Travaglio contro tutti: “È Stato la mafia”, incontro al Salone del Libro
Al Salone del Libro di Torino abbiamo incontrato Marco Travaglio, che nel raccontare il suo nuovo libro "È Stato la mafia" attacca Napolitano, il Governo e i giornali. E si prende moltissimi applausi.
-Giulia Ricci- È a suo agioMarco Travaglio quando, dopo una breve presentazione dell'editoreLorenzo Fazio, inizia a parlare del suo libro "È Stato la mafia". Per cominciare, fa ridere gli spettatori chiedendo come abbiano fatto a partecipare così numerosi a questi evento dato che in uno speciale del giornale cittadino si sono dimenticati, casualmente, proprio di lui. "Gli ultimi due libri, pubblicati grazie a ChiareLettere, riguardano un sistema molto trasversale e anche molto verticale che coinvolge, come diremo, addirittura il presidente della Repubblica. Attualmente parlarne criticamente non è consentito, ma non è sempre stato così: negli anni passati si è parlato anche molto pesantemente dei presidenti, da Cossiga a Scalfaro fino a Ciampi."
Parole forti, parla addirittura di una "monarchia assoluta" nei tempi di Napolitano, visto come una divinata ineffabile che non sbaglia mai e non ha sbagliato mai. Ma Napolitano è una persona umana e tutte le persone umane sbagliano: "certamente l'infallibilità non è di questo mondo." E parte la prima frecciatina ai giornali – o meglio, gli altri giornali, che non criticano il presidente, come se si fosse "ristabilito il principio autoritario dell'ipse dixit che non dovrebbe avere cittadinanza in una democrazia." Elogi vanno a tutti gli altri paesi, dove più alto è il seggio, più forti sono le critiche: basti pensare ai trattamenti ricevuti dai presidenti degli Usa.
"Il punto di partenza, quindi, è proprio questo: il presidente della repubblica non sbaglia mai. Da qui ne discendono una serie di conseguenze raccontate nel libro È Stato la mafia". Altre risate della folla, quando parla di record di non recensioni dell'altro suo libro, "Viva il re!"
Poi si entra nel vivo, l'argomento si fa serio e le accuse pesanti. "Se qualche anno fa qualcuno ci avesse detto che combattere con la mafia trattando con la mafia era una buon ricetta, ci saremmo messi a ridere. Invece ora, per alcuni anni, si è parlato di "presunta" trattativa. Quando poi non si è riusciti più a negarla – ci sono infatti sentenze definitive che dimostrano la responsabilità dello stato nelle stragi, c'è stata una svolta, si è iniziato a dire: si lo stato ha trattato, ma l'ha fatto per il bene dei cittadini, è stato giusto." A questo punto Travaglio spiega come più lo Stato tratta, più ci sono stragi. "Perché ai tempi delle brigate rosse, si diceva che non bisognava pagare il riscatto? Perché abbiamo fatto una legge che vieta alle famiglie dei rapinatori d i pagare i riscatti? Perché più si pagano i riscatti e più l'organizzazione criminale si arricchisce e più continua." In conclusione, con questo metodo i sequestri sono praticamente scomparsi: se c'è una cosa sicura, è che cedere al ricatto rafforza le organizzazioni criminali e le incoraggia a continuare. A questo punto arriva un'altra frecciat – tutt'altro che "tra le righe" – a Napolitano: "questo è stato valido fino a quando Napolitano ha deciso che bisognasse ostacolare il processo sulla trattativa, salvare i politici suoi amici e bloccare, fino a portarli davanti alla corte costituzionale come fossero eversori, i pm di Palermo."
"Da quel momento sonò impazziti tutti": perché se "ipse dixit", bisogna adeguarsi, altrimenti si dovrebbe dire che Lui ha sbagliato, ma questo non si può dire. Spiega come ormai non solo nel centro destra, la cui nascita è consustanziale alla trattativa, ma anche nel centro sinistra si sia cominciato a dire che "la trattativa non è stata così male" – anche se queste stesse persone nella campagna elettorale parlano di "combattere la mafia". Tutto, secondo Travaglio, sarebbe nato proprio dal fatto che è intervenuto "l'uomo del colle" a dire chiaramente che quel processo "non s'ha da fare" e i pm che si erano azzardati dovevano essere puniti.
A questo punto Travaglio ringrazia i mafiosi: si, perché senza di loro non saremmo mai venuti a conoscenza della trattativa, loro "molto meno omertoso degli uomini dello stato". Da qua si collega alle esclamazioni stupite dei partiti che, tutto ad un tratto, si ritrovano tra le righe pluripregiudicati. Per quanto riguarda ciò che sta avvenendo tra Milano e Reggio Calabria, Berlusconiha detto che "Forza Italia non c'entra con gli scandali" – a quanto pare ha cambiato repertorio delle barzellette per i malati di Alzheimer. "Matacena? Non lo ricordo", è solo fondatore di Forza Italia a Reggio Calabria, è stato parlamentare con lui dal 94 al 2001, poi salvato dal carcere, condannato in via definitiva e scappato a Dubai da dove stava per raggiungere l'amico dell'Utri a Beirut con l'aiuto di Scajola. Il favoreggiamento dei latitanti é chiamato da Berlusconi: "aiutare un amico già esule a fuggire". Però lui è così, non si nasconde, secondo Travaglio il problema sono gli altri: oggi la federazione del Pd torinese ha coraggiosamente sospeso in via cautelare Greganti, tripregiudicato. Già, sospeso perché è al gabbio, peccato che due settimane fosse nelle foto di gruppo.
