lunedì 19 maggio 2014

Le nuove piazze del sapere popolare

Da New York a Londra fino a Roma: come e perché si riscoprono le biblioteche, sempre più spazi popolari, di condivisione e partecipazione. Giovedì 29, ad esempio, nasce la biblioteca del Cinema America occupato: costo del biglietto d’ingresso, fanno sapere da Trastevere, «un libro»
Uno dei simboli più noti di Occupy Wall Street è stata la gigantesca e assai frequentata biblioteca a cielo aperto di Zuccotti Park (foto), poi smantellata. Qualche settimana dopo quelli di Occupy London autogestivano due biblioteche, alla St Paul’s Cathedral e a Finsbury Square. Ma nelle ultime settimane Londra ha visto anche l’occupazione di una biblioteca a rischio chiusura per i tagli del governo. Qualche pezzo di questo «frachising» del libro ribelle lo incontrate passeggiando per Barcellona oppure Madrid. Aprire spazi di cultura, di scambio dei saperi, di autoformazione e di prestito di libri è uno dei modi con i quali i movimenti spontanei di protesta hanno cominciato a restituire senso e beni ai cittadini. Del resto, avviene da tempo anche nel sud del mondo, ad esempio in Brasile, dove un movimento sociale, i lavoratori rurali dei Sem terra, ha le sue scuole e le sue piccole biblioteche itineranti tra le occupazioni delle terre.
Oggi la difesa, la riappropriazione e la reinvenzione delle biblioteche, almeno nei paesi del nord, sembra attirare le attenzioni di molti, come forma di resistenza alle aggressioni dell’austerità e di socializzazione. E passa anche per altre azioni creative, oltre a quelle di Occupy e degli Indignados: a New York, ad esempio, da una parte si riscopre la biblioteca condominiale e dall’altro c’è chi sperimenta la Corner Library (Cl). Ideate da un artista e portate avanti da cittadini volontari in diversi quartieri, alle Cl è possibile partecipare attraverso una tessera e la combinazione del lucchetto per aprirle. Ma se gli inglesi hanno una tradizionale attenzione alle biblioteche pubbliche, negli Stati uniti l’uso delle public libreries, osserva Antonella Agnoli in un libro molto interessante e diffuso (La piazze del sapere, Laterza), è esploso da tre/quattro anni a questa parte «perché si tratta degli unici luoghi dove chi cerca lavoro può avere a disposizione gratuitamente internet».
L’idea della biblioteca autogestita, partecipata e popolare trova echi anche a Roma. Ad esempio, tra gli spazi aperti domenica 2 dicembre insieme al mercato-non-mercato Eco.Sol.Pop, promosso dal laboratorio urbano Reset (Riconversione ecologica sociale e territoriale) e Scup nell’occupazione di via Nola 5, c’è anche la biblioteca. Giovedì 29 novembre invece nasce la biblioteca del Cinema America occupato: costo del biglietto d’ingresso, fanno sapere da Trastevere, soltanto «un libro», e come suggerisce Barbara su facebook possibilmente «emozionante». Come non essere d’accordo con Barbara, con i condomini bibliotecai d New York e con i Sem terra?

Città invisibile è un piccolo collettivo che sbircia tra i temi sociali, della decrescita e del pensiero critico. Spesso non ricorda la strada d’uscita di librerie e biblioteche.

http://comune-info.net/2012/11/le-nuove-piazze-del-sapere-popolare/

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