“Carissima Cicci stasera mi fucileranno non piangere troppo per me, saprò morire da soldato. Mi spiace non poterti vedere ancora una volta, ma questi sono i casi della vita. In questi mesi di montagna ho sognato tanto la vita che avremmo condotto insieme per sempre se tutto fosse finito bene…”.
Giorgio Paglia aveva ventidue anni quando scrisse queste parole alla ragazza. Erano tutti e due partigiani. Lei giovane studentessa, lui ex soldato, incontratisi e innamoratisi nel 1940. Nel 1943 avevano messo in piedi una rete clandestina con la quale salvavano bambini ebrei dalla deportazione. Poi Giorgio andò sulle montagne a fare il partigiano, lei rimase a Milano a occuparsi delle comunicazioni.
Il 17 novembre del 1944, Giorgio fu rastrellato assieme ad altri sette partigiani. Quando scoprirono che suo padre era una medaglia d’oro caduta nella Guerra d’Etiopia, gli offrirono la grazia. Non l’avrebbero fucilato. Ma quando Giorgio si accorse che si sarebbe salvato lui ma non i suoi sette compagni, rifiutò.
Lo fucilarono assieme agli altri. Ebbe solo il tempo di scrivere quelle righe alla sua fidanzata. Si sarebbero dovuti sposare dopo la guerra.
La sua storia è rimasta sconosciuta per decenni. I due si erano promessi di non raccontare niente di loro. Fino a quando Cicci, Maria Luciana Vandone, non decise di raccontarla qualche anno fa, rendendola nota.
Maria Luciana oggi non c'è più, è venuta a mancare all’età di 97 anni.
Ma in questo giorno, ricordiamo allora entrambi e il valore della loro storia e del loro eroismo.
Leonardo Cecchi
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