Storia dell’unica brigata composta da sole donne
"..Un
dirigente delle Sap – Squadre d’azione patriottica – disse a una
partigiana di stare attente a sfilare in pantaloni, perché avrebbero
rischiato di sembrare delle poco di buono. “Lei gli rispose in malo modo
– racconta Massimo Bisca – e assicurò che avrebbero cucito delle gonne
per il corteo, ma lo mise in guardia dal toccare le armi dei fascisti
che loro stesse avevano conquistato in battaglia”.
La più anziana
aveva settant’anni e usava il nome di battaglia “Nonnina”. La più
giovane ne aveva quindici ed entrambi i suoi genitori erano stati
deportati. Sui monti liguri, negli anni dell’occupazione nazifascista,
ha combattuto l’unica brigata partigiana composta da sole donne, anche
nei gradi di comando. Nell’autunno 1944 prese il nome di “brigata Alice
Noli”, in omaggio a una giovane staffetta di Campomorone,
nell’entroterra di Genova, seviziata e uccisa dalle milizie nere per
aver dato sepoltura ad alcuni tra i 147 partigiani morti nell’eccidio
della Benedicta, nell’aprile dello stesso anno.
Alice era una ragazza
piena di passioni: amava il canto e la pittura, “e spesso scendeva da
Campomorone fino al centro di Genova per ottenere un autografo dai suoi
artisti preferiti”, racconta Massimo Bisca, presidente provinciale
dell’Anpi. A 16 anni aveva cominciato a lavorare alla Brambilla, una
ditta di pelletteria nel quartiere genovese di Pontedecimo. Fece assidua
propaganda partigiana, procurò aiuti e rifornimenti e collaborò con i
Gruppi di difesa della donna, la più importante organizzazione femminile
di sostegno alla Resistenza. Nel gennaio del 1944 era entrata a far
parte della 3° brigata “Liguria”. Scoperta e catturata insieme ad altri
sei compagni, venne portata in caserma: poiché si rifiutava di fornire
informazioni, fu caricata su un camion e infine fucilata.
Nei mesi
successivi, la brigata femminile che già operava sui monti di Genova –
svolgendo una funzione di raccordo tra gli stabilimenti industriali
della Val Polcevera e i nuclei partigiani – adotta il nome di Alice. Con
l’inizio della guerra le donne avevano sostituito gli uomini in molti
luoghi di lavoro, sviluppando coscienza di genere e iniziando le prime
lotte per la parità salariale. L’8 marzo ’45 le donne della ‘Alice Noli’
distribuirono clandestinamente a Genova 20mila volantini e realizzarono
oltre 500 scritte sul selciato, per testimoniare il proprio ruolo nella
Resistenza.
Dopo la Liberazione, nel grande corteo del 1° maggio in
cui sfilarono tutte le formazioni partigiane, qualcuno non vedeva di
buon occhio la presenza della brigata femminile. Un dirigente delle Sap –
Squadre d’azione patriottica – disse a una partigiana di stare attente a
sfilare in pantaloni, perché avrebbero rischiato di sembrare delle poco
di buono. “Lei gli rispose in malo modo – racconta Massimo Bisca – e
assicurò che avrebbero cucito delle gonne per il corteo, ma lo mise in
guardia dal toccare le armi dei fascisti che loro stesse avevano
conquistato in battaglia”.
di Paolo Frosina
#padriemadridellalibertà
Padri e Madri della Libertà
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