mercoledì 19 giugno 2013

Apulia - Sovereto, la magia dell'Omphalos

Culti, miti, tradizioni che affondano le loro radici nella notte dei tempi... acqua, terra, sole... prosegue "il viaggio", nella Puglia dei misteri, dei culti e dei miti, dell'acqua e del sole

Itinerari, più o meno conosciuti... misteri, leggende, storie fantastiche ed affascinanti strettamente legate all'Apulia, la seconda regione più antica d'Italia, incontro tra Oriente ed Occidente, il tacco dello stivale, terra di tutti e nessuno, la splendida, mitica, inarrivabile terra che amò lo Stupor Mundi, il Puer Apuliae, ilPrimo Re d'ItaliaFederico II°, un uomo  fuori dal suo tempo.  Sovereto, Fraz. di Terlizzi, in provincia di Bari, un altro dei più affascinanti e misteriosi luoghi di Puglia, crocevia per i pellegrini in transito lungo l’antica via Appia verso la Terrasanta e da sempre “centrum” di antiche conoscenze e scrigno di antichi segreti templari. 

Si pensa che in quel luogo, in un'epoca molto remota, fosse praticato il culto antichissimo degli “Omphalos” (dal greco Ombelico) che si basa principalmente sull'esistenza di punti di forza sulla Terra in cui si incontrerebbero energie terrestri e divine. 


Questo concetto è riscontrabile sia nella Bibbia che in numerosissime civiltà megalitiche. Fin dal periodo protostorico il sito doveva essere ritenuto un “Omphalos”, un luogo ove, con una accezione simile all’Etemenanki biblica, il “divino” si unisce con il “terrestre” e dove non c’è confusione di lingue. Il concetto di centro sacro lo troviamo in moltissime tradizioni che tagliano trasversalmente l’intera Europa, dall'Italia alla Grecia, dalla Bretagna alla Scandinavia. Il culto viene descritto già in Pausania che narra di pietre sacre e nella stessa Genesiesso è l’idea di una proiezione in terra di un centro celeste, il “loco” ove dimorano gli dei. In Omero, per esempio, l’isola di Ogigia è detta l’ombelico del mare, è solo in questo luogo, ove umano e divino possono dialogare, che Ulisse incontra una dea, Calipso, l’elemento femminile, che lo rigenera, lo rinsavisce e finché vi rimarrà potrà esser immortale.


Da sempre il primitivo ha così cercato di indicare ai suoi simili questi mistici luoghi di culto, questi “centri sacri” con Betili e Menhir, tradizione che già ritroviamo nella Bibbia ove si narra di Giacobbe che, durante il suo viaggio “essendo giunto in un certo luogo, e volendo riposarsi dopo il tramonto del sole, prese una delle pietre che stavano per terra e, ponendola sotto la testa, dormì in quello stesso luogo. E vide in sogno una scala che poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo, e vide anche alcuni angeli che vi salivano e vi scendevano. E in cima alla scala vi era il Signore, che gli diceva : ”io sono il Signore, il dio di Abramo, tuo padre, e il dio di Isacco. La terra sulla quale ti sei coricato la darò a te e alla tua discendenza”. Alla mattina, svegliatosi dal sonno e intendendo il potere della pietra che si era posto come guanciale, Giacobbe la alzò, la piantò sulla terra a mo' di stele e sparse dell’olio sulla sua sommità e pronunciò queste parole: ”Questa pietra, che ho innalzato come tempio, sarà chiamata casa di Dio”: Bethel.

E’ così, seguendo questo mistico filo d’Arianna che approdiamo all’Ogigia pugliese, il mistico omphalos di Sovereto. Etimologicamente per diversi studiosi il suo nome sembrerebbe provenire da “Suberitum” e cioè da suber, sughero, ma intrigante è l’idea di una derivazione diversa, forse da “sovra ereto” o meglio “eretto sopra”, significato che fa pensare ad un qualcosa di importante sotto la contrada e che ci riporta nel grembo della madre terra. Del resto, già nelle campagne limitrofe troviamo i segni di antichi rituali le cui pietre sono rimaste uniche e silenti testimoni, ed ecco così che nel vicino Bosco delle vergini sono presenti ben quattro menhir allineati, un piccolo leys sicuramente molto più fitto in passato, ma che pian piano l’ignoranza popolare ha distrutto. 


