C’era
entusiasmo, quel giorno: era il 20 giugno 1973 e Juan Domingo Peron
stava tornando definitivamente nel suo Paese per partecipare alle
elezioni. C’era entusiasmo nei militanti di sinistra, anche in quelli
che avevano scelto di imbracciare le armi per combattere i militari che,
quando non governavano in prima persona il paese, ne condizionavano
comunque in maniera pesante la politica. Circa due milioni di persone
erano arrivate all’aeroporto di Ezeiza, poco distante da Buenos Aires.
Eppure
nel Partito Giustizialista di Peron vi erano elementi dalle visioni
politiche estremamente diverse. Da una parte, ad esempio, l’attuale
presidente Campora, il quale era stato eletto alcuni mesi prima con
quasi il 50% dei voti ed espressione della sinistra del partito, in
procinto di dimettersi per far partecipare alle elezioni l’ex
presidente. Dall’altra il PG si era riempito di figure ambigue e spesso
con legami più o meno chiari con ambienti militari, filofascisti e
massonici. Tra loro José Lopez Rega, ex poliziotto, iscritto anche alla
loggia P2 in Italia e in ottimi rapporti con Licio Gelli, il quale si
era fatto largo nel Partito arrivando a diventare il segretario di
Peròn. Era uno dei rappresentanti di spicco della destra del PG.
Era lui l’uomo che sarebbe stato dietro il massacro di Ezeiza.
L’operazione
sarebbe stata “l’inaugurazione” della Tripla A (Alleanza Anticomunista
Argentina), l’organizzazione che aveva come obiettivo quello di
impedire, con ogni mezzo, la presa del potere delle sinistre in
Argentina, che Rega finanziò anche con fondi pubblici. Ad Ezeiza Rega
aveva portato un gruppo variegato formato da neofascisti - tra i quali
Stefano Delle Chiaie - militari, ex poliziotti e via dicendo.
Circondarono la folla armati di fucili di precisione e iniziarono a far
fuoco, prendendo di mira soprattutto i montoneros o i militanti di
sinistra. Si contarono, ufficialmente, 13 morti e circa 350 feriti ma
ancora oggi si parla di cifre superiori alle 50 vittime. La strage segnò
la rottura definitiva tra la sinistra e Peron, che andò alle elezioni, a
settembre, con l’appoggio delle destre. Pochi anni dopo i militari,
ormai completamente padroni del Paese, presero di nuovo il potere nelle
loro mani arrestando Isabela Peron, subentrata al marito, deceduto per
cause naturali. Il ciclo di sangue iniziato ad Ezeiza continuerà per
anni interi, con decine di migliaia di persone uccise dalla dittatura
militare di Videla.
Per approfondire consigliamo “La linea del fuoco”, di Manolo Morlacchi, che racconta la storia dell’ERP e di tutti coloro che hanno combattuto prima e durante la dittatura militare. Lo trovate nel nostro catalogo seguendo il link nel primo comm
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