Cose Turche: Centinaia di Migliaia in Piazza in Difesa della Laicità dello Stato. Impariamo dagli Islamici.
La notizia non esiste sulla stampa on line italiana. Ne sono venuto a conoscenza in seguito ad una telefonata che ho fatto al nostro consolato in Turchia relativamente ad un’indagine che sto seguendo. L’unico piccolo accenno è un minuscolo trafiletto dell’Ansa.
Oggi, ad Ankara, si tiene una marcia in difesa della laicità dello stato. Un’analoga iniziativa si è tenuta, sempre ad Ankara, l’8 di aprile. Anche di questo si ha notizia solo tramite un trafiletto dell’Ansa. Da un paio di giorni, la gran parte dei treni che portano alla capitale turca non hanno più posti liberi. L’altro ieri sera, il capo di stato maggiore dell’esercito turco, ha parlato in televisione per un’ora a reti unificate. Da tenere presente che l’esercito turco è il più potente di questa parte del pianeta, probabilmente uno dei più potenti al mondo e negli ultimi anni ha fatto tre colpi di stato tre in Turchia in difesa della laicità dello stato.
Il partito di ispirazione moderatamente islamica che detiene i due terzi della maggioranza parlamentare in Turchia parla apertamente di tentativo di golpe appoggiato dalla sollevazione di piazza.
Il problema è che la carica di presidente della repubblica turca, è giunta a scadenza di settennato. A questa carica intenderebbe candidarsi Recep Erdogan, attuale primo ministro e capo del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, un partito di centro destra di moderata ispirazione religiosa. Una specie di UDC insomma. Erdogan, che non paragono a Casini per rispetto dei turchi e della Turchia (bellissima, moderna e ospitale, visitatela), deve decidere entro mercoledì e la marcia in difesa della laicità di oggi serve per fargli capire che la cosa non è gradita a chi in Turchia, tiene ancora in massimo conto le direttive di Mustafà Kemal Ataturk.
Ataturk, che per i turchi, è Garibaldi, Cavour, Mazzini, Ferruccio Parri, Giulio Cesare e Napoleone messi insieme, è l’uomo che ha europeizzato e laicizzato la Turchia islamica trasformandola in una repubblica con suffragio universale e voto alle donne negli stessi anni nei quali in Italia l’orbace fascista diventava il tessuto più di moda.
La costituzione scritta da Ataturk è rimasta inalterata fino ad oggi e la preponderante componente laica turca teme che la presidenza di Erdogan sia il primo passo per qualche modifica che dia più peso ai precetti islamici nella legislazione civile del paese. In più, la moglie di Erdogan porta il velo e questo è molto sgradito in un paese dove portare il velo in un luogo pubblico è proibito.
Nel corso del suo discorso a reti unificate, il capo di stato maggiore dell’esercito ha detto che le scelte spettano alla politica ed agli elettori, ma che secondo le forze armate, una completa aderenza alla costituzione attuale è preferibile. Cosa che detta dal rappresentante di un ente che ha fatto tre colpi di stato, più che un consiglio suona come un avvertimento.
Oggi, ad Ankara, si tiene una marcia in difesa della laicità dello stato. Un’analoga iniziativa si è tenuta, sempre ad Ankara, l’8 di aprile. Anche di questo si ha notizia solo tramite un trafiletto dell’Ansa. Da un paio di giorni, la gran parte dei treni che portano alla capitale turca non hanno più posti liberi. L’altro ieri sera, il capo di stato maggiore dell’esercito turco, ha parlato in televisione per un’ora a reti unificate. Da tenere presente che l’esercito turco è il più potente di questa parte del pianeta, probabilmente uno dei più potenti al mondo e negli ultimi anni ha fatto tre colpi di stato tre in Turchia in difesa della laicità dello stato.
Il partito di ispirazione moderatamente islamica che detiene i due terzi della maggioranza parlamentare in Turchia parla apertamente di tentativo di golpe appoggiato dalla sollevazione di piazza.
