lunedì 20 novembre 2023

Oppenheimer

 


Dopo essersi laureato col massimo dei voti, Robert Oppenheimer iniziò a viaggiare in giro per l'Europa. Nel settembre del 1926 venne chiamato da Max Born a Göttingen, uno dei massimi centri di studio per la meccanica quantistica.

Questo periodo rappresentò uno dei più importanti dal punto di vista della crescita professionale. Nel 1927 scrisse insieme a Born un famoso articolo: “Teoria quantistica delle molecole” (Zur Quantentheorie der Molekeln) pubblicato sulla rivista Annalen der Physik. Qui proposero l’altrettanto famoso metodo, noto con il nome di approssimazione di Born-Oppenheimer, su come trattare separatamente il moto degli elettroni e dei nuclei nella risoluzione dell’equazione di Schrödinger, sfruttando il fatto che le masse dei nuclei sono molto maggiori rispetto a quelle degli elettroni.


Di quel periodo ricordò:


“Ho avuto modo di diventare amico di John von Neumann. Aveva una mente che per certi versi non assomigliava a nessun’altra che abbia mai conosciuto. Il momento più emozionante che ho vissuto a Göttingen, e forse il più emozionante della mia vita, è stato quando Dirac è arrivato e mi ha dato le bozze del suo lavoro sulla teoria quantistica della radiazione” [il primo lavoro sull’elettrodinamica quantistica].


Ebbe, inoltre, modo di conoscere personalmente Werner Heisenberg e Wolfgang Pauli; quest’ultimo lo invitò per un breve soggiorno a Zurigo. Lavorare con Pauli non risultava un esercizio facile neanche per un giovane promettente e un po’ presuntuoso come era Oppenheimer. Famoso per i suoi commenti taglienti e per la sua spietatezza, Pauli riconosceva la genialità del giovane Oppenheimer ma criticava apertamente le sue capacità tecniche: aveva delle idee interessanti ma spesso i suoi calcoli erano sbagliati. In merito all’avventura svizzera Pauli scrisse a Paul Ehrenfest:


“Credo che Oppenheimer si trovi abbastanza bene a Zurigo, che possa lavorare bene qui e che dal punto di vista scientifico sarà ancora possibile tirare fuori molte cose buone da lui. La sua forza è che ha molte e buone idee e ha molta immaginazione. La sua debolezza è che si accontenta troppo in fretta di affermazioni poco fondate, che non risponde alle sue stesse domande, spesso molto interessanti, per mancanza di perseveranza e di accuratezza, e che lascia i suoi problemi in uno stadio di congetture. Credo però che tutto questo possa migliorare con un’energetica opera di persuasione, perché lui è di buona volontà e non è testardo. Purtroppo, ha una caratteristica molto negativa: si confronta con me con una fede piuttosto incondizionata nelle autorità e considera tutto ciò che dico come verità finale e definitiva. Gli altri dovrebbero risolvere i suoi problemi e rispondere alle sue domande, in modo che lui non debba farlo da solo. Non so come fargliela passare.”

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