venerdì 5 luglio 2024

Giovanni Raicevich

 


"Vite passate" 🪪


“Siamo nati a Trieste. Di padre dalmata e di madre milanese.

Siamo italiani con tutta la nostra fede e con tutto il nostro pensiero.

A Parigi, durante il campionato, un tedesco mi rivolse la parola nella sua lingua, lusingandosi che io fossi del suo paese. Io comprendo il tedesco benissimo: ma finsi di non sentirlo neanche, e non gli risposi.

In tutti i campionati ci siamo presentati e ci presenteremo all'estero come italiani: e quando vinco, sono lieto non solo per me, ma per la nazione che rappresento".


Era il maciste, l’uomo più forte del mondo, il lottatore invincibile: Giovanni Raicevich.


Nato a Trieste, classe 1881, giovanissimo scoprì l’amore per la lotta e già a fine ottocento decise di passare professionista. Fin dall’inizio del secolo ottenne successi e trionfi acquisendo notorietà mondiale.

Di fede italiana nonostante il passaporto lo identificasse come austriaco, chiedeva sempre che dopo le sue vittorie venisse suonata la Marcia Reale Italiana.


Chiaramente gli italiani cominciarono ad innamorarsi di questo lottatore alto 172 cm e pesante oltre 100 kg con la circonferenza del collo di 51 cm e di 130 cm di torace

Anche perché all’immagine sportiva e mitica si associava poi quella dell’irredentista.

Già perché, si era capito, Giovanni era interventista convinto, voleva liberare la sua Trieste e dopo aver disertato la leva austriaca si arruolò come volontario nel corpo dei volontari ciclisti automobilisti.

Prima di partire per il fronte, con il grado di sottotenente, donò alla patria al suo ricchissimo medagliere, e il 27 maggio 1915 sposò la fidanzata Bice.


Ma la gioia durò poco: il fratello Massimo venne catturato dagli austriaci morendo in circostanze misteriose, probabilmente fucilato a Salisburgo.


Giovanni combatté sul Podgora e Sabotino, nel Trentino, sull’Isonzo e sul Piave ricevendo un encomio solenne il 9 agosto 1916 per la presa di Gorizia.


In dicembre del 1916 venne promosso tenente, e nel 1917 e successivamente nominato cavaliere della Corona d’Italia.


Volle sempre essere in prima linea (nonostante gli evidenti rischi come irredentista) e nel 1917 a Caporetto scampò miracolosamente alla morte e alla cattura.

Un anno dopo Trieste, la sua amata città è finalmente italiana. 

La sua più grande vittoria.


Dopo la guerra fu scoperto dal cinema che lo portò a numerose apparizioni e addirittura a fondare una sua cosa di produzione.

L’ultimo combattimento ufficiale avvenne nel 1925.


Nei primi anni Trenta divenne tecnico nella nazionale italiana di lotta, carica che ricoprì fino al 1943 anno in cui morì anche il figlio Giovanni, ufficiale medico della Regia Marina in missione di guerra con la torpediniera Calliope.


Nella sua carriera sportiva, che lo portò ad essere considerato il più forte lottatore al mondo di lotta greco-romana, ottenne la medaglia d’oro ai mondiali di Parigi e Milano (1907-1909) e agli Europei di Liegi 1905

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