Lo scrittore, giornalista e filosofo francese Jean D’Ormesson, celebrato intellettuale d’oltralpe e “immortale” dell’Académie Française, è morto la scorsa notte all’età di 92 anni nella sua casa di Neuilly. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla figlia Héloise. Nato il 16 giugno 1925 a Parigi, Jean D’Ormesson - il cui nome completo è Jean Bruno Wladimir François-de-Paule Le Fèvre, conte d’Ormesson - è stato uno scrittore di fama internazionale nel campo della narrativa, della saggistica e del giornalismo. La sua opera è entrata nel 2015 nella prestigiosa Bibliothèque de la Pléiade, edita da Gallimard, una consacrazione toccata in vita a pochissimi autori.
Tra i suoi libri, tutti tradotti in italiano da Rizzoli, «La gloria dell’Impero», «A Dio piacendo», «Il romanzo dell’ebreo errante», «Dio. Vita e opere. Il romanzo della creazione del mondo», «Il vento della sera» e «Il mio ultimo pensiero sarà per voi. Una biografia sentimentale di Chateaubriand». D’Ornesson è stato il più giovane membro ad essere ammesso nell’Académie française, a 48 anni nel 1973. Dal 1974 al 1977 è stato direttore diel quotidiano «Le Figaro».
La sua recente biografia «Malgrado tutto, direi che questa vita è stata bella»
Lo scrittore è stato presidente del Consiglio internazionale della filosofia e delle scienze umane dell’Unesco e ambasciatore francese all’Onu. Il suo libro «Che cosa strana è il mondo», pubblicato in Italia nel 2011 da Barbès Editore, è diventato in Francia un autentico caso editoriale, restando per mesi nei primi cinque posti dei libri più venduti e facendo di D’Ormesson uno degli scrittori più amati dalle nuove e nuovissime generazioni di lettori. Nel 2014 D’Ormesson ha pubblicato «Un giorno me ne andrò senza aver detto tutto» (pubblicata in italiano dalle Edizioni Clichy): non è solo un romanzo ma anche un saggio, in cui entrano in scena i ricordi, quelli personali, familiari, intimi. La sua autobiografia dal titolo «Malgrado tutto, direi che questa vita è stata bella» è stata tradotta nel 2017 dall’editore Neri Pozza. Con una prosa ironica, ammiccante e fantasiosa, Jean D’Ormesson si svela al lettore attraverso un resoconto autentico e appassionante della sua vita. Un resoconto in cui i ricordi, i rimpianti e i sogni mai realizzati di un grande scrittore si fondono insieme senza nostalgia né patetismi, per offrire il ritratto a tutto tondo di un secolo e di un’intera nazione.
È stato direttore del quotidiano «Le Figaro»
Figlio di André D’Ormesson, ambasciatore di Francia, nel periodo della giovinezza il futuro scrittore trascorse vari anni in Baviera, in Romania e in Brasile. Fino alla vendita del maniero di famiglia, le sue vacanze si svolsero essenzialmente nel castello di Saint-Fargeau, che poi ha fatto da sfondo al suo romanzo «A Dio piacendo» (1974). Dopo il liceo Henri IV di Parigi, entrò all’École Normale Supérieure dove si laureò in filosofia. Nel 1950 divenne segretario generale del Consiglio internazionale della filosofia e delle scienze umane dell’Unesco, diventandone il presidente nel 1992. Dal 1952 al 1971 intraprese la carriera di giornalista scrivendo per la rivista «Diogène» della quale, divenne membro del comitato di redazione e in seguito caporedattore. A più riprese, nel frattempo, fu membro di gabinetti ministeriali e ha fatto parte delle delegazioni francesi presso numerose conferenze internazionali, compreso l’Onu. Nel 1974 divenne direttore del quotidiano «Le Figaro», lasciando l’incarico tre anni dopo per dissensi con l’editore dell’epoca, Robert Hersant.
Conobbe la fama come romanziere con «La gloria dell’Impero» (1971)
Jean d’Ormesson fu eletto alla Académie Française il 18 ottobre 1973, il più giovane di sempre. Il suo ingresso sotto la `Coupole´ rappresenta un record rimasto finora imbattuto, giacché fu chiamato a far parte degli `Immortali di Francia´ a soli 48 anni. È in particolare grazie al suo sostegno e ai suoi sforzi che nel 1980 la scrittrice Marguerite Yourcenar entrò a far parte della prestigiosa Accademia, prima donna ad essere accolta tra gli `Immortali della Francia´. Dal 30 ottobre 2009 era decano della prestigiosa e secolare istituzione. Nel 2014 è stato insignito dall’allora presidente della Repubblica francese Francois Hollande del titolo di Grand Officier de la Légion d’Honneur. Come autore, D’Ormesson conquisto la fama presso il grande pubblico con il romanzo «La gloria dell’Impero» (1971), che ottenne il Grand Prix du Roman de l’Académie Française.
Le sue ultime opere «Che cosa strana è il mondo», «Un giorno me ne andrò senza aver detto tutto», «La conversation» e «Il mio canto di speranza», tutte pubblicate in Italia da Edizioni Clichy, sono state in Francia autentici casi editoriali. Oltre a «Malgrado tutto, direi che questa vita è stata bella», nel 2016 Neri Pozza ha pubblicato «Guida degli smarriti». Nel 2016 Beat ha riproposto in italiano «A Dio piacendo», che era stato tradotto per la prima volta nel 1975 da Rizzoli e ristampato due anni dopo, sempre da Rizzoli con il sottotitolo «La saga di una grande famiglia»: narra la storia di un’antica famiglia aristocratica francese, una di quelle famiglie apparse al tempo delle crociate, con un maresciallo della fede e dell’esercito di Dio che non deve aver goduto di buona fama nei dintorni di Damasco.
https://www.lastampa.it/cultura/2017/12/05/news/e-morto-jean-d-ormesson-gigante-delle-lettere-francesi-1.34079492
LePen71
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