mercoledì 12 giugno 2024

Alfredino Rampi

 


SIEDITI, CHE TI RACCONTO...💔🥀


...qualcosa di ALFREDINO RAMPI, la cui sorte 43 anni fa l'Italia intera stava seguendo con il fiato sospeso proprio in queste ore: il bimbo era caduto in un pozzo artesiano e un destino cinico e baro fece si che tutto, ma proprio TUTTO quello che poteva andare storto in quel salvataggio, andò di male in peggio.


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La sera del 10 giugno 1981 era una sera come tante altre in quell'estate che stava per cominciare e Alfredino, sei anni compiuti da poco, era a passeggio in campagna nella località di Vermicino con il papà cui, verso le 19.20, chiese di poter tornare a casa da solo un po' prima, saltellando attraverso i prati.


Il papà acconsentì ma quando giunse a casa, tre quarti d'ora dopo, scoprì che il bambino non era ancora arrivato: fu la nonna a ipotizzare per prima che il bimbo fosse caduto in un pozzo recentemente scavato lì vicino dove si stava edificando una nuova abitazione...ma il proprietario, nulla sospettando, lo aveva da pochi minuti  ricoperto con una lamiera tenuta ferma da sassi e le ricerche dei genitori, dei vicini di casa e delle forze dell'ordine che erano nel frattempo intervenute, proseguirono altrove per qualche ora.


Un agente di polizia ad un certo punto pretese di ispezionarlo ugualmente e, fatta rimuovere la lamiera, infilò la sua testa nell'imboccatura, riuscendo così a udire i flebili lamenti di Alfredino, che era caduto in quel buco largo meno di trenta centimetri e profondo oltre 80 metri: era vivo, rispondeva, parlava.

La speranza si riaccese, ma da quel momento nulla andò più per il verso giusto.


Si calò una tavoletta legata a corde, allo scopo di consentire al bimbo di aggrapparvisi o sedervisi per sollevarlo, ma la tavoletta si incastrò nel pozzo ben al di sopra di Alfredino, la corda che teneva la tavoletta si spezzò e di conseguenza il condotto ne risultò quasi completamente ostruito.


Si pensò quindi di scavare un tunnel parallelo al pozzo, da cui aprire un cunicolo orizzontale lungo 2 metri, che consentisse di penetrare nella cavità poco sotto il punto in cui si supponeva si trovasse il bambino, operazione che richiedeva molto tempo e che causò vibrazioni tali da far precipitare Alfredino ancora più giù.


Presente Pertini, che era arrivato a seguire da vicino la situazione, furono fatti numerosi tentativi di salvataggio calando diverse persone, una delle quali, Angelo Licheri, nel pomeriggio successivo, arrivò fino ad Alfredo che in quel momento era ancora vivo, a 63 metri e 20 centimetri di profondità.


Riuscì ad afferrargli le mani viscide di fango ma perse la presa, provò imbracarlo, lo tirò tenendolo sotto le ascelle ma il bimbo scivolò via, lo legò con una cinghia, ma la corda per tirarlo su si spezzò. 

Angelo fece l'impossibile, resistendo 45 minuti appeso a testa in giù contro i 25 considerati di sicurezza ma alla fine dovette desistere: risalì  e lo portarono all’ospedale dove resterà ricoverato per quasi un mese a causa di numerose escoriazioni che lo avevano scarnificato fino all’osso.


Intanto erano passate ben più di 48 ore e quando il mattino del 13 giugno verso le 6  Donato Caruso scese con delle manette per agganciare Alfredo, dovette desistere dopo tre tentativi: il bimbo continuava a scivolare via e ormai era troppo tardi.


Le telecamere furono spente e il corpo di Alfredino, congelato da una colata di azoto liquido per conservarlo, verrà recuperato soltanto l'11 luglio da una squadra di minatori.


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( taglia&cuci da Wikipedia e articoli diversi)


(WorDrops)

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