze interne al Pcc sono emerse con il siluramento di Bo Xilai 1, il leader "neomaoista" della metropoli di Chongqing. Secondo alcuni osservatori, l'emergere dello scontro tra le varie fazioni comuniste potrebbe portare, in un futuro non lontano, a riaprire la discussione sui fatti di piazza Tiananmen. (07 aprile 2012)  

http://www.repubblica.it/esteri/2012/04/07/news/morto_fang_lizhi_ispir_studenti_tiananmen-32922448/

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