lunedì 30 aprile 2012

Nata a Torino la prima bambina con autotrapianto di tessuto ovarico: una nuova Aurora per molte donne

“Dopo tutto quello che ho passato è la mia vittoria più grande, oggi è stato il giorno più bello della mia vita perché non speravo che questo potesse accadere”, così Rosanna, mamma di Aurora: la bimba che oggi ha visto la luce, prima in Italia nata a seguito di un autotrapianto di tessuto ovarico della madre; il risultato è stato ottenuto grazie al lavoro di un’equipe universitaria che fa capo alla Clinica universitaria di Ginecologia e Ostetricia 1 dell’ospedale Sant’Anna di Torino, diretta da Chiara Benedetto

 
Ieri all'ospedale Sant'Anna di Torino è nata la prima bimba la cui mamma era stata sottoposta ad autotrapianto di tessuto ovarico: Aurora è nata di 3,670 kg intorno alle 9:30; Rosanna, la madre, era stata sottoposta a trapianto di midollo osseo e chemioterapia preventiva ad alte dosi all'età di 21 anni perché affetta da beta talassemia, ma in un periodo precedente era stata sottoposta a chirurgia laparoscopica e il tessuto ovarico prelevato, ricco di ovociti, era stato immediatamente crioconservato in azoto liquido per circa 8 anni.
 
In un periodo precedente all’inizio delle sedute di chemioterapia, che avrebbero reso la donna sterile, la paziente era stata sottoposta a chirurgia laparoscopica, eseguita dal professor Gianluigi Marchino, nel corso della quale erano state eseguite biopsie ovariche multiple. Il tessuto ovarico prelevato, ricco di ovociti, era stato immediatamente congelato e crioconservato in azoto liquido per circa 8 anni. Le tecnica applicata, tuttora sperimentale, rappresentava l’unico modo possibile per offrire alla paziente una possibilità di gravidanza futura. La crioconservazione e il ripristino della fertilità sono state operazioni seguite in particolare dal professor Alberto Revelli, con le dottoresse Elisabetta Dolfin, Luisa Delle Piane, Francesca Salvano ed Emanuela Molinari.
 
Dopo il trapianto di midollo osseo e la chemioterapia la paziente era entrata in menopausa, accusando sintomi tipici di questa situazione ormonale, ed era stato necessario impostare una terapia ormonale sostitutiva con estrogeni e progesterone. Il tessuto ovarico è stato conservato nel laboratorio Fiver dell’ospedale Sant’Anna, coordinato dalla dottoressa Cinzia Racca, fin quando, nel 2010, la paziente ha chiesto di poter scongelare il tessuto ovarico e ritrapiantarlo per poter provare ad avere una gravidanza.

Nel marzo dello stesso anno, la paziente è stata sottoposta a 2 interventi chirurgici laparoscopici, con cui è stato ritrapiantato il suo stesso tessuto ovarico, conservato per 8 anni.

Dopo il trapianto la paziente ha potuto sospendere la terapia ormonale senza accusare i sintomi della menopausa e, dopo 3 mesi dall’intervento, è stata osservata una ripresa dei cicli mestruali spontanei. Dopo poco più di un anno, la paziente è rimasta spontaneamente incinta e in seguito a una gravidanza a decorso regolare oggi ha partorito con taglio cesareo la bimba di 3,670 grammi.
 
Rosanna, la neomamma, prima donna in Italia – e una delle prime al mondo – ad aver concepito e portato a termine la gravidanza grazie a un autotrapianto del proprio tessuto ovarico, era affetta da una forma di beta talassemia per la quale all’età di 21 anni era stata sopposta a un trapianto di midollo osseo da donatore familiare, che richiedeva una preventiva chemioterapia ad alte dosi.

Dopo tutto quello che ho passato è la mia vittoria più grande" ha detto Rosanna, mamma di Aurora. “Oggi è stao il giorno più bello della mia vita perché non speravo tanto che questo potesse realmente accadere”, ha aggiunto, consigliando a chi domandava cosa consigliasse ad altre donne nella sua condizione di “essere sempre positivi, di provare sempre con tanta speranza”.

Il risultato ottenuto a Torino, primo nel suo genere in Italia, rappresenta un ulteriore passo avanti per offrire l’opportunità di una gravidanza anche a chi subisce chemioterapie che possono mettere a grave rischio la fertilità. Sono una quindicina i bambini nati nel mondo grazie all’approccio realizzato nel capoluogo piemontese.

La scienza della riproduzione sta seguendo questa e altre vie per rispondere al desiderio di maternità di donne che non possono avere figli: “preservando gli ovociti con la vitrificazione- tecnica che permette di conservare le cellule uovo anche per anni) si possono avere gravidanze in queste donne, ovviemante quando gli effetti della che mio sono finiti”, commenta Bruno Lunenfeld, uno dei padri della ricerca sulle gonadotropine e sulla fertilità.
 

Nessun commento:

Posta un commento