lunedì 15 marzo 2021

OLTRE DUE MILIONI DI PERSONE ATTENDEVANO IL RIENTRO DI PERON ALL’AEROPORTO DI EZEIZA. MA L’ALA DESTRA DEL PARTITO GIUSTIZIALISTA ASSUNSE SICARI, POLIZIOTTI E MILITARI DALLE SIMPATIE FASCISTE PER SPARARE SULLA FOLLA, CAUSANDO ALMENO 13 MORTI

 Potrebbe essere un'immagine in bianco e nero raffigurante una o più persone, persone in piedi, persone che camminano e attività all'aperto 

C’era entusiasmo, quel giorno: era il 20 giugno 1973 e Juan Domingo Peron stava tornando definitivamente nel suo Paese per partecipare alle elezioni. C’era entusiasmo nei militanti di sinistra, anche in quelli che avevano scelto di imbracciare le armi per combattere i militari che, quando non governavano in prima persona il paese, ne condizionavano comunque in maniera pesante la politica. Circa due milioni di persone erano arrivate all’aeroporto di Ezeiza, poco distante da Buenos Aires.
Eppure nel Partito Giustizialista di Peron vi erano elementi dalle visioni politiche estremamente diverse. Da una parte, ad esempio, l’attuale presidente Campora, il quale era stato eletto alcuni mesi prima con quasi il 50% dei voti ed espressione della sinistra del partito, in procinto di dimettersi per far partecipare alle elezioni l’ex presidente. Dall’altra il PG si era riempito di figure ambigue e spesso con legami più o meno chiari con ambienti militari, filofascisti e massonici. Tra loro José Lopez Rega, ex poliziotto, iscritto anche alla loggia P2 in Italia e in ottimi rapporti con Licio Gelli, il quale si era fatto largo nel Partito arrivando a diventare il segretario di Peròn. Era uno dei rappresentanti di spicco della destra del PG.
Era lui l’uomo che sarebbe stato dietro il massacro di Ezeiza.
L’operazione sarebbe stata “l’inaugurazione” della Tripla A (Alleanza Anticomunista Argentina), l’organizzazione che aveva come obiettivo quello di impedire, con ogni mezzo, la presa del potere delle sinistre in Argentina, che Rega finanziò anche con fondi pubblici. Ad Ezeiza Rega aveva portato un gruppo variegato formato da neofascisti - tra i quali Stefano Delle Chiaie - militari, ex poliziotti e via dicendo. Circondarono la folla armati di fucili di precisione e iniziarono a far fuoco, prendendo di mira soprattutto i montoneros o i militanti di sinistra. Si contarono, ufficialmente, 13 morti e circa 350 feriti ma ancora oggi si parla di cifre superiori alle 50 vittime. La strage segnò la rottura definitiva tra la sinistra e Peron, che andò alle elezioni, a settembre, con l’appoggio delle destre. Pochi anni dopo i militari, ormai completamente padroni del Paese, presero di nuovo il potere nelle loro mani arrestando Isabela Peron, subentrata al marito, deceduto per cause naturali. Il ciclo di sangue iniziato ad Ezeiza continuerà per anni interi, con decine di migliaia di persone uccise dalla dittatura militare di Videla.



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