Quella di Franco Cioni e di sua moglie è una storia di grande coraggio, dolore e umanità.
Una storia che comincia nel 2016 quando la moglie di Cioni si ammala. Per anni Franco le resta a fianco, la accudisce “con assoluta costanza e inesauribile dedizione”, da solo, senza figli né aiuti. Poi la situazione si aggrava, le sofferenze della moglie sono indicibili, senza che lo Stato le garantisca una fine dignitosa.
Allora Franco, straziato nel vedere il dolore della moglie malata terminale, la notte del 14 aprile del 2021 decide di fare quello che in un Paese civile un marito non dovrebbe essere mai costretto a fare. Per liberarla da quell’agonia, la soffoca nel sonno con un cuscino nella loro casa di Vignola, nel Modenese, dopo cinquanta, lunghissimi, anni di matrimonio.
Poi chiama i carabinieri e si auto-denuncia.
Per quell’atto estremo e dolorosissimo era stato condannato a sei anni, quattro mesi e venti giorni.
Ha scontato anche dieci mesi di carcere, prima dell’epilogo di questa storia. Il più giusto, il più dignitoso.
Due giorni fa il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concesso a Franco Cioni la grazia e l’uomo è tornato finalmente in libertà.
Le prime parole dell'uomo, una volta libero, sono state: “Ho pagato, ora lei da lassù mi ha aiutato”.
Un gesto dal significato enorme, quello del Capo dello Stato, in un Paese in cui ancora oggi non è concesso ai propri cittadini di decidere come vivere e soprattutto come morire.
Grazie Presidente.

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