"Mi
scopro a pensare cosa dovrebbe fare una persona in queste condizioni.
Io non riesco a fare niente, né a parlare né a piangere… Mi sento come
proiettata fuori, affacciata a una finestra, costretta a guardare
qualche cosa di orribile.
Quello accucciato alla mia destra accende
le sigarette, fa due tiri e poi le passa a quello che mi sta tra le
gambe. Si consumano presto.
Il puzzo della lana bruciata deve
disturbare i quattro: con una lametta mi tagliano il golf, davanti, per
il lungo… mi tagliano anche il reggiseno… mi tagliano anche la pelle in
superficie. Nella perizia medica misureranno ventun centimetri. Quello
che mi sta tra le gambe, in ginocchio, mi prende i seni a piene mani, le
sento gelide sopra le bruciature…
Ora… mi aprono la cerniera dei pantaloni e tutti si danno da fare per spogliarmi: una scarpa sola, una gamba sola.
Quello che mi tiene da dietro si sta eccitando, sento che si struscia contro la mia schiena.
Ora quello che mi sta tra le gambe mi entra dentro. Mi viene da vomitare.
Devo stare calma, calma.
“Muoviti,
puttana. Fammi godere”. Io mi concentro sulle parole delle canzoni; il
cuore mi si sta spaccando, non voglio uscire dalla confusione che ho.
Non voglio capire. Non capisco nessuna parola… non conosco nessuna
lingua. Altra sigaretta.
“Muoviti puttana fammi godere”.
Sono di pietra.
Ora è il turno del secondo… i suoi colpi sono ancora più decisi. Sento un gran male.
“Muoviti puttana fammi godere”.
La lametta che è servita per tagliarmi il golf mi passa più volte sulla faccia. Non sento se mi taglia o no.
“Muoviti, puttana. Fammi godere”.
Il sangue mi cola dalle guance alle orecchie.
È il turno del terzo. È orribile sentirti godere dentro, delle bestie schifose"
Il
9 marzo del 1973 Franca Rame venne caricata con la forza su una
camionetta. Cinque elementi riconducibili all'estrema destra la
picchiarono e violentarono ripetutamente. Uno stupro non "casuale".
Secondo la testimonianza di Biagio Pitarresi, esponente dell’estrema
destra milanese, lo stupro fu "ispirato" da alcuni ufficiali della
Divisione Pastrengo dei Carabinieri, il cui generale in capo Palumbo
(iscritto alla P2), reagì alla notizia con le parole “era ora”.
La
violenza fu probabilmente una punizione per le posizioni coraggiose
prese da Franca Rame e da suo marito Dario Fo negli anni precedenti a
sostegno di lotte che piacevano poco non solo ai neofascisti, ma anche a
molti elementi delle forze armate e di polizia.
Il processo finì con la prescrizione del reato.
Come
detto più volte ci auguriamo che il racconto di Franca sia diffuso da
tutti con lo stesso coraggio con il quale lei riuscì a far conoscere
questa sua terribile esperienza grazie ad un monologo teatrale dal quale
è tratto il pezzo che apre il post.
https://www.facebook.com/cannibaliere/photos/a.989651244486682/3653033758148404/
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