domenica 21 febbraio 2021

Addio Naomi Parker Fraley: ispirò il manifesto femminista «We Can Do It!»

 

di Monica Coviello 

 

Si chiamava Naomi Parker Fraley, aveva 96 anni, era americana e lavorava in una fabbrica di attrezzature militari ad Alameda. Fino a un paio di anni fa, non sapeva di essere lei il volto del famoso manifesto femminista

L’eroina del poster We can do it!, la donna in abito da lavoro blu e foulard a pois, su sfondo giallo, che si rimbocca le maniche per mostrare i suoi bicipiti, è morta a 96 anni a Longview, Washington. Si chiamava Naomi Parker Fraley e, per settant’anni, non ha saputo di essere stata proprio lei a ispirare il manifesto, simbolo del femminismo, Rosie The Riveted.

Lo ha scoperto solo negli ultimi della sua vita: tutti pensavano che quel volto fiero fosse di Geraldine Hoff Doyle, una donna del Michigan sicura di essere Rosie. La ricerca della vera protagonista del manifesto è stata la sfida personale di uno studioso, James J. Kimble, professore associato di Comunicazione e Arti alla Seton Hall University nel New Jersey, e anche la storia della costruzione – e della decostruzione – di una leggenda americana, ed è durata sei anni. Per Kimble, «era diventata un’ossessione»: solo dopo lunghe indagini è arrivato alla signora Fraley, che aveva lavorato in una fabbrica di attrezzature militari ad Alameda.

Il manifesto venne esposto per un po’ di tempo negli stabilimenti della Westinghouse Electric Corporation nel 1943. Un artista di Pittsburgh, J. Howard Miller, rese i suoi colori più vividi e brillanti. Ma quel poster non era stato concepito per il pubblico: doveva servire solo a scoraggiare l’assenteismo e gli scioperi tra i dipendenti di Westinghouse in tempo di guerra.

Per decenni venne dimenticato. Poi, nei primi anni ’80, ne venne alla luce una copia, che divenne rapidamente un simbolo femminista: il nome Rosie the Riveter (che arrivava da una canzone) fu assegnato retrospettivamente a quella giovane operaia ritratta. L’immagine venne stampata ovunque: su t-shirt, tazze da caffè, poster. E attirò l’attenzione delle donne che avevano lavorato in tempo di guerra: molte si identificarono in Rosie, pensando di essere state le ispiratrici del manifesto. La più somigliante sembrava essere Geraldine Hoff Doyle: verso la fine degli anni ’90, i media l’avevano identificata come Rosie. Ma la verità non sarebbe probabilmente mai venuta fuori se non fosse stato per la curiosità di Kimble.

«Non volevo fama o soldi», ha spiegato Naomi Fraley alla rivista People, quando fu chiarito che era lei la protagonista dell’immagine iconica, «Ma era giusto avere la mia identità. Le donne di questo Paese, in quest’epoca, hanno bisogno di icone. Se pensano che io lo sia, ne sono felice».

https://www.vanityfair.it/news/storie-news/2018/01/24/e-morta-la-donna-che-ha-ispirato-il-poster-can

Costanzo71  

 

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