Il problema è che la carica di presidente della repubblica turca, è giunta a scadenza di settennato. A questa carica intenderebbe candidarsi Recep Erdogan, attuale primo ministro e capo del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, un partito di centro destra di moderata ispirazione religiosa. Una specie di UDC insomma. Erdogan, che non paragono a Casini per rispetto dei turchi e della Turchia (bellissima, moderna e ospitale, visitatela), deve decidere entro mercoledì e la marcia in difesa della laicità di oggi serve per fargli capire che la cosa non è gradita a chi in Turchia, tiene ancora in massimo conto le direttive di Mustafà Kemal Ataturk.
Ataturk, che per i turchi, è Garibaldi, Cavour, Mazzini, Ferruccio Parri, Giulio Cesare e Napoleone messi insieme, è l’uomo che ha europeizzato e laicizzato la Turchia islamica trasformandola in una repubblica con suffragio universale e voto alle donne negli stessi anni nei quali in Italia l’orbace fascista diventava il tessuto più di moda.
La costituzione scritta da Ataturk è rimasta inalterata fino ad oggi e la preponderante componente laica turca teme che la presidenza di Erdogan sia il primo passo per qualche modifica che dia più peso ai precetti islamici nella legislazione civile del paese. In più, la moglie di Erdogan porta il velo e questo è molto sgradito in un paese dove portare il velo in un luogo pubblico è proibito.
Nel corso del suo discorso a reti unificate, il capo di stato maggiore dell’esercito ha detto che le scelte spettano alla politica ed agli elettori, ma che secondo le forze armate, una completa aderenza alla costituzione attuale è preferibile. Cosa che detta dal rappresentante di un ente che ha fatto tre colpi di stato, più che un consiglio suona come un avvertimento.
Alla fine dell’esposizione dei fatti solo qualche osservazione:
Nella civile e moderna Italia ci chiediamo se esporre i crocifissi o no e in Turchia, posto dove si fuma e si mangia come turchi, se la moglie di un uomo politico porta il velo “pare brutto”.
Nell’occidentale Italia anche la sinistra si deve cristianizzare a mastellate mentre in Turchia se inizia un processo del genere i carri armati iniziano a scaldare i motori.
Gli stessi giornali che da mesi ci scassano i cabasisi con i family day e i vescovi in piazza, ignorano completamente quello che avviene in un paese a un’ora e mezza di aereo e che non viene ammesso in Europa anche per le sue enormi potenzialità militari ed industriali.
Quando il Papa è andato in Turchia e 38 esaltati hanno inscenato una protesta, i nostri media hanno messo su un ambaradan clamoroso. Ora che in migliaia scendono in piazza contro l’ingerenza religiosa nella vita politica dello stato, non si legge una beneamata fava.
Ci sarebbe da sperare l’esercito turco venga in trasferta a fare un colpo di stato anche qui e mandasse quelli che dicono che possiamo criticarli, come se ci volesse l’autorizzazione, in dorato esilio su un’isoletta del mediterraneo, dalla quale esercitare in massima libertà il proprio magistero, senza l’appoggio di giornali che di laico hanno solo le tette e i culi che ci ammanniscono per stroncare l’impeto virile della rivolta.
Nella civile e moderna Italia ci chiediamo se esporre i crocifissi o no e in Turchia, posto dove si fuma e si mangia come turchi, se la moglie di un uomo politico porta il velo “pare brutto”.
Nell’occidentale Italia anche la sinistra si deve cristianizzare a mastellate mentre in Turchia se inizia un processo del genere i carri armati iniziano a scaldare i motori.
Gli stessi giornali che da mesi ci scassano i cabasisi con i family day e i vescovi in piazza, ignorano completamente quello che avviene in un paese a un’ora e mezza di aereo e che non viene ammesso in Europa anche per le sue enormi potenzialità militari ed industriali.
Quando il Papa è andato in Turchia e 38 esaltati hanno inscenato una protesta, i nostri media hanno messo su un ambaradan clamoroso. Ora che in migliaia scendono in piazza contro l’ingerenza religiosa nella vita politica dello stato, non si legge una beneamata fava.
Ci sarebbe da sperare l’esercito turco venga in trasferta a fare un colpo di stato anche qui e mandasse quelli che dicono che possiamo criticarli, come se ci volesse l’autorizzazione, in dorato esilio su un’isoletta del mediterraneo, dalla quale esercitare in massima libertà il proprio magistero, senza l’appoggio di giornali che di laico hanno solo le tette e i culi che ci ammanniscono per stroncare l’impeto virile della rivolta.
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