IL LATO OSCURO DEL PALLONE - UN CARDINALE SPONSOR DEL BOLOGNA E DUE ANZIANE SORELLE PROPRIETARIE DEL CHIEVO - VIPERETTA NON HA NEMMENO UN’AZIONE DELLA SAMP: IL CLUB È DELLA FIGLIA VANESSA - L’INCHIESTA DIRITTI TV E IL RUOLO DI INFRONT
Mario Gerevini per il “Corriere della Sera”
Dai club quotati in Borsa alle società appena
arrivate dalla serie B: ecco un’analisi approfondita (in due puntate) su
tutte le proprietà delle venti società della serie A. Con alcune
sorprese, molte curiosità e qualche punto interrogativo. Prima tappa.
Due anziane sorelle sono proprietarie di un club di calcio di serie A.
Un dipendente delle Ferrovie quest’estate ha rilevato il 45% di un’altra
squadra di A. Il cardinale sponsor. I 111 soci del Milan. I prestanome,
le coperture societarie all’estero. E i club campioni di trasparenza.
Andiamo a vedere fino in fondo «chi controlla e come» le 20 società di
serie A.
Juventus, Lazio, Roma
Sono i tre club quotati in Borsa. Dunque con alti standard di
trasparenza e comunicazione. A Torino la famiglia Agnelli governa
tramite la holding quotata Exor che ha il 64% della Juve. Nick Train e
Michael Lindsell, due londinesi gestori di fondi, hanno fatto insistenti
acquisti in Borsa tanto da portarsi nella City il 5%, diventando i
secondi soci.
La proprietà della Roma (78%) è invece di due società
del Delaware, paradiso fiscale nel cuore degli Usa. Non sono
giuridicamente di James Pallotta ma il numero uno della Roma ne è il
dominus. La Lazio ha il 34% flottante in Borsa ma il resto è nelle
immobiliari e società di pulizia di Claudio Lotito.
Chievo
No n si discute: il Chievo è un fenomeno (duraturo) di lungimirante
gestione e Luca Campedelli ne è l’artefice. Tutti ritengono che il
Chievo sia suo attraverso la Paluani di cui, a leggere le cronache e
anche Wikipedia, lui è «il maggiore azionista». In realtà le «padrone»
della Paluani, e quindi del Chievo, con un’ampia maggioranza, sono le
sorelle Maria Adua (79 anni) e Berta Cardi (84). Cioè mamma e zia di
Campedelli che dunque deve farsi approvare i bilanci da loro. Non solo:
un’anziana e sconosciuta signora di Nogara (Vr), Giovanna Veronesi (78
anni), ha in mano un altro 16% della squadra.
Atalanta
A Bergamo Antonio Percassi, ex difensore nerazzurro anni 70, custodisce
l’80% dell’Atalanta (il resto è suddiviso tra 150 soci) nella holding
Odissea, insieme alla catena di prodotti cosmetici Kiko (653 negozi per
430 milioni di fatturato) che porta ricchi dividendi.
Milan
Silvio Berlusconi controlla il Milan al 99,93% tramite la Fininvest.
Tutto noto tranne che in quello 0,07% sono compresi ben 111 soci, dal
giornalista Carlo Pellegatti all’ex n°1 dell’Eni Paolo Scaroni. Furono
azioni distribuite come optional degli abbonamenti vip ai tempi della
presidenza di Giussy Farina.
Frosinone
Qui siamo agli antipodi. Un piccolo club con budget limitato che compete
al massimo livello. Il maggiore azionista, l’imprenditore Maurizio
Stirpe (Prima spa, 2.200 dipendenti, componentistica per auto e moto) è
affiancato da un gruppo di manager della sua azienda, anch’essi soci
rilevanti del Frosinone. A luglio il 45% del club messo in vendita da
Arnaldo Zeppieri è stato acquistato da Vittorio Ficchi, presidente del
Basket Ferentino (A2).
barbara e maurizio stirpe con aurelio regina
«Manager e imprenditore», riportavano le cronache ma
in sostanza, sfrondato dell’auto marketing, dipendente delle Ferrovie.
Ha firmato assegni per 2,4 milioni. La Banca Popolare del Frusinate l’ha
finanziato. «E io — dice — ho dato in pegno i risparmi di famiglia ma
spero con il marketing di far fronte ai debiti e rientrare
dell’investimento». Intanto a dar retta al sito del club e a quello
della Lega, Ficchi è uno dei due vicepresidenti del Frosinone, con
Stirpe presidente. Ma è «per bellezza» perché nella realtà il Frosinone
ha un unico amministratore, Maurizio Stirpe.
Bologna
Joe &Joey hanno divorziato. Tacopina è fuori, il canadese Saputo,
figlio di un industriale dei formaggi da 7,3 miliardi di fatturato,
comanda da solo. Ma ancora non è chiaro qual è la porta d’ingresso dei
suoi soldi. Il Bologna fa capo alla lussemburghese Bfc 1909 Lux che è
totalmente controllata dalla connazionale Fastpad, costituita da un
gruppo di avvocati. Saputo dove è entrato? Il Bologna intanto langue in
fondo alla classifica. E la Faac (cancelli automatici), il main sponsor
di proprietà dell’arcidiocesi guidata dal cardinale Carlo Caffarra,
prega per una rapida risalita.
