domenica 21 dicembre 2025

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La Guerra Sociale, combattuta tra il 91 e l’88 a.C., fu uno degli eventi piΓΉ drammatici della storia della Repubblica romana. Un conflitto fratricida, nato dalla ferma opposizione del Senato e degli ottimati all’estensione della cittadinanza romana agli alleati italici, i socii, che da secoli combattevano al fianco di Roma senza godere dei suoi diritti politici.


Tra queste popolazioni si distinsero i Marsi, popolo fiero e profondamente legato alla tradizione militare, che per generazioni aveva fornito alle legioni romane soldati valorosi e disciplinati. Furono proprio loro a porsi alla guida della rivolta nel fronte settentrionale, tanto che il conflitto fu inizialmente ricordato anche come “Guerra Marsica”. Al loro fianco si schierarono Peligni, Vestini e Marrucini, comunitΓ  che avevano dimostrato la loro lealtΓ  in momenti cruciali della storia romana, dalle guerre sannitiche a quelle pirriche.


La scintilla della ribellione si accese nell’autunno del 91 a.C., con l’assassinio di Marco Livio Druso, il tribuno della plebe che aveva tentato di riaprire il progetto di concessione della cittadinanza agli Italici. Con la sua morte, le popolazioni alleate compresero che ogni via legale era ormai sbarrata e che Roma non era disposta a rinunciare ai propri privilegi.


I Marsi furono i primi a sollevarsi apertamente, guidati da Quinto Poppedio Silone, amico personale di Druso e figura carismatica della rivolta. Insieme a Gaio Papio Mutilo, capo dei Sanniti, Silone venne eletto console della nuova confederazione italica, che si organizzΓ² rapidamente sul modello romano. Corfinium divenne la capitale, ribattezzata simbolicamente Italica, sede di un Senato di cinquecento membri e di un collegio consolare: un chiaro segno della volontΓ  degli Italici di rivendicare diritti, non di distruggere Roma.


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L’esercito italico, forte di circa 121.000 uomini, si rivelΓ² inizialmente all’altezza di quello romano, infliggendo perdite gravissime soprattutto nel 90 a.C.. I Marsi e i loro alleati ottennero successi significativi contro le legioni dei consoli Publio Rutilio Lupo e Lucio Giulio Cesare, fino alla morte in battaglia dello stesso Rutilio Lupo.


Sotto questa pressione militare, Roma fu costretta a un ripensamento politico. La Lex Iulia del 90 a.C. e la Lex Plautia Papiria dell’89 a.C. estesero progressivamente la cittadinanza, con l’obiettivo di spezzare la coesione della rivolta. Nel frattempo, grazie alle capacitΓ  di comandanti come Gneo Pompeo Strabone e Lucio Cornelio Silla, la situazione militare volse a favore di Roma. Il fronte settentrionale crollΓ² con la morte di Poppedio Silone e la caduta di Asculum.


Nonostante la sconfitta militare, la Guerra Sociale si concluse con una vittoria politica degli Italici: l’integrazione delle popolazioni della penisola segnΓ² un passaggio decisivo, superando i confini dell’Urbe e ponendo le basi di una nuova unitΓ  italica.


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