Tornando alla nostra Chiesa, la leggenda vuole che nell’anno 1000 un contadino, alla ricerca di una sua pecora scomparsa dal gregge, trovasse, in una grotta, una icona della madonna e una lampada accesa. Nacque, così, il culto di S. Maria di Sovereto. Se esaminiamo attentamente la leggenda, essa nasconde echi di antichi culti pagani, i ricordi del culto della Dea Madre che riecheggiano nella mistica grotta, il ventre materno della dea, da sempre il primo luogo di culto dell’uomo primitivo e nella pecora, o meglio ancora nella capra, animale totemico della divinità, si rende essa stessa immanente nell'animale. 
Così, l’antica raffigurazione di una divinità pagana, madre e vergine, si trasformerà, con l’avvento della religione Cristiana, nella Madonna dal volto scuro, la Bruna Virgo di Sovereto, l’”eretto sopra” il ventre della sacra dea, oggi magari identificabile con lo stesso ipogeo presente al di sotto la grata presente nella chiesa. Da sempre il sito, ricco di fascino e mistero ha attratto pellegrini e cavalieri medievali, richiamati anche dai taumaturgici poteri, e diventando così importante crocevia di quel “movimento” di pellegrini e guerrieri che oggi definiremmo crociata, termine anacronistico gia che si iniziò ad usare solo verso il 200-300, e che in realtà veniva comunemente definito con “iter”, “auxilium”, “succursum” o infine “passagium”.
Gli “Ombelichi” sono rappresentati in tutto il mondo da simboli aventi eccezionali analogie fra di loro considerata la distanza: menhir, obelischi, pozzi e uno strano e misterioso simbolo. Si tratta della “triplice cinta” un complesso formato da tre quadrati concentrici e da dei segmenti che uniscono i punti mediani dei lati. Secondo la teoria dei Leys, tutti gli Omphalos sarebbero allineati secondo delle direttrici preferenziali (leys) che, seguendo delle sottili energie, formerebbero delle fitte maglie sulla Terra. 


La cosa sbalordente è che lungo queste linee di energia scorrono realmente dei fiumi sotterranei. 
Gli omphalos, comunque, non sono legati solo alla pietra, spesso essi sono rappresentati da obelischi, menhir, pozzi o da uno stranissimo simbolo, quello della triplice cinta, disegno che ritroviamo in moltissimi punti sacri e rappresentato da tre quadrati concentrici e da dei segmenti che uniscono i punti mediani dei lati. Infatti tali strutture o simboli sarebbero il mezzo stesso per indicare la presenza di un ombelico. Una spiegazione per cosa sian davvero questi centri potrebbe esser desunta dalla teoria dei leys.L’idea nacque negli anni ‘20 in Inghilterra quando Alfred Watkins scoprì che molti siti megalitici erano allineati secondo delle direttrici preferenziali, direttrici successivamente chiamate leys. Oggi si parla di una vasta rete che collega siti megalitici di tutta Europa creando una fitta maglia, una maglia di energie sottili che scorrono all’interno della terra, spesso seguendo corsi d’acqua sotterranei, e che si addenserebbero in punti particolari, appunto gli omphalos. 


albero della vita
Infatti sul posto ve ne sono ben tre, due su un lastrone adibito a panca all'esterno del santuario e uno all'interno a ridosso dell'altare. Ciò indicherebbe che si tratta di un posto “centrale” ed “energetico”. Ad avvalorare questa ipotesi vi è la presenza di altri numerosi particolari. In primis, nelle vicinanze del luogo sono stati individuati due menhir e vi sarebbe la presenza, sotto la chiesa, di un piccolo ruscello. Non a caso la Madonna era detta anche Madonna dell'Acqua dai pastori giunti a Terlizzi per la transumanza. All'interno della struttura vi è anche un disegno raffigurante un uomo che risale da una scala immersa nelle acque. Probabilmente si riferisce alla persona che nel XII sec. rinvenne il quadro della Madonna all'interno di una grotta invasa dall'acqua. A rendere il luogo ancor più misterioso vi sono le indubbie tracce lasciate dai Cavalieri Templari. Fra queste alcuni disegni all'interno del santuario raffiguranti cavalieri dalle tipiche insegne templari e una “croce patente” visibile all'esterno sulla parete dell'antico ospedale dei Pellegrini annesso alla chiesa. Forse il posto era già stato in individuato dai templari come un Omphalos e frequentato durante la loro esistenza nel corso dei secoli.
http://www.falkorossodapulia.com/2013/03/apulia-sovereto-la-magia-dellomphalos.html

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