Era una delle figure più note e amate della Fraternità dei missionari di San Carlo Borromeo, comunità sacerdotale nata dal carisma di Comunione e Liberazione. Don Antonio Anastasio se n’è andato il 9 marzo a soli 59 anni all’Ospedale Niguarda di Milano dopo 45 giorni di strenua lotta contro il Covid, sempre in condizioni gravi, accompagnato ogni giorno dalla preghiera incessante di migliaia di persone in tutta Italia. Il suo ultimo incarico è stato nella parrocchia di San Carlo alla Ca’ Granda, in un quartiere molto popolare dove svolgeva il suo ministero insieme ad altri tre preti della Fraternità, anche loro colpiti dal virus. Don Antonio (per tutti «Anas») era conosciuto un po’ ovunque anche per la sua attività editoriale e musicale, come autore di poesie, racconti per adulti e bambini ma anche di canzoni. La sua è una biografia ricca e piena di esperienze e di incontri. Nato nel 1962 a Milano, dopo due anni al Conservatorio studia Filosofia in Università Cattolica laureandosi nel 1987 per poi diventare sacerdote nel 1992 nella Fraternità. Per sette anni – dal 1996 al 2003 – è vicerettore e poi rettore del Seminario della congregazione, presso il quale si era formato, partendo poi per Grosseto dove insegna filosofia all’Istituto teologico-filosofico della diocesi. La sua missione prosegue poi a Madrid dove per 10 anni è parroco di San Juan Bautista nel quartiere di Fuenlabrada. Qui fonda la «Casa de San Antonio», opera per i senza fissa dimora. Nel 2013 torna nella sua Milano, dove gli viene affidata la cappellanìa del Campus Bovisa del Politecnico. Infine, la parrocchia di periferia. Le commosse testimonianze degli amici concordano nel descrivere un prete intelligente, colto, dal cuore grande, capace di dialogare con tutti, ricco di talenti e dal cuore incredibilmente buono. Lo piange un popolo che non ha cessato di pregare per lui, e che ora gli si affida.
La lettera di Carrón: grati a Dio per avercelo dato, ora resta con noi
In
serata, il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione don
Julián Carrón si è fatto portavoce dei sentimenti di tanti in una
lettera nella quale scrive che «il dolore dello strappo per la perdita
del nostro carissimo “Anas” (don Antonio Anastasio) non può oscurare la
gratitudine a Dio per avercelo dato come compagno nella fede. Afferrato
da Cristo nell’incontro con il carisma di don Giussani – aggiunge – ha
voluto dedicare la sua vita alla missione come sacerdote della
Fraternità San Carlo, per gridare a tutti ciò che abbiamo di più caro. È
diventato così compagno di tanti – giovani e meno giovani –
testimoniando la portata di Cristo nella sua vita con un entusiasmo
contagioso».
Carrón aggiunge che «la sua testimonianza è culminata
nell’ultima tappa della sua vita con la consegna di sé a Cristo nella
sofferenza, assimilato a Lui in croce per entrare con Lui nel "regno
celesto che compie omne festo / che ’l core ha bramato" (Jacopone da
Todi). D’ora in poi non potremo più pensare ad Anas senza avere negli
occhi Pietro e Giovanni stupefatti davanti al sepolcro vuoto il mattino
di Pasqua. Morte, dov’è la tua vittoria? Per intercessione di don
Giussani – conclude Carrón – domandiamo alla Madonna di ridarcelo
misteriosamente ma realmente, per continuare ad accompagnare dal Cielo
il nostro cammino nel mondo».
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/vite-donate-a-milano-muore-di-covid-don-antonio-anastasio-della-fraternita-san-carlo
Berlusconi71
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