La condanna a morte la firmò oggi, proprio di suo pugno. Lo sapeva, quasi certamente. Ma andò avanti come meglio credeva.
“Volevo avvertire il nostro ignoto estortore - scrisse sul giornale - di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere…".
Libero Grassi, imprenditore che si era costruito da solo un'impresa, disse di no alle richieste della mafia. E lo rese pubblico scrivendo una lettera ai suoi estorsori, per poi aiutare lo Stato ad acciuffare i mafiosi.
Era il 10 gennaio 1991. Sette mesi dopo, venne ucciso con quattro colpi di pistola.
A uomini come lui, veri eroi civili, il ricordo di tutti noi.
Leonardo Cecchi
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