Un terzo del territorio è verde
Le foreste conquistano l’Italia
LA NATURA SI RIPRENDE GLI SPAZI ABBANDONATI DALL’UOMO
«Mai così tanti alberi». In 50 anni più che raddoppiati. Nel Molise in dieci anni +17%
di Leonard Berberi
(Reuters)
Sempre più verde. Tanto che, fatte le proporzioni, più di un terzo di Paese sarà coperto dai boschi. Con alcune aree, soprattutto del Sud, dove la crescita è prevista a doppia cifra. Se poi si fa un salto indietro, al secondo dopoguerra, il dato è più che raddoppiato. Insomma, il Paese «respira» meglio. Secondo i calcoli del terzo Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio (Infc) tra pochi mesi l’Italia si avvicinerà alla quota record di undici milioni di ettari di superficie forestale. Per la precisione: 10.982.013. Rispetto al 2005 - anno dell’ultimo rilevamento ufficiale - vuol dire un aumento di oltre 600 mila ettari. A livello regionale è boom, in dieci anni, in alcune aree del Mezzogiorno: al primo posto c’è il Molise, con un incremento di quasi il 17 per cento. Seguono Sicilia (+16,2), Basilicata (+11,1), Lazio (+10,5) e Calabria (+9,9). La Sardegna si conferma leader nella superficie totale con più di 1,2 milioni di ettari. Supera - anche se di poco - la Toscana, che si ferma a quota 1,19 milioni.
Le foreste assorbono l’anidride carbonica e immobilizzano grandi quantità di carbonio
Meno multe
I dati, a sentire il Corpo forestale dello Stato, sono positivi anche sotto il profilo economico. «Secondo le ultime stime, tutti questi alberi in più evitano all’Italia multe internazionali pari a circa due miliardi di euro» spiega Enrico Pompei, responsabile dell’Inventario nazionale. Il perché è presto spiegato: «Le foreste assorbono l’anidride carbonica e “immobilizzano” grandi quantità di carbonio», dice Pompei. «Questo meccanismo permette al Paese di avvicinarsi il più possibile agli obiettivi previsti dalle politiche climatiche internazionali».
È stata abbandonata l’agricoltura di collina e di montagna
I motivi
Ma come mai i boschi aumentano? Il merito è soprattutto delle persone. Anche se in modo del tutto involontario. «Gli italiani negli anni hanno abbandonato l’agricoltura di collina e montagna», continua l’esperto. «Gli alberi si sono così insinuati nelle aree che non vengono più coltivate». Lo spiega anche il divario che esiste tra Nord e Sud. Se al Settentrione il tasso di crescita della superficie forestale è relativamente modesto, lo stesso discorso non vale per il Meridione. «Le persone residenti al Sud hanno smesso di coltivare nelle aree collinari e montuose perché non è più conveniente». Mentre più su, «come in Trentino e nell’Alto Adige il tasso di abbandono umano delle aree di montagna è basso grazie a politiche che prevedono incentivi per chi resta».
Dai boschi nazionali si potrebbe ottenere energia senza ferire gli equilibri naturali
Più animali
Più alberi significa più spazio per muoversi in cattività e quindi più animali. Anche specie selvatiche. È il caso della lince a Tarvisio e in Piemonte. Dell’orso in Abruzzo e in Trentino. E del lupo che popola molte aree dal Nord-Ovest alla Calabria. Il Corpo forestale dello Stato calcola che dai boschi nazionali si potrebbe ottenere energia fino all’equivalente di 3,24 milioni di tonnellate di gasolio l’anno - pari all’1,6 per cento dei consumi energetici nazionali - «senza ferire gli equilibri» e «la biodiversità». Anche perché a oggi circa 10 milioni di impianti domestici sono alimentati a legna.
Incendi e diffusione delle malattie rappresentano i pericoli principali per la superficie forestale italiana
Più energia
«La combustione si otterrebbe così da un prodotto naturale», continua Pompei, «che si brucia sì, ma di nuovo disponibile in 20-25 anni». Il tutto con un’avvertenza: gli impianti a biomassa, per esempio, vanno sì bene, «ma la loro produzione deve tenere conto di quanto può offrire il bosco circostante». Ora il vero tema è la gestione di questo patrimonio naturale. «Incendi e diffusione delle malattie rappresentano i pericoli principali per la superficie forestale italiana», ragionano dal Corpo forestale dello Stato. «I nuovi boschi sono quelli più a rischio», dice Pompei, «perché gli alberi sono più vicini alle aree dove si muovono gli esseri umani». L’altro problema è rappresentato dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione: negli ultimi anni in Italia «sono arrivati insetti e parassiti mai visti prima e che mettono in pericolo i nostri alberi. Se non monitoriamo la situazione rischiamo di perderne migliaia, come sta succedendo in Portogallo».
http://www.corriere.it/ambiente/14_maggio_13/terzo-territorio-verde-foreste-conquistano-l-italia-0abeec5e-da77-11e3-87dc-12e8f7025c68.shtml
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