4 maggio 2014: una partita che non si poteva proprio spostare?
-Gianfranco Broun- Erano le 17.03 del 4 maggio 1949. Un aereo Fiat G212 della Ali, le Avio Linee Italiane, si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga, il monumento che domina dalle colline il capoluogo subalpino. Trentuno le vittime: tutti coloro che erano a bordo, tra i quali la squadra del Grande Torino, i dirigenti, gli accompagnatori e tre giornalisti.
Il tempo sulla metropoli piemontese era pessimo: nuvole basse, piogge e raffiche di libeccio avevano determinato una scarsa visibilità che arrivava a solo una quarantina di metri. L'aereo che stava riportando a casa la squadra del Torino, che aveva disputato un incontro amichevole contro i portoghesi del Benfica in una festa in omaggio a Francisco Ferreira, il capitano, si schiantò. Ancora non sono del tutto note le cause dell'incidente: una deriva verso dritta durante una virata o un errore dell'altimetro, bloccato sui 2.000 metri nonostante in realtà si fosse a 600. Di fatto la squadra che per cinque anni era stata campione d'Italia, una leggenda per tutto il calcio, sparì per sempre. Era la fine del mito del Grande Torino.
Una ferita ancora profonda nel cuore di ogni tifoso granata, un dispiacere per tutti gli amanti del calcio vero, quello sportivo e corretto. Una ferita che viene riaperta ogni 4 maggio, quando si celebra l'anniversario della tragedia con il popolo granata che sale sulla collina per ricordare quella perdita non solo di atleti, ma di persone. Per omaggiare una squadra che non potrà certamente essere infangata da qualche irrispettoso striscione. Un ricordo che coinvolge, tra l'altro, lo stesso Benfica, i cui tifosi, durante la partita di andata della semifinale di Europa League contro la Juventus, hanno esposto uno striscione con su scritto “4 maggio 1949: Lisboa non dimentica. Onore al grande Torino”, ma anche una delegazione della società lusitana che dovrebbe salire mercoledì a Superga in omaggio delle vittime dell'incidente.
Quest'anno le cose potrebbero essere diverse, come furono differenti già il 4 maggio del 2008, quando il Toro dovette giocare contro il Napoli. In quell'occasione, vista la sfida, i granata affrontarono e vinsero i partenopei dopo aver celebrato il triste evento il giorno precedente, il 3 di maggio. Cosa potrà succedere quest'anno è ancora incerto.
Da un lato la società, i tifosi e lo stesso sindaco di Torino Piero Fassino hanno chiesto di posticipare la partita, per permettere una celebrazione dellaricorrenza secondo le normali consuetudini: così non sarà, visto che la Lega Italiana ha sottolineato che “non è stato possibile spostare Chievo – Torino perché, purtroppo, in questa fase ogni spostamento comporta disallineamenti rispetto alle posizioni che riguardano o qualificazioni alle competizioni europee o traguardi di salvezza. Sottoposto il tema all'Assemblea, la scelta è stata quella di non modificare il calendario”.
Le soluzioni sono quindi diverse: spostare la data delle celebrazioni oppure, ipotesi che diversi apprezzano, far partecipare la squadra Primavera di Moreno Longo.
D'altronde per replicare al 'non s'ha da fare' di manzoniana memoria, potrebbe arrivare un'iniziativa della società stessa: organizzare un volo charter che possa far rientrare da Verona per tempo tutta la squadra, così da farla lo stesso partecipare alla commemorazione che potrebbe venire spostata appositamente intorno alle ore 20.30, salvando in extremis l'annuale giornata dell'orgoglio granata.
La domanda dei tifosi del Toro, ma anche degli amanti dello sport in generale, è semplice: davvero è più importante la contemporaneità di una partita invece che la commemorazione di una tragedia di questa portata?
http://www.articolotre.com/2014/04/4-maggio-2014-una-partita-che-non-si-poteva-proprio-spostare/
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