martedì 30 dicembre 2025

I PEGGIORI DEL 2025

 


E’ stato un anno palesemente orrendo, anche e soprattutto per la politica italiana. In questa puntata di Identikit farò una carrellata dei peggiori dell’anno, mentre martedì prossimo darò i voti ai migliori (o ai meno peggio). Chiaramente in questa puntata avrò sin troppo materiale da analizzare, mentre tra una settimana rischierò di lasciare la pagina bianca. Ecco il peggio (politico o quasi) del 2025.


Salvini 1-. Un leader politicamente trapassato dal Papeete 2019. Non esiste più, è caricaturale e non ne becca mezza. L’unica cosa buona che ha fatto, in tutta la sua carriera, è stata farmi vendere una badilata di copie col mio libro Il Cazzaro Verde. Per questo avrà sempre il mio affetto. Grazie Matteo!


Nordio 3. Ogni volta che parla, dà sistematicamente prova di non conoscere veramente bene nulla. E questo, a suo modo, è un talento. Difficile scegliere una sola tra le sue perle, ma la mossa “Non potevo leggere tutte le carte della Corte Penale Internazionale, erano in inglese!”, resta un colpo da maestro. Che lo spritz sia con lui e con noi!


Lollobrigida 1.5. Credeva di essere insuperabile come gaffeur sprovveduto e improponibile, invece sono in tanti a contendergli il primato. Povero Lollo: non eccelle neanche in negativo. (A margine: la sua riforma sulla caccia, e più in generale il suo totale disprezzo per il mondo animale e la natura, sono eticamente intollerabili).


Tajani 1. Negli ultimi mesi è stato il Federer della bischerata. Il Nurejev della belinata. Il Caravaggio del disastro. Il suo saltello stalagmitico al ritmo di “Chi non salta comunista è!” è già nella storia. Incontenibile: tutti in piedi!


Donzelli 0.5. Parafrasando Berlusconi: è più ben pettinato che bravo. Una prece.


Vannacci 1+. Il problema non è lui, ma chi ancora lo ascolta. Considera. E peggio ancora vota (sempre meno, per fortuna. Soprattutto in Toscana).


Bandecchi sv. Se uno così fa il sindaco, vuol dire che in questo paese (non solo a Terni) siamo politicamente oltre la canna del gas. Le sue parole su Gaza sono state ripugnanti, come lo è quasi tutto quello che dice (e più ancora come lo dice). La versione da discount di Mussolini.


Bernini 3.5. Lo sbrocco ad Atreju ha forse rivelato la sua vera natura diversamente democratica. Peccato.


Delmastro 2-. Il video in cui difende la Meloni dopo il saltello napoletano contro i comunisti, è un mix difficilmente raggiungibile di nonsense, grettezza, servilismo e maleducazione. In Fratelli d’Italia lo reputano uno dei meno peggio: figuratevi gli altri.


Urso. 4-. Se fosse un comico, sarebbe fantastico: la sua capacità di generare ilarità, attraverso una lingua tutta sua e una grammatica che non segue logica alcuna, è oggettivamente prodigiosa. Solo che uno così fa il ministro. Ciao core.


Vespa 3. L’attacco a caso contro Sinner è leggenda, il nuovo nome dato ad Alcaraz (“Alvarez”) lo consegna al mito senza passare dal via. Si vola!


Meloni… Eh no, per il suo voto dovrete aspettare la prossima settimana. Forse.


Picierno 1=. Tutto quello che il Pd non deve essere, ma purtroppo invece non di rado ancora è. (Il voto è ovviamente estendibile ai Fassino, Guerini, Delrio, ecc).


Roccella 0+. La quintessenza dell’oscurantismo più cieco e feroce. L’aspetto più disturbante e sconfortante di questo governaccio. Male male male (il “+” nel voto è solo per distinguerla – in positivo – dal nome successivo).


Renzi 0. Il più grande sopravvalutato nella storia della politica italiana e il più grande trojan horse del centrosinistra. Doveva smettere nel 2016 dopo il referendum perso e oggi ha meno voti del Poro Asciugamano. Se te lo metti in casa, gli elettori scappano e la casa esplode. Resta il peggiore di tutti. Per distacco.


(Uscito una settimana fa sul Fatto Quotidiano)

Andrea Scanzi 

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