Chi era davvero Rosie the Riveter, l'icona che prestò il volto al famoso cartello del "We can do it!"?
08 marzo 2020
"We can do it!"
Il manifesto di Rosie the Riveter, creato durante la Seconda guerra mondiale e convertitosi in un simbolo del movimento femminista 40 anni dopo il conflitto parla chiaro: "We can do it!". A esclamarlo in un fumetto è la ragazza popolarmente conosciuta come "Rosie la Rivettatrice" (Rosie the riveter). Ma chi era in realtà la donna ritratta con indosso una bandana rossa a pois bianchi? Il suo doppione di carta e inchiostro scruta lo spettatore con determinazione mentre si rimbocca la manica della camicia da lavoro per mostrare il braccio in tensione come simbolo di forza. A coronare il tutto, un accattivante sfondo giallo.
L'autore di quest'immagine iconica, J. Howard Miller, prese come modello la fotografia di una lavoratrice di una fabbrica di ricambio di pezzi di aerei. Si trattava di Naomi Parker Fraley, morta nel 2019 a 96 anni. Parker divenne, a sua insaputa, colei che ispirò il lavoro di dell'artista.
Di lei sappiamo che proveniva da una famiglia appartenente alla classe
operaia e che viveva a Alameda, in California, quando il Giappone
attaccò Pearl Harbor nel 1941, durante la Seconda guerra mondiale.
Questo causò l'entrata definitiva degli Stati Uniti in guerra e una gran
quantità di cittadini dovettero abbandonare precipitosamente la patria per dirigersi al il fronte. Di conseguenza le donne entrarono nel mercato del lavoro per far fronte alla mancanza di manodopera.
Così Naomi Parker, sua sorella e migliaia di donne statunitensi
divennero la nuova forza motrice del Paese e il cartello di J. Howard
Miller la immortalò come simbolo di questo processo. E
nonostante tutto l'immagine venne presto dimenticata. Fu solo 40 anni
dopo quando il movimento femminista scelse di utilizzarla per portare
avanti la lotta.
Madre, figlia e bambola vestite da Rosie the Riveter
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