
Un
mondo che dipenda dalle fonti fossili non dobbiamo né ce lo possiamo
permettere. Pertanto tutte le nuove scoperte che favoriscano l’abbandono
dei derivati dal petrolio e del carbone hanno ampio diritto ad essere
diffuse e conosciute nella maniera più efficace possibile affinché il
processo di ricerca nel settore delle energie alternative continui a
fare i passi meritati per una definitiva sostituzione nel tempo più
breve possibile con fonti pulite. Per tali ragioni, uno studio prodotto
dall’Università Concordia, “Journal of The American Chemical Society”
appare assai interessante, se si pensa che è alla portata della scienza e
della tecnica la realizzazione di batterie a lunga durata,
biocompatibili e che sfruttano forme di energia alternativa. La ricerca
in questione pare abbia reso possibile l’estensione della durata delle
batterie grazie a speciali enzimi che possono mantenere la carica per
intervalli di tempo che variano da alcuni secondi fino ad alcune ore.
L’indagine condotta dall’equipe guidata dal professore László Kálmán,
insieme ai suoi colleghi del dipartimento di fisica, ha studiato tale
tipo di enzimi, scoperti in alcuni batteri, poiché utili per
immagazzinare l’energia solare. Il meccanismo verificato appare
relativamente semplice: la luce causa una separazione di carica
all’interno dell’enzima, facendo in modo da identificare una sezione
carica negativamente che si oppone ad una con carica di segno positivo.
Tali osservazioni pare abbiano acceso una speranza: rendere queste
batterie “ecologiche” a lunga durata, così favorendo una serie di
processi virtuosi a livello energetico e ambientale. Il docente ha,
infatti, rilevato che l’immagazzinamento del potenziale elettrico (ossia
della differenza tra carica positiva e negativa), è uno degli aspetti
sulle quali l’equipe scientifica si sta concentrando con maggiore
attenzione, tanto da far sperare di riuscire a garantire che la
separazione di carica possa durare più a lungo nel tempo.
Sostanzialmente, il procedimento si rifà alla fotosintesi, che è un tipo
di processo chimico tanto antico ma anche più evoluto di conversione
dell’energia.

La ragione per cui Kálmán e i suoi colleghi stanno approfondendo
soluzioni presenti in natura è dovuto alla circostanza che le risorse a
cui fanno riferimento sono presenti in enormi quantità, se non sono
addirittura inesauribili. Stiamo parlando di risorse come la luce
solare, l’anidride carbonica e l’acqua. Quello che i ricercatori stanno
facendo è cercare di utilizzare energia naturale per suggerire che la
strada della sostenibilità si coniuga perfettamente con l’idea di
accumulo dell’energia. Una delle possibili applicazioni in tempi non
eccessivamente lunghi dovrebbe essere il settore medicale, con
particolare riferimento alla possibilità di realizzare batterie
biocompatibili, che tra i tanti usi potrebbero essere utilizzati per il
monitoraggio delle funzioni fisiologiche del paziente nei controlli
post-operatori senza comportare problemi di rigetto. Queste batterie,
infatti, potrebbero portare notevoli miglioramenti nella tecnica, visto
che non conterrebbero assolutamente alcun tipo di sostanza metallica
tossica.Tali sorprendenti utilizzi, che apparterranno ad un futuro non
lontano, a Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico
Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore
dello “
Sportello dei Diritti”,
fanno ritenere che le batterie ad enzimi possano costituire il futuro
dell’energia rispettosa dell’ambiente e della salute umana.
“A healthy eye with full visual capacities is of no use in a dead body,” he said.
Lecce
Giovanni D’AGATA
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