sabato 15 giugno 2013

Nano capsule anti cancro: premio a due italiani, brevetto ai francesi…


Nano capsule anti cancro: premio a due italiani, brevetto ai francesi... (Luigi Cattel e Barbara Stella)

MSTERDAM – Hanno inventato delle “nano capsule” anti cancro. Nano proiettili che sono 70 volte più piccoli dei globuli rossi che compongono il sangue e hanno un rivestimento biodegradabile. Inano proiettili attaccano le cellule tumorali, ma non danneggiano i tessuti sani. Una vera e propria arma contro il cancro che è valsa il riconoscimento European Inventor Award agli italiani Luigi Cattel e Barbara Stella, alla francese Véronique Rosilio e al belga Patrick Couvreur.
Il premio è stato consegnato ad Amsterdamdall’eurocommissario al Mercato interno Michel Barnier, dal presidente dell’Ufficio Brevetti Europeo Benoit Battistelli e della principessa Beatrice d’Olanda per la categoria dedicata alla ricerca scientifica. Premiate anche le piccole imprese ad alta innovazione, con Pal Nyren, imprenditore svedese, che ha messo a punto un metodo “ultra semplificato” per sequenziare il Dna. 
Vincitori di alto livello in tutte le categorie, selezionati da scienziati e imprenditori di alto livello nelle commissioni. Ma dietro al successo di Cattel e Stella, scrive il Corriere della Sera, c’è una “consueta storia di non finanziamenti e non raccordo tra Università e impresa”, storia che da sempre getta ombre sulla ricerca in Italia. Cattel, 70 anni, racconta al Corriere della Sera:
“L’invenzione italo-francese, i nano proiettili anticancro è nata nella facoltà di Farmacia dell’Università di Torino, ma ha potuto crescere a svilupparsi soltanto grazie alla collaborazione con l’Università di Paris Sud. E soprattutto ai cinque milioni di euro del Cnrs (il Cnr francese, ndr) che hanno consentito al nostro team di brevettare l’invenzione in tutto il mondo nel 2004″
Patrick Couvreur, scienziato belga, spiega al Corriere:
“Siamo già molto avanti nella sperimentazione pre clinica, ma ci serviranno altri dieci anni per arrivare alla sperimentazione sui malati. Il metodo sarà particolarmente utile nella cura del cancro al pancreas, che è una delle principali cause di morte nel mondo sviluppato”.
Mentre Barbara Stella, ricercatrice italiana di 42 anni, aggiunge:
“Il nostro team sta lavorando per attribuire ai nano proiettili, creati per curare, anche proprietà diagnostiche”.
E il brevetto a chi andrà? L’università di Torino ha posto le basi teoriche dell’invenzione, ma i soldi li ha messi il Cnr francese. Come in ogni successo italiano, di italiano rimane così solo il nome. I brevetti vanno a chi mette i soldi, e l’Italia in questi investimenti non è mai competitiva:
“Il brevetto infatti, come dicevamo, appartiene al Cnrs, che si è assicurato il diritto di gestirlo, mentre agli inventori spettano solo le royalty, cioè il «diritto d’autore». Non molto diversa si configura la differenza tra Francia e Italia sotto il profilo industriale. «Nessun gruppo farmaceutico italiano si è dimostrato interessato a questa ricerca», dice Cattel, interesse che invece è stato manifestato dal gruppo multinazionale francese Sanofi Aventis”.
I complimenti Cattel e Stella sono d’obbligo, ma l’ennesima ricerca italiana finanziata all’estero e l’ennesima storia di cervelli costretti alla fuga per ottenere finanziamenti e riconoscimenti, lascia l’amaro in bocca per una scoperta (italiana) che promette di rivoluzionare la battaglia al cancro.

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