giovedì 18 gennaio 2024

La Metamorfosi

 


« Mi sono vergognato di me stesso quando ho capito che la vita è una festa in maschera ed io vi ho partecipato con la mia vera faccia. »

Franz Kafka, “La Metamorfosi”


Franz Kafka, lo scrittore ceco autore de “La metamorfosi”, il racconto in cui il protagonista Gregor Samsa si trasforma in un enorme insetto. Kafka, infatti, provava un senso di vergogna e di alienazione nei confronti della società e della cultura del suo tempo in cui si sentiva un estraneo, un diverso, un inadeguato. Kafka era un ebreo assimilato che viveva a Praga, una città multiculturale e multilingue, dominata dall’impero austro-ungarico e in cui si respirava un clima di crescente antisemitismo. Egli si sentiva diviso tra la sua identità ebraica, che non praticava ma che lo legava alla sua famiglia e alla sua comunità, e la sua identità tedesca, che lo rendeva un cittadino di seconda classe e un sospetto agli occhi degli altri. 

Viveva in conflitto tra  il suo lavoro di impiegato in una compagnia di assicurazioni, che lo annoiava e lo opprimeva, e la sua vocazione di scrittore, che lo appassionava ma che non gli dava soddisfazioni né riconoscimenti. Kafka si sentiva oltretutto inadatto alle relazioni amorose, che non riusciva a portare a termine, e alle aspettative della sua famiglia, che non capiva il suo bisogno di scrivere e che lo pressava a sposarsi e a fare carriera.

Kafka si sentiva come un uomo senza maschera, senza un ruolo, senza una appartenenza, senza una meta. Un uomo che partecipava alla vita con la sua vera faccia, ma che non veniva accettato né compreso da nessuno e si vergognava di se stesso, perché non riusciva a essere quello che gli altri volevano che fosse, né quello che lui stesso avrebbe voluto essere.


Viviamo in un mondo in cui siamo costantemente invitati a indossare una maschera, a conformarci a dei modelli, a seguire delle regole, a nascondere le nostre fragilità, le nostre paure, le nostre differenze, in cui siamo giudicati per il nostro aspetto, per il nostro successo, per il nostro status, per il nostro denaro. Spinti a competere, a confrontarci, a emulare, a imitare, viviamo alienati, isolati, soli.


Ma cosa succede quando ci rendiamo conto che la vita è una festa in maschera, e che noi vi abbiamo partecipato con la nostra vera faccia? Cosa succede quando ci rendiamo conto che tutto ciò non ci interessa, non conta? Cosa succede quando scopriamo che la nostra vera faccia ci espone al rifiuto, al disprezzo, all'indifferenza?


Ci vergogniamo di noi stessi, perché non siamo come gli altri, perché non siamo come vorremmo, perché non siamo come dovremmo. Ci sentiamo a disagio perché non abbiamo una maschera, non abbiamo un ruolo, perché non abbiamo una appartenenza, non abbiamo una meta.


Ma, forse, dovremmo essere orgogliosi di noi stessi, perché siamo autentici, siamo unici, siamo liberi. Forse, invece di nasconderci, dovremmo mostrare la nostra vera faccia, perché è quella che ci rappresenta, perché è quella che ci distingue, perché è quella che ci rende umani.

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