martedì 9 luglio 2024

Artemisia Gentileschi

 


ACCADDE OGGI...👩‍🎨...431 ANNI FA


L' 8 luglio 1593, nasce a Roma ARTEMISIA  GENTILESCHI pittrice, fra gli artisti più importanti del suo tempo.


Formatasi nella bottega del padre Orazio, a 15 anni fu violentata da un amico di famiglia, il pittore Agostino Tassi, che aveva il doppio dei suoi anni. 


Ma il padre intentò causa contro di lui per stupro e durante il processo Artemisia dovette sottoporsi allo schiacciamento delle dita per provare quanto sosteneva.


Nel quadro centrale qui sotto, "Giuditta che decapita Oloferne" (1620), la pittrice dipinge se stessa e il suo violentatore nei ruoli principali...


(Focus storia)

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Le opere di Artemisia Gentileschi raccontano la storia di donne coraggiose, capaci di lottare a costo della propria vita per dimostrare di esistere. 

Le protagoniste di quei dipinti sono le eroine della Bibbia, ma se uno spettatore è attento può facilmente cogliere dietro ognuno di quei volti un unico viso: quello dell’autrice, considerata un’artista di scuola caravaggesca, per le sue pennellate che riprendono lo stile del grande Michelangelo Merisi.


Fin dalla più tenera età, Artemisia viene educata all’arte dal padre, il pittore toscano Orazio Gentileschi. 

È lui che le insegna a disegnare, a impastare i colori e a dare lucentezza ai dipinti: all’epoca infatti le donne non potevano frequentare alcuna scuola o bottega d’arte.


Artemisia vive la sua giovinezza in un ambiente ricco di stimoli artistici come quello della Roma del XVII secolo, resa grande dall’arte barocca. Il padre, inoltre, pare fosse amico del Caravaggio che, stando alle cronache, spesso si recava nella bottega di Orazio per prendere in prestito strumenti di lavoro. Non è escluso dunque che Artemisia conoscesse di persona il grande artista.


Benché giovanissima e in un settore dominato dagli uomini, Artemisia riesce a mettersi in mostra con le sue opere, tra tutte Susanna e i vecchioni, dipinto del 1910. 

La sua vita cambia però bruscamente a diciassette anni.


Nel 1611 infatti subisce uno stupro da parte del pittore Agostino Tassi, amico e collega del padre. La ragazza non denuncia subito l’artista, in quanto il Tassi le promette di mettere a tacere il delitto con un matrimonio riparatore: uno dei modi con cui all’epoca era possibile restituire dignità ad una donna violata.


Ma Agostino Tassi non rispetta l’impegno perchè era già sposato così Artemisia, supportata dal padre che denuncia il Tassi, accetta di andare incontro ad un lungo e umiliante processo, pur di vedere riconosciuti i propri diritti. 

Nel corso del dibattito la difesa tenterà in tutti i modi di screditare la ragazza che sarà costretta a sottoporre la sua testimonianza alla dolorosa e pericolosa prova dello schiacciamento dei pollici. 

È a questo periodo che risale una delle sue opere più note: Giuditta che decapita Oloferne (1612 – 1613).


Al termine del processo verrà riconosciuta la colpevolezza del Tassi (colpevole anche di aver corrotto i testimoni) che sceglierà l’esilio da Roma per non affrontare la pena dei lavori forzati. Anche Artemisia tuttavia dovrà lasciare la città, a causa della vasta eco che aveva riscosso quel pruriginoso processo presso l’opinione pubblica.


Ciò non le impedirà di abbandonare la propria passione: si trasferisce a Firenze, dove viene accolta presso Accademia delle Arti del Disegno, prima donna a ricevere questo “privilegio”. 

Negli anni fiorentini realizzerà alcune delle sue opere più celebri, che hanno come tema essenzialmente donne coraggiose, determinate e dedite al sacrificio come le eroine bibliche. 


Nel 1621 è di nuovo a Roma, per poi spostarsi a Venezia e Napoli, città presso cui si trasferirà definitivamente, fatta eccezione per una breve parentesi a Londra nel 1638, anno in cui raggiunge il padre presso la corte di Carlo I.

Dopo lunghi anni quindi, Artemisia e suo padre sono nuovamente insieme per lavorare spalla a spalla ad un nuovo progetto, ma durerà poco: il padre morirà improvvisamente un anno dopo.


Artemisia, tornata a Napoli, morirà nel 1653, in data rimasta ignota.


(Due minuti d'arte)

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