Sampdoria
Massimo Ferrero canta, balla, dichiara, commenta e comanda. La Samp è il
suo palcoscenico. Però a essere pignoli, Ferrero senior non ha nemmeno
un’azione. La Samp è della figlia Vanessa.
Verona
È davvero Maurizio Setti il proprietario del Verona? Il club è
controllato al 100% dalla HV7 di Carpi che finanzia la squadra con un
prestito da 14 milioni (in parte restituito) al tasso del 6%. HV7 si è
indebitata a sua volta, al 5,5%, con la controllante lussemburghese
Falco Investments.
E la Falco ha raccolto i soldi piazzando un prestito
obbligazionario da 20 milioni (il vero polmone finanziario
dell’operazione Verona) a ignoti sottoscrittori. Sopra la Falco c’è
un’altra holding, la Seven e infine, in cima alla catena, una
fiduciaria, la Argos, che copre qualcuno. Dov’è Setti? E se è il
proprietario, perché questa costruzione così «carbonara»?
2. L’INCHIESTA DIRITTI TV: UNA MATRIOSKA CON TRE FILONI
Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per il “Corriere dellaSera”
È un’inchiesta giudiziaria ma somiglia a una
matrioska di almeno tre filoni il fascicolo «a carico di Baroni Andrea
più altri» emerso venerdì scorso dalle nebbie del segreto istruttorio
con l’arresto in Svizzera per riciclaggio proprio di questo fiscalista
della Tax and Finance di Lugano.
Tanto che solo poco a poco si comincia a mettere a fuoco ad esempio che, per la parte di fascicolo che a carico di alcuni degli indagati ipotizza il già noto reato di «ostacolo all’attività dell’autorità di vigilanza», l’autorità in ipotesi ingannata sarebbe la Covisoc, cioè la Commissione per la vigilanza e il controllo delle società di calcio, e non l’Antitrust garante della concorrenza, che pure in maggio, con riferimento alla gara per la vendita dei diritti tv del calcio di serie A e B, aveva avviato accertamenti su eventuali condotte potenzialmente restrittive della concorrenza concordate fra gli operatori Sky, Mediaset, Lega Calcio e Infront Italy, l’advisor di Lega Calcio.
Infatti, nella propria indagine sui rapporti tra
uomini o strutture riferibili a Tax and Finance e uomini o strutture
riferibili a Infront (che dice di non aver «mai intrattenuto alcun
rapporto con la Tax and Finance»), la Procura milanese ipotizza che
siano state utilizzate complicate operazioni finanziarie all’estero per
fare il maquillage ai sofferenti bilanci di qualche squadra di calcio di
serie A, che altrimenti avrebbe avuto problemi a farli rientrare nei
parametri pretesi dalla Covisoc per dare l’ok per l’ammissione ai
campionati. Ieri, ad esempio, il Sole 24 Ore ha segnalato due operazioni
di abbattimento dei debiti di Bari e Genova.
philippe blatter e marco bogarelli
L’asta per i diritti tv per il campionato in corso e per quelli dei prossimi due anni, invece, è l’oggetto vero e proprio dell’altro filone di indagine per «turbativa d’asta» e «turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente». In questo caso, stando a quanto riportato nelle motivazioni delle richieste di documenti, l’ipotesi è che la Infront di Marco Bogarelli, insieme ai dirigenti di Rti (gruppo Mediaset) Marco Giordani e Giorgio Giovetti, «abbia turbato il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto dei bandi», e «il corretto e imparziale svolgimento delle gare», per «condizionare le modalità di scelta, violando i canoni di trasparenza e leale concorrenza».
La commercializzazione all’estero di questi diritti tv è stata poi affidata dalla Lega Calcio alla società di un’altra delle persone che sono state oggetto di perquisizione in questi giorni, e cioè alla Mp &Silva Group di Riccardo Silva, più noto ai tifosi per esser stato fra i fondatori del canale tematico rossonero Milan Channel con Bogarelli e Andrea Locatelli (altro consigliere di amministrazione di Infront pure indagato come Giuseppe Ciocchetti).
Per ora col cerino in mano più di tutti rimane
Baroni. Il quale — non per le vicende dei diritti tv o dei bilanci delle
squadre di A, né tantomeno per la trattativa sul Milan del magnate
asiatico Bee Thaechaubol, al quale la Tax and Finance sta fornendo
consulenza — è finito venerdì a San Vittore per la parte sinora più
concreta e matura dell’inchiesta: le operazioni di impiego di capitali
contestate come «associazione a delinquere» finalizzata al «riciclaggio»
di denaro di provenienza illecita, soprattutto da evasione fiscale, di
imprenditori italiani poco noti, ma molto ricchi.








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