venerdì 21 giugno 2013

E se va in crisi anche la Cina?

02 febbraio, 2013 | Permalink 

cinaIl gigante asiatico rallenta decisamente la crescita. Il cuore pulsante dell’economia e della finanza, che ogni anno metteva in moto decine di miliardi di dollari, sembra essersi fermato, le corporation americane se ne vanno.
Per sette trimestri consecutivi la Cina ha rallentato la sua corsa: complessivamente nel 2012 è cresciuta del 7,9%, il dato più basso dal 1999, un punto e mezzo in meno rispetto al 2011 e 2,6 meno del 2010.
Negli ultimi 30 anni, mezzo miliardo di cinesi hanno abbandonato le campagne, nelle periferie agricole le condizioni di vita hanno conosciuto pochi miglioramenti.
Ma sotto il peso del malcontento generale qualcosa si sta muovendo. A seguito di pressioni da parte dei dipendenti, nel breve lasso degli ultimi due anni, gli stipendi si sono alzati mediamente del 25% e dunque gli operai cinesi non sono più così economici. Le corporation americane hanno iniziato a tornarsene a casa: Barack Obama, d’altronde, vuole riportare il lavoro in patria.
Se l’industria piange l’agricoltura non ride: i contadini infuriati e umiliati sono gli stessi ai quali dal 1980 il Partito comunista ha imposto di privarsi dell’aiuto prezioso dei figli in nome della politica di contenimento delle nascite. Secondo i dati forniti dal governo centrale le massicce campagne di sterilizzazione e gli aborti obbligati in tre decenni hanno evitato 400 milioni di nuovi bambini cinesi. L’imposizione di multe salatissime per ogni figlio successivo al primo (37 mila yuan, poco più di 4 mila euro) ha prodotto, oltre al risentimento, anche una stortura demografica che rischia di esplodere come una bomba sociale.
La politica del figlio unico ha provocato una stortura sociale, specialmente presso le popolazioni rurali. La nota preferenza per i figli di sesso maschile da adibire al lavoro agricolo (ed i conseguenti aborti nei casi in cui il nascituro sarebbe stato una bambina) in un paio di decenni ha provocato uno squilibrio nella forza lavoro cinese. Nelle campagne i giovani cinesi hanno difficoltà a trovare una moglie e di conseguenza tendono a spostarsi nelle città aggravando le tensioni nei mostruosi dormitori a 25 piani raggruppati in alveari di cemento cresciuti ai margini delle megalopoli dell’impero, ma la ricerca di una occupazione nell’industria diventa sempre meno agevole

di  Alessandro Tantuzzi



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