Continuano le proteste anti-cinesi in Vietnam. 21 vittime e 700 arresti
Si allargano le proteste anti-Cina in Vietnam, innescate dalla decisione di Pechino di installare una piattaforma petrolifera in acque contestate.
Dietro le violenze, la decisione della Cina di piazzare il Primo maggio scorso una piattaforma per l'esplorazione petrolifera, seguita dall'invio di navi della marina, aerei da caccia ed elicotteri al largo della costa orientale vietnamita per pattugliare la zona. Una mossa che ha esacerbato il nazionalismo di una fetta consistente della popolazione vietnamita, che ha organizzato una serie di proteste di piazza che hanno assunto, nelle ultime ore, una deriva violenta caratterizzata da roghi e assalti.
Durante le manifestazioni di ieri, ad essere colpite sono state le fabbriche di elettronica, come la Samsung, e di articoli sportivi, come Adidas e Nike, che danno lavoro ad oltre 100mila vietnamiti.
Dallo scorso fine settimana, che ha segnato l'inizio delle proteste anti-cinesi, la polizia ha arrestato almeno 700 persone, ma sarebbero almeno 20mila i manifestanti coinvolti – a vario titolo – negli assalti alle fabbriche straniere degli ultimi giorni.
Centinaia di cittadini cinesi sono in fuga dalle violenze e dalle proteste anti-Pechino in Vietnam e hanno cercato riparo in Cambogia. Lo ha reso noto la polizia cambogiana.
In Vietnam, dove una quindicina di aziende straniere erano stata prese d'assalto e date alle fiamme martedì, gli scontri sono proseguiti anche nelle ultime ore. I vietnamiti protestano per l'intenzione di Pechino di installare una piattaforma petrolifera nelle acque delle isole di Paracel, rivendicate da entrambi i Paesi.
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