mercoledì 14 aprile 2021

NELL’ESTATE 1922 I FASCISTI IMPERVERSAVANO IN TUTTO IL PAESE, MA NON RIUSCIRONO AD OCCUPARE IL PAESE DI LUMELLOGNO: GLI ABITANTI, A PREZZO DI SEI MORTI, LI RESPINSERO CON PIETRE, BASTONI E FORCONI

 Potrebbe essere un'immagine raffigurante ‎attività all'aperto e ‎il seguente testo "‎LUMELLOGNO (Comune di Novara) MEDAGLIA D'ORO AL MERITO CIVILE PER I MOTI DEL 15/16 LUGLIO 1922 UD DOו0 AE‎"‎‎ 

Anche se pochi mesi dopo, con la marcia su Roma, il fascismo sarebbe salito al potere, nell’estate del 1922 non riusciva ancora ad attecchire in molte zone del Paese. Tra le aree in cui le camicie nere faticavano parecchio c’era la provincia di Novara, dove alle elezioni del 1921 socialisti e comunisti vantavano una maggioranza assoluta di consensi. Le azioni squadriste si intensificarono nella prima metà del 1922. Il nove luglio la giornata era iniziata con l’irruzione di tre individui (di cui uno armato) nel Circolo Operaio Agricolo di Casaleggio, asportò due bandiere rosse ivi presenti e poi aggredì un ragazzo con un fazzoletto rosso nel taschino. Un’ora e mezza dopo un ciclista, appartenente ad un gruppo di sette persone, sparava all’agricoltore Angelo Ridoni presso la Cascina Suppea. Ridoni, fascista convinto, era accorso armato di bastone dopo che il nipote lo aveva chiamato a seguito di un alterco, nato a causa di un nastrino tricolore, con uno dei ciclisti.
La morte di Ridoni provocò la reazione dei fascisti che fecero affluire squadristi da diverse zone e per giorni assediarono il basso e medio novarese, aggredendo chiunque gli sembrasse un “rosso” e distruggendo circoli operai, leghe contadine e sedi di partito. Il 12 luglio l'Alleanza del Lavoro di Novara, guidata dai locali vertici socialisti, promosse uno sciopero contro le violenze, ma si divise al suo interno su come reagire allo squadrismo. Conseguentemente i fascisti occupano Novara e si diressero nell'abitato di Lumellogno, zona nota per le sue simpatie socialcomuniste. Qui però le camicie nere trovano pronto l’intero paese capeggiato dal diciannovenne Gaudenzio Bigliani, leader della sezione comunista giovanile. I primi fascisti, in bicletta, furono respinti a colpi di pietre, bastoni e forconi. Fuggiti a Novara gli squadristi tornarono più numerosi e meglio armati, ma Lumellogno non cadde. Dopo una battaglia vera e propria di mezz’ora gli assalitori vennero ricacciati: lasciarono un morto sul terreno. Tra gli abitanti i morti furono sei. L’accaduto, per cui furono fermati dalle forze dell’ordine soltanto gli antifascisti, provocò nuovi scontri in tutto il novarese, che si protrassero fino al 24 luglio quando i vertici dell’Alleanza del lavoro dichiararono la cessazione dello sciopero, contro il parere di molti lavoratori. Alla fine undici persone erano morte (otto antifascisti e tre fascisti), 40 ferite. L’esperienza di Novara dimostrò tutti i limiti dei dirigenti socialisti, incapaci di comprendere che il fascismo poteva essere bloccato soltanto dalle classi subalterne e non per via istituzionale.



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