Dal colpo di Stato ai farmaci generici
Siamo in guerra. Aperta. Non dichiarata. Anomala. Con suicidi per
disperazione. Quando lo fanno i militari lo chiamano colpo di Stato; quando
lo fanno le banche, lo chiamano governo tecnico.
Le attuali manovre non sono che la riconferma della concorde volontà dei partiti
di annientare il popolo italiano. Ciò in nome di un’ideologia mondiali sta che si propone
di eliminare ogni specificità nazionale per imporre ad ogni Paese la
completa sudditanza economica, il caos razziale e la disgregazione sociale.
Dopo la creazione del mostro pseudopolitico chiamato Unione Europea e dopo
l’invasione terzomondiale chiamata “immigrazione”, si è aperto il terzo
tempo della distruzione delle nazioni europee. La riduzione in miseria dei
popoli sta oggi ovunque avvenendo ad opera dei loro stessi ceti dirigenti
mediante la consegna dei loro interessi e del loro destino nelle mani
dell’usura internazionale.
False sono le ragioni addotte dal finanziere mister Monti,
della Trilateral Commission, del Bilderberg Group e di
ogni altro più celato gruppo di pressione – sia sulle cause che sui rimedi
per “risanare” il debito pubblico. Infatti la massima parte del “buco” del
debito pubblico non è dovuta alle pur delinquenziali ruberie attuate in
passato dai politici italiani, ma alla perdita della sovranità monetaria e
alle manovre speculative compiute dall’Alta Finanza.
Le Banche Centrali – Bce e Banca d’Italia comprese – non sono istituzioni
pubbliche come pensa la maggior parte dei cittadini, ma strutture private.
Senza obbligo di tutelare le politiche nazionali, nel chiuso dei loro covi
privati esse, tra l’altro, stampano segretamente, a discrezione, le
banconote, stringendo o allargando il credito secondo i loro interessi
privati.
E’ chiaro che un Sistema siffatto non può che creare un debito pubblico
sempre maggiore, richiedere il varo di “manovre” sempre più onerose e
numerose, incatenare infine in eterno i popoli alla schiavitù
dell’interesse.
E’ per far funzionare tale sistema, cioè per arricchire i grandi usurai, che
i governi europei – quello di mister Monti in prima fila, tra i miserabili
piagnistei (vedi Sua Eccellenza Fornero, docente, banchiera e ministra) e
insulti ai giovani italiani (“il posto fisso è monotono”, “sfigati”,
“mammoni”, etc.) – impoveriscono i popoli strozzandoli con tasse sempre più
pesanti. In secondo luogo capire che se al cittadino si sottraggono i soldi con tasse
ed aumenti di ogni genere, egli non potrà spenderli per “far girare l’economia” (nazionale?) e
contribuire alla “crescita” (nazionale?). Nessuna “crescita” è possibile se non si ferma l’alluvione di merci
dall’estero, tanto per dire: cinesi, prodotte con manodopera pagata un
decimo degli equivalenti europei.
Eccoci giunti al tempodelle “privatizzazioni” e delle “liberalizzazioni”. Tali termini sonoimpropri. Il primo altro non è che una svendita dei beni pubblici, arraffati
per un tozzo di pane dagli “amici degli amici”. Il secondo è improprio anche
perché evoca sensazioni positive di “libertà”.
Se per il primo si dovrebbe meglio parlare di “saccheggio”, per la
“liberalizzazione” si dovrebbe parlare di “deregolamentazione” –
“deregulescion”, nell’idioma dei manolesta - vale a dire “abolizione di
tutte quelle regole che finora sono servite a mantenere in piedi una società
civile”. Con l’abolizione delle regole e lo scatenamento del caos in ogni
settore, con l’impoverimento generale e la guerra di tutti contro tutti, i
gruppi finanziari più forti e criminali otterranno per sempre il predominio.
Come sempre è accaduto quando viene calata nel concreto l’ideologia
liberale.
Non contento di suggere il sangue degli italiani, in campo sanitario
l’Esecutivo Monti (sempre nel senso di “esecuzione”), seguace di quell’altro
bel tomo dal ghigno giocondo chiamato Romano Prodi, vorrebbe che noi medici
lasciassimo campo libero all’azione devastante delle ditte di “generici” e
al comportamento improprio dei farmacisti. A parte le lodevoli eccezionalità
professionali, questi ultimi vi affibbierebbero, infatti, i farmaci secondo
loro e per loro più convenienti.
Già cinque anni fa abbiamo espresso chiaramente la nostra opinione: già
solamente per legge, e a prescindere da furberie commerciali, i farmaci
generici non sono eguali a quelli originali.
Chiunque – governo, Asl, giornalisti e quant’altri – vi dica il contrario
sbaglia. Magari per leggerezza, magari per ignoranza, magari per interesse.
Il minimo risparmio economico col quale vi si alletta con farmaci che
“assomigliano” a quelli originali non è controbilanciato né dai rischi né
dai fastidi che potreste correre.
E quindi, a dispetto dei deliri di questo governo del caos – che ancora con
dl n.1 del 21.1.2012 art. 11/9 persiste nel disinformare sulla “uguaglianza”
dei farmaci generici (spesso neppure prodotti in Italia, ma in posti
“affidabili” come Pakistan, India, Cina e Africa) – continueremo a
prescrivere in scienza e coscienza unicamente i farmaci originali.
Con questa comunicazione non pretendiamo di risolvere alcunché dello sfacelo
in atto, e tuttavia il nostro senso di responsabilità verso di voi e verso
la comunità nazionale nella quale ancora crediamo non ci permette di restare
in silenzio. Grazie per l’attenzione e, ancor più, per la condivisione del
nostro pensiero.
Tratto da “Rinascita”, www.rinascita.eu - Giuseppe Sassi, Gianantonio Valli (la redazione non risponde di quanto sostenuto dagli autori).
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