Travaglio, però, ci assicura: il governo sta preparando la task force anti corruzione. "Sento queste due parole da quando sono bambino". Il compito delle task forces è rubare. A questo punto il giornalista chiede agli ascoltatori se sappiano quali sono i personaggi scelti per vigilare sulla legalità degli appalti di Expo da Formigoni 4 anni fa quando (non) cominciarono i lavori? Il generale Mario Mori e il capitano Giuseppe Dedonno. Costoro nel 92 dopo la strage di capaci ebbero la pensata che per combattere Cosa Nostra,,dopo la morte di Falcone, non restava che andare a trattare con Ciancimino, perché facesse da tramite tra loro, il Ross dei carabinieri, e chi aveva messo le bombe. Poi qualcuno fece sapere a cosa nostra che Borsellino si era messo di traverso, cioè stava indagando sulla trattativa e stava rischiando di farla saltare, allora "fecero saltare Borsellino". Visto che lo stato faceva il furbo, nel 93 Cosa Nostra fece saltare un po' di monumenti, poi nacque Forza Italia esmisero di sparare. "Deve essere un genio chi ha scelto costoro per vigilare sulla legalità: abbiamo infatti visto come hanno vigilato. In questi giorni sono dispersi."
Mori è lo stesso denunciato per la mancata perquisizione della tana di Riina dopo il suo arresto, lo stesso denunciato per la mancata cattura di Provenzano. Non solo è stato assolto, ma divenne direttore del Sisde. Ora, vigilante. Un domani, forse, Presidente della Repubblica – ironizza Travaglio.
A questo punto, viene chiesto: "Perché non c'è ricambio nemmeno tra i tangentari? Perché sono i più bravi?" E la risposta è solo una, ricatto. Il ricatto nasce dal fatto che le indagini giudiziarie possono prendere solo la crosta del sistema marcio, chi viene preso viene scoperto per qualche episodio, ma mantiene il segreto su gli altri e da quel momento si lega indissolubilmente a tutti coloro che salva dai guai: se parla li rovina, se tace li salva. "Chi lo scaccia?"
E da qui Travaglio inizia ad andarci giù pesante contro l'informazione, per la mancata copertura sulla trattativa, accusando i giornalisti di scappare di fronte a nuove prove e informazioni. "Ogni servo ha il padrone che si merita" e dato che i lecca culo non cambiano idea, ma solo culo, abbiamo viste lingue trasferirsi da un culo all'altro in maniera imbarazzante. E così inizia a leggere stralci di giornale, articoli su Monti, Letta, Napolitano, torna un attimo serio spiegando come l'emergenza nella scelta del Presidente della Repubblica non c'è mai stata, ma l'emergenza da scongiurare per loro era solo l'elezione di Rodotà, indipendente da tutti, poi torna a leggere stralci, fa ridere il suo pubblico per più di mezz'ora, si prende gli applausi e alla fine, pazientemente, concede l'autografo ai fan.
Nonostante il poco amore verso i quotidiani, alla nostra domanda risponde esaustivamente: "Quali sono le sue considerazioni sulla circolare del CSM e la responsabilità di Napolitano?"
"Dunque il CSM è presieduto da Napolitano, quindi onori e oneri sono su di lui. Io credo che quella circolare sia molto pericolosa. Il problema, però, non nasce dalla circolare, ma da un legge scritta e riata, demenziale, che è l'orientamento giudiziario Mastella Castelli 2007 che ha messo il bollino di scadenza alle procure come sugli yogurt, per cui non si può lavorare per una stessa materia per più di 10 anni – quando sei diventato bravo ed esperto, ti cacciano. La criminalità è organizzata e noi no. Dato che ci sono pool organizzati che si avvalgano della competenza di magistrati importanti, si consentiva ai magistrati usciti dai pool, di gestire almeno le indagini nate quando ne facevano parte con le applicazioni dall'esterno. Ora non si può più, quindi tutte le indagini filiate da quelle della trattaiva, devono essere affidate a magistrati magari bravi ma che non hanno il background in una materia così per iniziati per cogliere lo spessore delle cose. Queste significa che non si faranno più le indagini sulla trattaiva a meno che questi inqualificabili personaggi che hanno fatto la circolare non tornino indietro."
Con la collaborazione di Gea Ceccarelli
http://www.articolotre.com/2014/05/travaglio-contro-tutti-e-stato-la-mafia-incontro-al-salone-del-libro/
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