sabato 22 giugno 2013

SOLDI SPORCHI. INDAGATO PER RICICLAGGIO IL DON CHE GESTISCE GLI IMMOBILI VATICANI

Mons. Nunzio Scaranodi Vincenzo Iurillo - Salerno -
Cinquantasei persone di fiducia, convocate a una a una per ricevere una “donazione”, un assegno da 10.000 euro, da versare nei conti di una società immobiliare salernitana.

Una volta ottenuto il titolo di credito monsignor Nunzio Scarano, 61 enne prelato di Salerno e responsabile del servizio di contabilità analitica all’Apsa, l’ufficio della Curia romana che amministra l’enorme patrimonio di beni mobili e immobili del Vaticano, avrebbe restituito al “donatore” l’equivalente in contanti. La classica operazione in nero. Perché?

Alla risposta sta lavorando la Procura di Salerno guidata da Franco Roberti, che come anticipato ieri dal quotidiano La Città in un articolo di Clemy De Maio, ha indagato per riciclaggio Scarano e i 56 firmatari degli assegni. Ipotizzando che questo meccanismo sia servito a coprire la provenienza illecita del denaro, nell’ambito di un riciclaggio ancora più ampio dei 560.000 euro di assegni rintracciati. Un giro nel quale potrebbe essere coinvolto anche lo Ior, la banca centrale vaticana.

Sentito dal sostituto procuratore titolare del fascicolo Elena Guarino, Monsignor Scarano si è difeso affermando che le somme erano di provenienza lecita ma che è stato indotto ad agire così su consiglio della sua ex commercialista. I soldi gli sarebbero serviti per estinguere una ipoteca su un suo appartamento che aveva dato in garanzia per una società immobiliare. Società di cui il Monsignore era socio e dalla quale è voluto uscire. Nel frattempo Scarano sarebbe stato sospeso dal servizio all’Apsa.

L’ INCHIESTA È AGLI INIZI, in Procura sfilano gli indagati per rendere gli interrogatori. I fatti risalirebbero al 2009, è quello l’anno in cui Scarano e i suoi presunti benefattori si sarebbero incontrati per concordare lo scambio tra gli assegni circolari e i soldi liquidi. Ai firmatari degli assegni, tutti provenienti da Salerno e provincia, il Monsignore avrebbe spiegato che servivano a ripianare i debiti di una immobiliare titolare di alcune case a Salerno, e di essere già in possesso del denaro necessario, che però non poteva versare in prima persona. Di qui la richiesta agli interlocutori di sottoscrivere l’assegno. Ora la Procura vuole chiarire se l’Apsa e lo Ior hanno avuto una parte nella vicenda, e quale. E se la società immobiliare coinvolta nell’inchiesta sia tra quelle utilizzate dall’Apsa per amministrare alcuni dei beni di loro competenza. Circostanze che potrebbero allargare il ventaglio delle indagini fino a toccare i palazzi del Vaticano.

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