lunedì 26 marzo 2012

OGM killer delle farfalle



Con l’ormai nota espressione Organismi Geneticamente Modificati (OGM) si intendono quegli organismi il cui genoma sia stato modificato grazie alle moderne tecniche di ingegneria genetica.
Non sono invece considerati tali, ovviamente, quegli organismi il cui patrimonio genetico venga modificato a seguito di processi naturali spontanei o, comunque, indotti dall’uomo con altre tecniche.
L’ingegneria genetica, per rendere certe colture più resistenti agli attacchi di batteri e malattie, lavora sulla modificazione delle proteine, dal momento che gli stessi geni contengono il ‘codice’ per la loro produzione: ecco, quindi, come vengono creati, ad esempio, il Mais Bt-176, resistente all’attacco della temibile farfalla Piralide, la soia GTS 40-3-2, tollerante agli erbicidi che sterminano le piante infestanti, o, ancora, la patata Amflora, modificata geneticamente per poter produrre solo amilopectina, addensante prezioso per numerose applicazioni industriali, e così via. Il tutto, con conseguenze a tutt’oggi ancora non facilmente prevedibili né tanto meno calcolabili, in primo luogo per l’uomo stesso, sottoposto a rischi concreti di sviluppo di allergie e intolleranze (noto, ormai, l’aumento vertiginoso del numero di casi di celiachia), oltre che vittima di una maggior resistenza all’effetto degli antibiotici e dell’alterazione delle caratteristiche organolettiche tipiche di un prodotto che potrebbe risultare poco gradevole all’olfatto e al palato.
Ma anche le conseguenze per l’ambiente non sono da sottovalutare: l’impiego di colture geneticamente modificate, infatti, può indurre un inquinamento ambientale incontrollabile, dal momento che, una volta introdotte nell’ambiente, esse non sono più eliminabili, poiché vanno ad integrarsi con la flora e la fauna ‘tradizionali’, grazie all’impollinazione.
Un recente studio della University del Minnesota e della Iowa State University ha infatti dimostrato come, tra il 1999 e il 2010, nello stesso arco di tempo in cui le colture OGM hanno preso piede e invaso l’agricoltura nord americana, il numero di uova delle belle e colorate Farfalle Monarca (Danaus plexippus) in tutto il Midwest sia diminuito di circa l’81%.
Un dato allarmante, se si pensa alle ragioni di questo sterminio: le grandi aziende agricole come la Monsanto, per citarne una tra le più importanti, sono riuscite a far passare gli agricoltori locali alla coltivazione intensiva di soia e mais geneticamente modificati per resistere ai diserbanti e pesticidi che, di conseguenza, sono impiegati in dosi massicce per uccidere quelle erbacce, tra cui l’euforbia, il cui polline è fondamentale per la sopravvivenza di questa meravigliosa creatura alata.
Un’idea lanciata dagli ammiratori di questa farfalla, nell’ottica di un aiuto concreto per la sua sopravvivenza, potrebbe essere, ad esempio, quella di rinfoltire la presenza di piante gradite alle farfalle impollinatrici piantandone di nuove nei pascoli, nei giardini e perfino ai bordi delle strade.
E pensare, amara ironia della sorte, che la Farfalla Monarca è stata nominata, nel 1989, “insetto nazionale” degli Stati Uniti d’America e del Canada…

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