venerdì 5 luglio 2024

PERCHÉ CALAFIORI ALL'ARSENAL SUSCITA COSÌ TANTO SCALPORE?

 



In un clima da caccia alle streghe, dove ognuno crea la propria Santa Inquisizione sui colpevoli della disfatta dell'Italia ad Euro 2024 e propone soluzioni pronte all'uso, per fare ritornare la nostra nazionale tra le top mondiali, è spuntata la vicenda Calafiori. 


Riccardo Calafiori è salito alla ribalta della scena calcistica italiana per le sue prestazioni nel campionato concluso e per essere stato uno dei migliori della disastrosa spedizione azzurra. A "sorprendere" nello svolgimento del ruolo la sua pulizia di intervento e di impostazione (2 gol e 5 assist in 36 partite di A con il Bologna). Numeri che lo rendono il calciatore più simile al miglior Bonucci per piedi e interpretazione moderna del ruolo. Certo, i paragoni con Nesta e Maldini si sono sprecati e qualcuno storcerà il naso per l'accostamento con il difensore viterbese. Ce ne faremo una ragione. 


Le avances di mercato, per via di ciò, hanno iniziato a montare. La Juventus, per via dell'arrivo di Motta (l'allenatore che lo ha fatto esplodere al Bologna) si è messa in prima fila, per discutere un suo passaggio a Torino, e a ruota i club esteri (molti di Premier). Sartori, DS del Bologna, ha specificato a chiare lettere la volontà di trattenere il calciatore o di venderlo ad una cifra intorno ai 50 mln di €. 


Il prezzo è risultato fuori budget per la Juventus, (stante le voci di mercato) ferma sui 30 mln, mentre piano piano la forza economica dei club inglesi (Arsenal su tutti) è avanzata inesorabile come l'alta marea. Fin qui, normale evolversi di una trattativa di calciomercato. Il problema è sorto intorno all'eventualità che un calciatore italiano, per giunta in un momento storico infausto per il calcio italiano, in quel clima di caccia alle streghe, possa trasferirsi all'estero. 


Abbiamo letto considerazioni senza alcun filo logico, dove si accusava il Bologna di "non volere il bene del calcio italiano", non accettando la proposta dei bianconeri. L'idea di perdere un calciatore italiano d'improvviso è stata vista, come l'evidenza del declino del calcio italiano. 


Come nel più classico dei bias cognitivi si confonde il percorso dei club domestici come specchio speculare dello stato di salute del movimento calcistico, che ha la massima evidenza nei risultati della nazionale. Basterebbe verificare i risultati della nazionale francese rispetto alla Ligue 1, per smontare questo assioma esatto. Basterebbe verificare la recente vittoria della nazionale argentina, per confermare quanto appena detto. La Svizzera ci ha battuto anche grazie ad un gol di un giocatore che non gioca nel massimo campionato svizzero da più di 5 anni. In più sono fuori da ogni logica le motivazioni per cui un un club di calcio, che giuridicamente vive con scopo di lucro, debba essere una onlus e perdere l'opportunità di massimizzare da un'eventuale plusvalenza nel nome di non si sa quale spirito patriottico. 


Anche no, basta stupidaggini. Personalmente condivido il pensiero di Armanini sul reale problema del calcio italiano: crisi di identità, derivante da una mancata presa di posizione netta su ciò che storicamente siamo (in netta antitesi con il pensiero dominante recente), senza esplorare evoluzioni fruttuose (banalmente, l'Inter di Inzaghi, ferme restando le differenze tra club e nazionali); da una crisi economica del sistema mecenatista delle passaye proprietà; dalla concorrenza di altri sport nella scelta dei giovani d'oggi. Attenzione, non vogliamo passare come santoni, perché il tema è la polemica su Calafiori, dove la retorica del patriottismo ha effetti collaterali nocivi. 


Un po' come chi pensa che le prestazioni dei calciatori siano influenzate dal taglio di capelli particolare o dai tatuaggi.

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