martedì 12 giugno 2012

Aiuto, il governo Monti ha perso la brocca

     Paolo Madron
BILANCIO DELLO STATO


Fornero attacca l'Inps per gli esodati. Passera non trova soldi per la crescita. E il premier pensa alla Rai.

 di Paolo Madron

Il ministro Fornero definisce deplorevole il fatto che l'Inps abbia rivelato il numero degli esodati. Ovvero quelli che dopo la riforma del sistema vivono in una terra di nessuno. E che è cinque volte maggiore dei 65 mila senza pensione per i quali l'esecutivo aveva provveduto alla copertura.
«Crea disagio sociale», ha sentenziato piccata la titolare del Welfare attaccando in diretta tivù i vertici dell’Inps. Come se invece la scelta di nascondere i veri numeri come polvere sotto il tappeto fosse fonte di coesione e benessere.
UN PASTICCIO INGUARDABILE. Siccome sul tema il balletto delle cifre si trascinava da tempo, e rischiava di incrinare irrimediabilmente il rapporti tra esecutivo e parti sociali, il ministro (che probabilmente conosceva bene i veri dati) aveva sperato di chiuderlo nel modo meno oneroso possibile.
La nemesi è che a guastarle la festa è stato un ente pubblico e non la Cgil antagonista. Un vero pasticcio insomma. Cui in questi giorni se ne stanno aggiungendo altri, forse troppi.
PASSERA SENZA COPERTURA. Il più macroscopico è quello intorno al decreto sulla crescita: cifre iperboliche, miliardi per stimolare la produttività, con il ministro Passera a incaponirsi e metterci la faccia, salvo poi inciampare nell'ostruzionismo del ragioniere dello Stato in nome della mancata copertura economica.
Ma parliamo della stessa struttura che ha sbagliato palesemente i conti previsionali tanto da far dire laconico al vice ministro dell'Economia che nei prima quattro mesi dell'anno mancano 3,5 miliardi di entrate?
Sì, è la stessa.
BILANCIO FUORI CONTROLLO. Per carità, sbagliare si può (anche se la cifra in questione non è certo un piccolo scostamento), ma è la valenza simbolica dell'errore che  preoccupa.  Dà l'idea di un governo che non ha sotto controllo la situazione di bilancio, e improvvisa capitoli di spesa che poi è costretto a smentire per mancanza di risorse.
La verità è che non ci sono soldi, non si possono stampare (come qualche buontempone pretenderebbe) e la spesa pubblica non solo non è stata minimamente scalfita dal governo dei tecnici, ma viaggia all'infernale ritmo di 40 mila euro al minuto ingrossando la montagna del debito pubblico.
Debito che, secondo uno studio di Citicorp, si starebbe attestando al 137% del Pil, e non al 123% come dicono le rilevazioni ufficiali.
MA LA RAI DIVENTA UNA PRIORITA’. E allora che fa un governo in questa situazione? Si butta sulla Rai, ovvero sul terreno più scivoloso sul quale ci si possa incamminare.
Piccato dai paletti con cui i partiti disseminano al sua strada, stanco delle critiche (anche internazionali) che rimarcano il suo indecisionismo, d'imperio Monti nomina il presidente e il direttore generale della tivù di Stato facendo piazza pulita degli attuali vertici.
Ora, in una situazione di emergenza come quella che il Paese sta attraversando (martedì 12 giugno lo spread si è pericolosamente riavvicinato a quota 500, quella su cui Berlusconi ci rimise la poltrona), non si capisce perché uno si dedichi a riformare la sua azienda di intrattenimento, ma se lo si fa non bisogna prestare il fianco a critiche. Invece l'esecutivo si è incartato in un braccio di ferro con i partiti ignorando, o fingendo di ignorare, che la governance della Rai assegna loro in materia una posizione di forza.
Forse c'erano questioni più importanti, e meno insidiose, su cui un governo nato sull'emergenza economica poteva più utilmente esercitarsi.

Martedì, 12 Giugno 2012

www.lettera43.it

 

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